Along the Via Flaminia/Emilia – which connected Rome with Bologna and the rest of Europe – one of the most dangerous river crossings was the so-called «Passo di San Vito», located between the villages of Santarcangelo di Romagna and Savignano. Here, a ruined Roman bridge had been replaced by provisional wooden structures which, however, often collapsed during the Uso (Rubicon) river floods. Fortunately, a stone bridge further north commonly served as a valid alternative. When in 1754 this last bridge was compromised by a swelling of the river, a dispute arose between the nearby cities. In fact, repairing the stone bridge near Santarcangelo had its convenience, but it would have been better to build a new bridge along the consular road, restoring the traditional and faster route. Papal officials and expert technicians took part in the discussion, including the architect Giovan Francesco Buonamici (1692-1758). His approach to the recovery of pre-existent Roman bridge showed traits of absolute innovation: a foretaste of modernity and a clear image of that time’s consideration for historical memory.

Lungo il percorso della via Flaminia/Emilia – congiungente Roma con Bologna e il resto d’Europa fin dall’antichità – uno dei nodi più sensibili era il cosiddetto «Passo di San Vito», posto fra le comu-nità di Santarcangelo di Romagna e Savignano. Qui, un ponte di memoria romana diroccatosi nel cor-so dei secoli era stato infatti sostituito da provvisionali strutture lignee le quali, tuttavia, accadeva spes-so che crollassero durante le piene del fiume Uso, altresì noto come Rubicone. Fortunatamente, più a settentrione si ergeva un ulteriore passaggio in blocchi di pietra che, all’occorrenza, fungeva da alternativa. Allorché però pure questo guado venne compromesso da un ri-gonfiamento del corso d’acqua al principio del 1754, si aprì una vertenza fra le varie località della zo-na. D’altra parte, se riparare il ponte di pietra aveva la sua convenienza economica, forse meglio sa-rebbe stato costruire un nuovo manufatto lungo la consolare, ripristinando il tracciato tradizionale e di più rapida percorrenza. Su questo dilemma si aprì il dibattito, a cui presero parte funzionari pontifici e tecnici esperti. E, fra questi, comparve anche il «cavalier dello Speron d’oro» e Accademico Clementi-no Giovan Francesco Buonamici (1692-1758), il cui approccio al recupero della preesistenza mostrò tratti di assoluta innovatività, preludio della modernità e immagine della considerazione che allora si aveva per la memoria storica.

Il riattamento settecentesco dell’antico ponte «al Fiume Rubicone volgarmente chiamato Uso» / Benincampi, Iacopo. - In: QUADERNI DELL’ISTITUTO DI STORIA DELL’ARCHITETTURA. - ISSN 0485-4152. - n.s., 79-80(2024), pp. 549-558. [10.48255/2532-4470.QUISA.79-80.2024.42]

Il riattamento settecentesco dell’antico ponte «al Fiume Rubicone volgarmente chiamato Uso»

Iacopo Benincampi
2024

Abstract

Along the Via Flaminia/Emilia – which connected Rome with Bologna and the rest of Europe – one of the most dangerous river crossings was the so-called «Passo di San Vito», located between the villages of Santarcangelo di Romagna and Savignano. Here, a ruined Roman bridge had been replaced by provisional wooden structures which, however, often collapsed during the Uso (Rubicon) river floods. Fortunately, a stone bridge further north commonly served as a valid alternative. When in 1754 this last bridge was compromised by a swelling of the river, a dispute arose between the nearby cities. In fact, repairing the stone bridge near Santarcangelo had its convenience, but it would have been better to build a new bridge along the consular road, restoring the traditional and faster route. Papal officials and expert technicians took part in the discussion, including the architect Giovan Francesco Buonamici (1692-1758). His approach to the recovery of pre-existent Roman bridge showed traits of absolute innovation: a foretaste of modernity and a clear image of that time’s consideration for historical memory.
2024
Lungo il percorso della via Flaminia/Emilia – congiungente Roma con Bologna e il resto d’Europa fin dall’antichità – uno dei nodi più sensibili era il cosiddetto «Passo di San Vito», posto fra le comu-nità di Santarcangelo di Romagna e Savignano. Qui, un ponte di memoria romana diroccatosi nel cor-so dei secoli era stato infatti sostituito da provvisionali strutture lignee le quali, tuttavia, accadeva spes-so che crollassero durante le piene del fiume Uso, altresì noto come Rubicone. Fortunatamente, più a settentrione si ergeva un ulteriore passaggio in blocchi di pietra che, all’occorrenza, fungeva da alternativa. Allorché però pure questo guado venne compromesso da un ri-gonfiamento del corso d’acqua al principio del 1754, si aprì una vertenza fra le varie località della zo-na. D’altra parte, se riparare il ponte di pietra aveva la sua convenienza economica, forse meglio sa-rebbe stato costruire un nuovo manufatto lungo la consolare, ripristinando il tracciato tradizionale e di più rapida percorrenza. Su questo dilemma si aprì il dibattito, a cui presero parte funzionari pontifici e tecnici esperti. E, fra questi, comparve anche il «cavalier dello Speron d’oro» e Accademico Clementi-no Giovan Francesco Buonamici (1692-1758), il cui approccio al recupero della preesistenza mostrò tratti di assoluta innovatività, preludio della modernità e immagine della considerazione che allora si aveva per la memoria storica.
Via Flaminia/Emilia; Architettura; Settecento; Romagna; Giovan Francesco Buonamici
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Il riattamento settecentesco dell’antico ponte «al Fiume Rubicone volgarmente chiamato Uso» / Benincampi, Iacopo. - In: QUADERNI DELL’ISTITUTO DI STORIA DELL’ARCHITETTURA. - ISSN 0485-4152. - n.s., 79-80(2024), pp. 549-558. [10.48255/2532-4470.QUISA.79-80.2024.42]
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1736165
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