Il rapporto tra architettura e geopolitica non è stato particolarmente indagato dalla letteratura scientifica e non è certo obiettivo di questo articolo colmare tale lacuna. Tuttavia, l’approfodimento in prospettiva geopolitica del tema delle città di nuova fondazione consente di evidenziare alcuni aspetti qualificanti di tale rapporto. La riflessione prende avvio dalla constatazione che, tra le molte prassi d’azione politica tese a capitalizzare a proprio favore le variazioni nelle relazioni tra soggetti istituzionali, ve ne sono alcune che coinvolgono i saperi architettonici. Quali funzioni geopolitiche (di immagine, di difesa, economiche ecc.) svolgono le città di nuova fondazione nell’ambito delle tante possibili funzioni di un luogo? Sono causa o esito di cambiamenti in corso nei rapporti di forza geopolitici? Tenendo presente che ogni progetto di potere si incarna nei luoghi e deve investire sia i manufatti che gli abitanti per poterne controllare significati e identità, come valutare l’efficacia di queste città rispetto agli obiettivi politici iniziali? Emergono già indizi per quelle più recenti? Dall’esperienza delle città di nuova fondazione del passato, si possono trarre insegnamenti per evidenziare errori ricorrenti che le autorità politiche commettono in questi casi? Per rispondere a tali quesiti, l’articolo adotta metodologicamente il concetto di transcalarità, che è proprio sia agli studi geopolitici che a quelli architettonici in quanto le ragioni che hanno generato le città di nuova fondazione sono chiaramente transcalari nella natura e nelle conseguenze. Pertanto, risultano incomprensibili se analizzati a scala unificata.
Geopolitica e architettura. Interessi diversi e prospettive comuni / Boria, Edoardo; Piero, Casacchia. - In: RASSEGNA DI ARCHITETTURA E URBANISTICA. - ISSN 0392-8608. - 173(2024), pp. 20-26.
Geopolitica e architettura. Interessi diversi e prospettive comuni
Boria
;
2024
Abstract
Il rapporto tra architettura e geopolitica non è stato particolarmente indagato dalla letteratura scientifica e non è certo obiettivo di questo articolo colmare tale lacuna. Tuttavia, l’approfodimento in prospettiva geopolitica del tema delle città di nuova fondazione consente di evidenziare alcuni aspetti qualificanti di tale rapporto. La riflessione prende avvio dalla constatazione che, tra le molte prassi d’azione politica tese a capitalizzare a proprio favore le variazioni nelle relazioni tra soggetti istituzionali, ve ne sono alcune che coinvolgono i saperi architettonici. Quali funzioni geopolitiche (di immagine, di difesa, economiche ecc.) svolgono le città di nuova fondazione nell’ambito delle tante possibili funzioni di un luogo? Sono causa o esito di cambiamenti in corso nei rapporti di forza geopolitici? Tenendo presente che ogni progetto di potere si incarna nei luoghi e deve investire sia i manufatti che gli abitanti per poterne controllare significati e identità, come valutare l’efficacia di queste città rispetto agli obiettivi politici iniziali? Emergono già indizi per quelle più recenti? Dall’esperienza delle città di nuova fondazione del passato, si possono trarre insegnamenti per evidenziare errori ricorrenti che le autorità politiche commettono in questi casi? Per rispondere a tali quesiti, l’articolo adotta metodologicamente il concetto di transcalarità, che è proprio sia agli studi geopolitici che a quelli architettonici in quanto le ragioni che hanno generato le città di nuova fondazione sono chiaramente transcalari nella natura e nelle conseguenze. Pertanto, risultano incomprensibili se analizzati a scala unificata.File | Dimensione | Formato | |
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