Il presente studio prende in esame alcune opere pittoriche e grafiche di soggetto paesaggistico, databili tra la metà del XVII secolo e i primi anni del XIX, presenti nella collezione e nell’archivio privato della famiglia Inghirami di Volterra. Tale gruppo di lavori è accomunato da una visione fortemente espressiva della natura, venata talvolta di un ‘pittoricismo’ bucolico talaltra di una intensificazione dell’elemento ‘sublime’, mutuata dallo stile di Salvator Rosa, il quale soggiornò ripetutamente a Volterra negli anni Quaranta del Seicento e intrattenne un profondo sodalizio intellettuale con l’aristocrazia locale. L’analisi di tali esempi figurativi è condotta parallelamente a una disamina della coeva, e in gran parte inedita, documentazione archivistica – inventari, lettere, produzione poetica – conservata nell’archivio privato degli Inghirami e in altre istituzioni bibliotecarie cittadine e fiorentine, allo scopo di valutare l’impatto della poetica naturalistica di Salvator Rosa e dei suoi seguaci sulle predilezioni estetiche e le scelte collezionistiche di questo particolare microcosmo privato e, più in generale, della cultura volterrana dei secoli XVII e XVIII.
‘Pittoresco’, ‘sublime’ e ‘anacoretico’ nella pittura di paesaggio della Collezione Inghirami di Volterra / Taddei, Sergio. - In: CRITICA D'ARTE. - ISSN 0011-1511. - n. 21-22:nuova serie - ANNO LXXXII - TRIMESTRALE - N. 21-22, gennaio-giugno 2024(2024), pp. 35-51.
‘Pittoresco’, ‘sublime’ e ‘anacoretico’ nella pittura di paesaggio della Collezione Inghirami di Volterra
Sergio Taddei
2024
Abstract
Il presente studio prende in esame alcune opere pittoriche e grafiche di soggetto paesaggistico, databili tra la metà del XVII secolo e i primi anni del XIX, presenti nella collezione e nell’archivio privato della famiglia Inghirami di Volterra. Tale gruppo di lavori è accomunato da una visione fortemente espressiva della natura, venata talvolta di un ‘pittoricismo’ bucolico talaltra di una intensificazione dell’elemento ‘sublime’, mutuata dallo stile di Salvator Rosa, il quale soggiornò ripetutamente a Volterra negli anni Quaranta del Seicento e intrattenne un profondo sodalizio intellettuale con l’aristocrazia locale. L’analisi di tali esempi figurativi è condotta parallelamente a una disamina della coeva, e in gran parte inedita, documentazione archivistica – inventari, lettere, produzione poetica – conservata nell’archivio privato degli Inghirami e in altre istituzioni bibliotecarie cittadine e fiorentine, allo scopo di valutare l’impatto della poetica naturalistica di Salvator Rosa e dei suoi seguaci sulle predilezioni estetiche e le scelte collezionistiche di questo particolare microcosmo privato e, più in generale, della cultura volterrana dei secoli XVII e XVIII.| File | Dimensione | Formato | |
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