Con il presente contributo si propone di analizzare l’utilizzo da parte della poetessa tedesca Annette von Droste-Hülshoff (1797-1848), all’interno della sua Naturlyrik e nell’ambito della letteratura gotico-realistica del tardo romanticismo, di termini tecnico-scientifici per la descrizione degli elementi del paesaggio naturale e della fauna della Vestfalia. È nella poesia di Annette von Droste infatti che termini geologici, botanici e zoologici diventano lirici per la prima volta (Detering, 2020), e che quindi la letteratura tardo-romantica accoglie in sé notazioni geologiche e cataloghi di animali notturni, che fanno di questo tipo di Naturlyrik un esempio vero e proprio di letteratura ecologica (Detering, 2020): una letteratura che tenta di guardare alla natura con sguardo di rispetto e cura, e con una volontà di nominare con esattezza che corrisponde con il volerne riconoscere e valorizzare le differenze specifiche. Le poesie, ma anche le prose di Droste – si pensi a Das Hospiz auf dem grossen Sankt Bernhard (L’ospizio sul Gran San Bernardo – 1834), in cui la minia- turizzazione del mondo passa attraverso elenchi di animali e piante, digressioni di mineralogia e geologia (Cusatelli, 1988) – cercano di comprendere la natura come un contesto di vita completo, sistemico e dinamico, in cui la scrittrice e la scrittura sono sempre profondamente coinvolti; tanto che, senza avere contezza del suo «universalismo enciclopedico» (Nettesheim, 1973), e quindi senza la percezione delle conoscenze scientifiche che l’autrice è andata raccogliendo fin dall’infanzia, a partire dalle sue ampie letture di storia naturale nella biblioteca del padre e dalle sue osservazioni pratiche nei paesaggi vestfalici, alcuni dei testi di Droste risultano di difficile comprensione (Nettesheim, 1973). Nel presentare, attraverso casi studio determinati, tratti soprattutto dal ciclo di poesie più noto della poetessa Haidebilder (Quadri della Brughiera), lo specifico dell’utilizzo da parte dell’autrice di un linguaggio scientifico che diventa poetico, si tenterà nondimeno di contestualizzare questo utilizzo e di metterlo in relazione con l’esperienza biografica dell’autrice e il panorama socioculturale in cui essa era inserita. Essendo, quello in cui Droste viveva, uno Stato tedesco cattolico di metà Ottocento, il contesto era quello di una società a dominazione maschile in cui le donne erano in gran parte escluse dagli inter-discorsi scientifico-letterari dell’Illuminismo e dell’epoca di Goethe, così come lo erano dalle istituzioni accademiche e dai media – e di conseguenza anche dai presupposti e dalle forme della poesia scientifica. Il fatto che un’autrice, in quell’epoca, inserisse nella sua poesia termini tratti dal linguaggio scientifico e dunque mostrasse di maneggiare una cultura che le era specificamente preclusa, fa assumere ai suoi testi il valore di una testimonianza inedita di ibridazione – non solo dei discorsi scientifici e dei discorsi letterari, ma di questi con i discorsi sul genere e sull’esperienza biografica di chi scrive (Detering, 2020). L’uso di elementi scientifici nella scrittura letteraria di Droste verrà quindi esaminato anche in relazione a come quest’uso si leghi all’esperienza dell’autrice di essere donna, e alle strategie adoperate da essa per sciogliere il paradosso di una donna che conosce e usa i linguaggi della scienza – una tra tutte, quella di inserire nelle sue poesie a tema naturalistico protagonisti uomini.

Poesia come Raritätenkabinett. Interferenze tra scienza, religione e genere nella Naturlyrik di Annette von Droste-Hülshoff / Maciocci, Chiara. - In: GENTES. - ISSN 2283-5946. - Anno XI, numero 11(2024), pp. 106-126.

Poesia come Raritätenkabinett. Interferenze tra scienza, religione e genere nella Naturlyrik di Annette von Droste-Hülshoff

Chiara Maciocci
2024

Abstract

Con il presente contributo si propone di analizzare l’utilizzo da parte della poetessa tedesca Annette von Droste-Hülshoff (1797-1848), all’interno della sua Naturlyrik e nell’ambito della letteratura gotico-realistica del tardo romanticismo, di termini tecnico-scientifici per la descrizione degli elementi del paesaggio naturale e della fauna della Vestfalia. È nella poesia di Annette von Droste infatti che termini geologici, botanici e zoologici diventano lirici per la prima volta (Detering, 2020), e che quindi la letteratura tardo-romantica accoglie in sé notazioni geologiche e cataloghi di animali notturni, che fanno di questo tipo di Naturlyrik un esempio vero e proprio di letteratura ecologica (Detering, 2020): una letteratura che tenta di guardare alla natura con sguardo di rispetto e cura, e con una volontà di nominare con esattezza che corrisponde con il volerne riconoscere e valorizzare le differenze specifiche. Le poesie, ma anche le prose di Droste – si pensi a Das Hospiz auf dem grossen Sankt Bernhard (L’ospizio sul Gran San Bernardo – 1834), in cui la minia- turizzazione del mondo passa attraverso elenchi di animali e piante, digressioni di mineralogia e geologia (Cusatelli, 1988) – cercano di comprendere la natura come un contesto di vita completo, sistemico e dinamico, in cui la scrittrice e la scrittura sono sempre profondamente coinvolti; tanto che, senza avere contezza del suo «universalismo enciclopedico» (Nettesheim, 1973), e quindi senza la percezione delle conoscenze scientifiche che l’autrice è andata raccogliendo fin dall’infanzia, a partire dalle sue ampie letture di storia naturale nella biblioteca del padre e dalle sue osservazioni pratiche nei paesaggi vestfalici, alcuni dei testi di Droste risultano di difficile comprensione (Nettesheim, 1973). Nel presentare, attraverso casi studio determinati, tratti soprattutto dal ciclo di poesie più noto della poetessa Haidebilder (Quadri della Brughiera), lo specifico dell’utilizzo da parte dell’autrice di un linguaggio scientifico che diventa poetico, si tenterà nondimeno di contestualizzare questo utilizzo e di metterlo in relazione con l’esperienza biografica dell’autrice e il panorama socioculturale in cui essa era inserita. Essendo, quello in cui Droste viveva, uno Stato tedesco cattolico di metà Ottocento, il contesto era quello di una società a dominazione maschile in cui le donne erano in gran parte escluse dagli inter-discorsi scientifico-letterari dell’Illuminismo e dell’epoca di Goethe, così come lo erano dalle istituzioni accademiche e dai media – e di conseguenza anche dai presupposti e dalle forme della poesia scientifica. Il fatto che un’autrice, in quell’epoca, inserisse nella sua poesia termini tratti dal linguaggio scientifico e dunque mostrasse di maneggiare una cultura che le era specificamente preclusa, fa assumere ai suoi testi il valore di una testimonianza inedita di ibridazione – non solo dei discorsi scientifici e dei discorsi letterari, ma di questi con i discorsi sul genere e sull’esperienza biografica di chi scrive (Detering, 2020). L’uso di elementi scientifici nella scrittura letteraria di Droste verrà quindi esaminato anche in relazione a come quest’uso si leghi all’esperienza dell’autrice di essere donna, e alle strategie adoperate da essa per sciogliere il paradosso di una donna che conosce e usa i linguaggi della scienza – una tra tutte, quella di inserire nelle sue poesie a tema naturalistico protagonisti uomini.
2024
Annette von Droste-Hülshoff; Naturlyrik; Letteratura ecologica; Critica femminista
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Poesia come Raritätenkabinett. Interferenze tra scienza, religione e genere nella Naturlyrik di Annette von Droste-Hülshoff / Maciocci, Chiara. - In: GENTES. - ISSN 2283-5946. - Anno XI, numero 11(2024), pp. 106-126.
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