Dopo ampia premessa sul contesto storico dottrinario (353-364), si riprende in esame il caso della controversia tra Ilario di Poitiers e Aussenzio di Milano, datata qualche anno dopo il concilio di Parigi del 361, come esempio del persistente equivoco che, anche in terra latina, continuò a prodursi intorno all’homoousios, dopo che quell’assise conciliare ne ebbe pienamente riabilitato l’uso; equivoco del resto esasperato dal confronto con un presule di formazione orientale come Aussenzio. La questione è risolta in un esame linguistico lessicale. Il caso esaminato è rappresentativo del valore che il Simbolo niceno rivestì per gli autori latini in un momento in cui la sua fortuna ci è ancora poco nota, nei primi anni Sessanta del IV secolo. La controversia in oggetto suggerisce che l’intuizione del suo significato teologico profondo fu acquisto lento, maturato tra flussi e reflussi, momenti di slancio verso l’unità episcopale e fasi di notevole regressione. Nonostante i progressi che, come testimonia la sinodale parigina, il pensiero occidentale aveva compiuto a contatto con l’Oriente, ancora a qualche anno di distanza da Parigi (361) sull’interpretazione dell’homoousios si faceva sentire il peso di una durevole incomprensione linguistico-culturale, che portò il confronto tra Ilario e Aussenzio ad arenarsi su un equivoco insolubile.
Ilario e Aussenzio: incomprensioni sul Simbolo / Vella, Roberto. - (2025), pp. 45-56. (Intervento presentato al convegno Il Simbolo nella tradizione antica e nella ricezione moderna tenutosi a Foggia, Italia. Dipartimento di Studi Umanistici e Scienze Sociali).
Ilario e Aussenzio: incomprensioni sul Simbolo
ROBERTO VELLA
2025
Abstract
Dopo ampia premessa sul contesto storico dottrinario (353-364), si riprende in esame il caso della controversia tra Ilario di Poitiers e Aussenzio di Milano, datata qualche anno dopo il concilio di Parigi del 361, come esempio del persistente equivoco che, anche in terra latina, continuò a prodursi intorno all’homoousios, dopo che quell’assise conciliare ne ebbe pienamente riabilitato l’uso; equivoco del resto esasperato dal confronto con un presule di formazione orientale come Aussenzio. La questione è risolta in un esame linguistico lessicale. Il caso esaminato è rappresentativo del valore che il Simbolo niceno rivestì per gli autori latini in un momento in cui la sua fortuna ci è ancora poco nota, nei primi anni Sessanta del IV secolo. La controversia in oggetto suggerisce che l’intuizione del suo significato teologico profondo fu acquisto lento, maturato tra flussi e reflussi, momenti di slancio verso l’unità episcopale e fasi di notevole regressione. Nonostante i progressi che, come testimonia la sinodale parigina, il pensiero occidentale aveva compiuto a contatto con l’Oriente, ancora a qualche anno di distanza da Parigi (361) sull’interpretazione dell’homoousios si faceva sentire il peso di una durevole incomprensione linguistico-culturale, che portò il confronto tra Ilario e Aussenzio ad arenarsi su un equivoco insolubile.| File | Dimensione | Formato | |
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