The Pleasure of Architecture and the Tendernessof the Landscape | Il piacere dell’architettura e la tenerezza del paesaggio

In May 1982, a competition was announced for the Parc de la Villette on an area of 50 hectares in a working-class neighborhood in the northeast of Paris that had hosted the slaughterhouses. The request of the competition is very specific: not a garden, nor a natural enclave, but “an urban park of the 21st century” in which a dense list of services and facilities would have to be able to interpret the dynamics and flows of urban sociality and express the ways of pluralist and popular cultural production of the metropolitan condition. It is a season of great hopes placed in the ability of the project to have a concrete impact on the processes of social and urban transformation and, in fact, the projects presented in the first phase are 472. Only 9 groups of designers pass to the second phase among which, in addition to the winner Bernard Tschumi, there is also Rem Koolhaas with OMA - Office for Metropolitan Architecture whose project, although not winning, is destined to remain impressed for its scope of theoretical manifesto marking a turning point in landscape design that thus bursts into the debate on the contemporary city. In this context, the short article comments on the famous drawing "The Pleasure of Architecture" created in 1983 by Alex Wall for the OMA studio on the occasion of the second phase of the competition. An anti-architectural drawing par excellence, similar to what Willem-Jan Neutelings experimented in 1982 in “Typological study of Scheveningen” who on that occasion defined a style a style of drawing inspired by that of cartoons more functional to the analytical method of OMA. As Wall himself explains, “The Pleasure of Architecture” also draws inspiration from the skyscrapers of Roger Brown, one of the leading exponents of the Chicago Imagists, where the sequential repetition of overlapping planes is the device for telling the narrative sequence of the intimate stories of its inhabitants who reconstitute themselves into a community thanks to the building-space of the skyscraper. But there is more. Alex Wall's frontal representation shows a new geography that, although still made of surfaces, lines, geometric shapes, this time suggests, through careful theatrical direction and accurate backstage work, different aesthetic perceptions of the landscape exalted in their diversity by the dissimilar characteristics of the Promenade and the Boulevard – “the secretive vs. the blatant”: the view occluded by the compact mass of the trees arranged between the bands, when observed in the north-south perspective, or, when observed from east-west, the open view of the fields proposed by the aggregation of the various gardens; the backdrop of the linear forest against which all the plant and architectural components present in the southern part of the park stand out or the interior of the circular forest with column-like trees and roof-like foliage from which the light filters. A figurative strategy, the one adopted by Alex Wall, which has its roots in the tradition of the representation of inhabited space, in the “portrait of the city” where the gaze is that of a traveler, the spatiality is the plot of possible routes, the temporal dimension is introduced by the movement through space and in which the different points of view coexist without needing to be hierarchically arranged. A “tender feeling” proposed again by the reinterpretation of the landscape as a theatre, as an emotional support, witnessed by “The Plesaure of architecture” which completes the multi-scalar path, between the urban-social dimension and the individual dimension, experimented by OMA in the landscape architecture laboratory set up on the occasion of the competition for the Parc de La Villette.

Nel maggio del 1982 è bandito il concorso per il Parc de la Villette in un’area di 50 ettari di un quartiere operaio a nord est di Parigi che aveva ospitato gli impianti di macellazione. La richiesta del bando di concorso è molto precisa: non un giardino, né un’enclave naturale, ma “un parco urbano del XXI secolo” in cui un fitto elenco di servizi e dotazioni avrebbero dovuto saper interpretare le dinamiche e i flussi della socialità urbana ed esprimere i modi della produzione culturale pluralista e popolare della condizione metropolitana. È una stagione di grandi speranze riposte nella capacità del progetto di incidere concretamente nei processi di trasformazione sociale e urbani e, infatti, i progetti presentati alla prima fase sono ben 472. Passano alla seconda fase solo 9 gruppi di progettisti tra cui, oltre al vincitore Bernard Tschumi, c’è anche Rem Koolhaas con OMA - Office for Metropolitan Architecture il cui progetto, pur non vincendo, è destinato a rimanere impresso per la sua portata di manifesto teorico segnando una svolta nella progettazione del paesaggio che irrompe così nel dibattito sulla città contemporanea. In tale contesto, l'articolo breve commenta il famoso disegno "The Pleasure of Architecture" realizzato nel 1983 da Alex Wall per lo studio OMA in occasione della seconda fase del concorso. Un disegno anti-architettonico per eccellenza, similmente a quanto sperimentato da Willem-Jan Neutelings nel 1982 in “Typological study of Scheveningen” che definisce uno stile di disegno ispirato a quello dei cartoni animati più funzionale al metodo analitico di OMA. Un’immagine quella di “The Pleasure of Architecture” che, come spiegato dallo stesso Wall, trae ispirazione anche dai grattacieli di Roger Brown, tra gli esponenti di spicco dei Chicago Imagists, dove la ripetizione sequenziale dei piani sovrapposti è l’artificio per raccontare la sequenza narrativa delle storie intime dei suoi abitanti che si ricompongono in comunità grazie allo spazio-edificio del grattacielo. Ma c’è di più. La raffigurazione frontale di Alex Wall mette in mostra una nuova geografia che, seppur fatta ancora di superfici, linee, forme geometriche, questa volta suggerisce, attraverso una attenta regia teatrale e un accurato lavoro di backstage, differenti percezioni estetiche del paesaggio esaltate nella loro diversità dai dissimili caratteri della Promenade e del Boulevard – “il segreto contro sfacciato”: la vista occlusa dalla massa compatta degli alberi disposti tra le fasce, quando osservati nella prospettiva nord-sud, o, quando osservati da est-ovest, la vista aperta dei campi proposta dall’aggregazione dei vari giardini; lo sfondo della foresta lineare contro cui si stagliano tutte le componenti vegetali e architettoniche presenti nella parte meridionale del parco oppure l’interno della foresta circolare con gli alberi simili a colonne e le chiome simili a un tetto da cui filtra la luce. Una strategia figurativa, quella adottata da Alex Wall, che affonda le sue radici nella tradizione della rappresentazione dello spazio abitato, nel “ritratto di città” dove lo sguardo è quello di un viaggiatore, la spazialità è la trama dei tragitti possibili, la dimensione temporale è introdotta dal movimento nello spazio e in cui i diversi punti di vista coesistono senza necessità di disporsi gerarchicamente. Un “sentire tenero” riproposto dalla reinterpretazione del paesaggio come teatro, come supporto emotivo, testimoniato da “The Plesaure of architecture” che porta a compimento il percorso multiscalare, tra dimensione urbano-sociale e dimensione individuale, sperimentato da OMA nel laboratorio sull’architettura del paesaggio costituito dall’occasione del concorso per il Parc de La Villette.