I tempi della natura differiscono dai tempi dell'uomo e dei suoi sistemi e strutture socio-politiche. Le città, in quanto complesso “sistema di sistemi” (Ricci, 2009; Oliva, 2010), si sviluppano nel tempo con una certa inerzia, dipendente tra le altre cose dalla solidità simbolica che l’immaginario collettivo dei suoi cittadini conferisce agli strati storici che sostengono le loro strutture e infrastrutture. La gestione del rischio idrogeologico in ambito urbano, così come la altrettanto importante tutela della qualità delle sue risorse idriche dipendono innanzitutto dalla loro disponibilità presente e futura, essendo indefettibilmente legate al tipo e alla disponibilità di infrastrutture urbane ma soprattutto agli strumenti attuativi che favoriscono l'attuazione di queste misure. La consapevolezza sociale odierna riguardo a questa problematica, alle porte di un innegabile cambiamento climatico, così come la conoscenza scientifica acquisita finora sulle dinamiche idrogeologiche naturali del globo (Leopold, 1974; Shiklomanov, 1998; Trenberth, 2011; Mammola, Meierhofer et al., 2022) facilitano l'attuazione di politiche pubbliche nell’ottica di una gestione conservativa e integrativa delle risorse idriche che tenga in conto allo stesso tempo i fattori naturali e i fattori antropici correlati alla problematica, trovandosi interessanti esempi a livello globale. Dall'ambito politico-strategico, passando per l'operativo e raggiungendo anche specifiche iniziative socio-collettive, il nord del continente europeo costituisce una delle punte di lancia di questa transizione verso modelli di città resilienti ai cambiamenti ma consapevoli degli stessi, del carattere intrinsecamente mutevole dei territori dove le nostre città si inseriscono. Città come Rotterdam (Waterplan 2, 2013) o Londra (LSDAP, 2016), sono un esempio della costruzione di questi processi di gestione conservativa della risorsa acqua, dal manifesto delle intenzioni socio-politiche alla sua traduzione in strumenti attuativi. In ambito italiano, il Nuovo Piano Regolatore Generale di Roma (NPRG, 2008) si predispone altresì alla costruzione di queste strategie fin dal suo incipit con il Poster Plan del 1995 e il Piano delle Certezze del 1997, per poi affermare come uno dei suoi pilastri fondanti il Sistema-urbano Ambientale articolato nell’insieme di elaborati prescrittivi Rete Ecologica (Ricci, 2009) fino ad arrivare agli Ambiti di Programmazione Strategica, come quello del Fiume Tevere, quali sottosistemi urbani interconnessi, dove il Piano Regolatore identifica il loro potenziale per la riqualificazione e la rigenerazione urbana. In questo contesto, questo contributo pone a Roma come il focus di una sperimentazione teorica che cerca di contribuire all'analisi delle potenzialità del NPRG di Roma per quanto riguarda la gestione conservativa (sostenibile nel tempo) delle risorse idriche interessate dal comune, nella ricerca di strumenti che favoriscano una integrazione operativa effettiva tra il Piano di Bacino e il Piano Locale, cercando altresì di contribuire alla formulazione di nuovi e più flessibili modelli e strategie di stormwater management e urban de-sealing per contesti storico-antropizzati, dove la città della superficie e il patrimonio contenuto nei loro substrati sub-superficiali si sfidano in importanza storica.
Urban water management a Roma. Potenzialità e sfide nell’ottica di un’integrazione operativa tra il Piano di Bacino e il Piano Locale / Ricci, Laura; Fernandez Balmaceda, Sofia Gabriela. - (2025), pp. 49-54. (Intervento presentato al convegno PROGETTARE NEL DISORDINE - PROGETTARE IL DISORDINE. Riordinare le fragilità urbane. Urban Promo 2024: Progetti per il paese tenutosi a Firenze Italia).
Urban water management a Roma. Potenzialità e sfide nell’ottica di un’integrazione operativa tra il Piano di Bacino e il Piano Locale
Ricci, Laura;Fernandez Balmaceda, Sofia Gabriela
2025
Abstract
I tempi della natura differiscono dai tempi dell'uomo e dei suoi sistemi e strutture socio-politiche. Le città, in quanto complesso “sistema di sistemi” (Ricci, 2009; Oliva, 2010), si sviluppano nel tempo con una certa inerzia, dipendente tra le altre cose dalla solidità simbolica che l’immaginario collettivo dei suoi cittadini conferisce agli strati storici che sostengono le loro strutture e infrastrutture. La gestione del rischio idrogeologico in ambito urbano, così come la altrettanto importante tutela della qualità delle sue risorse idriche dipendono innanzitutto dalla loro disponibilità presente e futura, essendo indefettibilmente legate al tipo e alla disponibilità di infrastrutture urbane ma soprattutto agli strumenti attuativi che favoriscono l'attuazione di queste misure. La consapevolezza sociale odierna riguardo a questa problematica, alle porte di un innegabile cambiamento climatico, così come la conoscenza scientifica acquisita finora sulle dinamiche idrogeologiche naturali del globo (Leopold, 1974; Shiklomanov, 1998; Trenberth, 2011; Mammola, Meierhofer et al., 2022) facilitano l'attuazione di politiche pubbliche nell’ottica di una gestione conservativa e integrativa delle risorse idriche che tenga in conto allo stesso tempo i fattori naturali e i fattori antropici correlati alla problematica, trovandosi interessanti esempi a livello globale. Dall'ambito politico-strategico, passando per l'operativo e raggiungendo anche specifiche iniziative socio-collettive, il nord del continente europeo costituisce una delle punte di lancia di questa transizione verso modelli di città resilienti ai cambiamenti ma consapevoli degli stessi, del carattere intrinsecamente mutevole dei territori dove le nostre città si inseriscono. Città come Rotterdam (Waterplan 2, 2013) o Londra (LSDAP, 2016), sono un esempio della costruzione di questi processi di gestione conservativa della risorsa acqua, dal manifesto delle intenzioni socio-politiche alla sua traduzione in strumenti attuativi. In ambito italiano, il Nuovo Piano Regolatore Generale di Roma (NPRG, 2008) si predispone altresì alla costruzione di queste strategie fin dal suo incipit con il Poster Plan del 1995 e il Piano delle Certezze del 1997, per poi affermare come uno dei suoi pilastri fondanti il Sistema-urbano Ambientale articolato nell’insieme di elaborati prescrittivi Rete Ecologica (Ricci, 2009) fino ad arrivare agli Ambiti di Programmazione Strategica, come quello del Fiume Tevere, quali sottosistemi urbani interconnessi, dove il Piano Regolatore identifica il loro potenziale per la riqualificazione e la rigenerazione urbana. In questo contesto, questo contributo pone a Roma come il focus di una sperimentazione teorica che cerca di contribuire all'analisi delle potenzialità del NPRG di Roma per quanto riguarda la gestione conservativa (sostenibile nel tempo) delle risorse idriche interessate dal comune, nella ricerca di strumenti che favoriscano una integrazione operativa effettiva tra il Piano di Bacino e il Piano Locale, cercando altresì di contribuire alla formulazione di nuovi e più flessibili modelli e strategie di stormwater management e urban de-sealing per contesti storico-antropizzati, dove la città della superficie e il patrimonio contenuto nei loro substrati sub-superficiali si sfidano in importanza storica.File | Dimensione | Formato | |
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