Vicentine pavilion: a veranda overlooking the panorama

For the extension of a 1960s villa in the Vicentine Hills, the ATOMAA studio with Filippo Faletti constructed a new volume on a pre-existing terrace. The pavilion is a veranda immersed in greenery, which, thanks to its metal structure, allows for a high degree of visual penetration toward the surrounding wooded landscape. In continuity with an international construction tradition, the veranda is identified by Ernesto Leschiutta as a gallery or covered colonnade and can undergo various glocal interpretations. From anodized volumetric additions to the most sophisticated wire glass inserts in the Italian tradition, this object represents an extraordinary opportunity for formal expression. In this specific case, the innocent use of the architectural element helps to reconcile the client's perspectives with compositional needs, through a design act that creates a space containing all the metamorphic possibilities of a new form of architecture. In fact, the project simplifies the terrace's shape, slightly adjusts the scale of access, and introduces a crucial change to the house's plan layout. The interior of the expanded volume now houses the kitchen in direct communication with the dining room, while “the old kitchenette, now used as a service area, has been replaced by a bright and welcoming room, destined to be the gathering place for moments of sharing” (excerpt from the designers' report). On the exterior, the rhythmic arrangement of the new partitions and the loadbearing structure are suspended above the black base of the terrace, altering the perceived composition of the facade. The new veranda volume rises above the villa's mass like a lantern, openly declaring its function as a kitchen, with the same spirit with which Giuseppe Capponi adorned the verandas of the Roman School of Botany with greenery.

Per l’ampliamento di una villa degli anni Sessanta ai Colli vicentini, lo studio ATOMAA con Filippo Faletti ha edificato un nuovo volume su una terrazza preesistente. Il padiglione è una veranda immersa nel verde che, grazie alla struttura metallica, permette un ampio grado di penetrazione allo sguardo verso il panorama alberato circostante. In continuità con una tradizione costruttiva internazionale, la veranda è individuata da Ernesto Leschiutta come una galleria o colonnata coperta e può subire diverse declinazioni glocali. Dalle speculazioni volumetriche anodizzate ai più raffinati inserti di vetro retinato della tradizione italiana, questo oggetto rappresenta una straordinaria opportunità di espressione formale. Nel caso di specie, l’utilizzo innocente dell’elemento architettonico aiuta a mettere in ordine le prospettive del committente e le esigenze compositive, attraverso un atto progettuale che costruisce uno spazio contenente tutte le possibilità metamorfiche di una nuova architettura. Infatti, il progetto semplifica la sagoma della terrazza, varia blandamente la scala di accesso e introduce una modifica cruciale nel layout planimetrico della casa, perché l’interno del volume ampliato ospita la cucina in diretta comunicazione con la sala da pranzo, mentre “il vecchio cucinotto, ora adibito a spazio di servizio, cede il posto a una stanza luminosa e accogliente, destinata a essere il ritrovo per i momenti di condivisione” (estratto dalla relazione dei progettisti). All’esterno, la scansione ritmica delle nuove partizioni e la struttura portante sono sospesi sul basamento nero della terrazza e tendono a cambiare l’assetto percepito della facciata. La nuova cubatura verandata si staglia sulla massa della villa come una lanterna e dichiara apertamente la sua funzione di cucina con la stessa attitudine con cui Giuseppe