The article explores Andrea Cosentino’s unique theatrical experience, outlined through the analysis of his stage practice, formative journey and a testimony presented in the essay. Cosentino, whose work is often mistakenly associated with narrative theatre, proposes a theatrical approach that transcends this categorization, instead embodying an «anti-solo tradition» akin to that of Italian comic actors of the 20th century (Pasqualicchio, 2006). Distinguishing itself from narrative theatre, his work is particularly notable for a compositional process that unfolds directly on stage, in a performative act that aims not to convey predetermined content but to exist and operate within the core of the theatrical relationship. This «theatre that leaves no text» is the result of a heterogeneous training path and self-education that prioritizes orality, improvisation, and clown comedy – key elements of his poetics. Following the tradition of the actor-author, Cosentino challenges theatrical conventions to explore a «premeditation of emptiness» (Cosentino, 2022), where the human relationship with the audience becomes central and indispensable.

L’articolo esplora la particolare concezione teatrale di Andrea Cosentino, delineata attraverso l’analisi della sua pratica scenica, del suo percorso formativo e della testimonianza qui rielaborata. Cosentino, la cui arte è spesso erroneamente associata al teatro di narrazione, propone un’idea di teatro che sfugge a questa categorizzazione, caratterizzandosi invece per una «antitradizione solistica», assimilabile a quella degli attori comici del Novecento italiano (Pasqualicchio, 2006). Dal teatro di narrazione, il suo lavoro si distingue soprattutto per un processo compositivo che si costruisce direttamente sulla scena, in un atto performativo che non si prefigge di trasmettere contenuti prestabiliti, ma di esistere e agire nel cuore della relazione teatrale. Questo «teatro che non fa testo» è frutto di un percorso formativo eterogeneo e di un’autoformazione che privilegia l’oralità, l’improvvisazione e la comicità clown, elementi cardine della sua poetica. Cosentino, seguendo la tradizione dell’attore-autore, sfida le convenzioni teatrali per esplorare una «premeditazione del vuoto» (Cosentino, 2022) in cui la relazione umana con il pubblico diviene centrale e imprescindibile.

Sentire il pubblico. Il teatro che non fa testo di Andrea Cosentino / Carponi, Cecilia. - In: BIBLIOTECA TEATRALE. - ISSN 0045-1959. - 140:luglio-dicembre 2023(2024), pp. 3-30.

Sentire il pubblico. Il teatro che non fa testo di Andrea Cosentino

Cecilia Carponi
2024

Abstract

The article explores Andrea Cosentino’s unique theatrical experience, outlined through the analysis of his stage practice, formative journey and a testimony presented in the essay. Cosentino, whose work is often mistakenly associated with narrative theatre, proposes a theatrical approach that transcends this categorization, instead embodying an «anti-solo tradition» akin to that of Italian comic actors of the 20th century (Pasqualicchio, 2006). Distinguishing itself from narrative theatre, his work is particularly notable for a compositional process that unfolds directly on stage, in a performative act that aims not to convey predetermined content but to exist and operate within the core of the theatrical relationship. This «theatre that leaves no text» is the result of a heterogeneous training path and self-education that prioritizes orality, improvisation, and clown comedy – key elements of his poetics. Following the tradition of the actor-author, Cosentino challenges theatrical conventions to explore a «premeditation of emptiness» (Cosentino, 2022), where the human relationship with the audience becomes central and indispensable.
2024
L’articolo esplora la particolare concezione teatrale di Andrea Cosentino, delineata attraverso l’analisi della sua pratica scenica, del suo percorso formativo e della testimonianza qui rielaborata. Cosentino, la cui arte è spesso erroneamente associata al teatro di narrazione, propone un’idea di teatro che sfugge a questa categorizzazione, caratterizzandosi invece per una «antitradizione solistica», assimilabile a quella degli attori comici del Novecento italiano (Pasqualicchio, 2006). Dal teatro di narrazione, il suo lavoro si distingue soprattutto per un processo compositivo che si costruisce direttamente sulla scena, in un atto performativo che non si prefigge di trasmettere contenuti prestabiliti, ma di esistere e agire nel cuore della relazione teatrale. Questo «teatro che non fa testo» è frutto di un percorso formativo eterogeneo e di un’autoformazione che privilegia l’oralità, l’improvvisazione e la comicità clown, elementi cardine della sua poetica. Cosentino, seguendo la tradizione dell’attore-autore, sfida le convenzioni teatrali per esplorare una «premeditazione del vuoto» (Cosentino, 2022) in cui la relazione umana con il pubblico diviene centrale e imprescindibile.
attore-autore; teatro contemporaneo; formazione dell'attore; trasmissione dei saperi performativi
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Sentire il pubblico. Il teatro che non fa testo di Andrea Cosentino / Carponi, Cecilia. - In: BIBLIOTECA TEATRALE. - ISSN 0045-1959. - 140:luglio-dicembre 2023(2024), pp. 3-30.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1735997
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