Difendere Eva nel Quattrocento: le soluzioni di Isabel de Villena e di Isotta Nogarola

Original sin was one of the great themes of theological-philosophical debate in the Middle Ages and one of the main justifications for the misogyny characteristic of the time. Two 15th-century writers dealt with the figure of Eve in different ways. Isabel de Villena (1430-1490), a Valencian Clarissa, in her Vita Christi defends Eve by having her speak in the scenes that take place in the underworld and in the palace of heaven, thus ensuring that the mother of humanity, thanks to the incarnation, is not the antithesis of Mary. Isotta Nogarola (1418-1466), a lay humanist from Verona, defends Eve in her dispute with the podestà of Verona, Ludovico Foscarini, published under the title: De pari aut impari Evae atque Adae peccato. The contribution aims to compare the two defences to see how a contemporary religious and laywoman put forward their arguments in defence of the female gender.

Il peccato originale fu uno dei grandi temi di dibattito teologico-filosofico nel Medioevo e una delle principali giustificazioni per la misoginia caratteristica dell’epoca. Due scrittrici quattrocentesche si sono occupate in modo diverso della figura di Eva. Isabel de Villena (1430-1490), clarissa valenzana, nella sua Vita Christi difende Eva facendola parlare nelle scene che si svolgono agli inferi e nel palazzo del cielo, assicurando così che la madre dell’umanità, grazie all’incarnazione, non è l’antitesi di Maria. Isotta Nogarola (1418-1466), umanista laica veronese, sostiene Eva nella disputa che intrattiene con il podestà di Verona, Ludovico Foscarini, pubblicato con il titolo: De pari aut impari Evae atque Adae peccato. Il contributo vuole comparare le due difese per vedere come una religiosa e una laica contemporanee espongono i loro argomenti in difesa del genere femminile.