Le disposizioni raccolte nel decreto legislativo n. 165 del 2001, e poi continuamente modificate negli anni successivi, esprimono un ambizioso progetto di riforma della Costituzione amministrativa italiana. Questo intendeva modi care i rapporti fra politica e amministrazione, l’equilibrio fra legge e contratto nella disciplina del lavoro pubblico e la natura stessa di questo rapporto. Ad una valutazione retrospettiva, la riforma è stata però deformata. Essa presupponeva una dirigenza più indipendente e più responsabile per i risultati. Ma la dirigenza è oggi asservita alla politica e schiacciata sotto il peso di responsabilità per violazione di regole, sviluppando un atteggiamento difensivo. La riforma intendeva affidare alla legge l’organizzazione degli uffici e alla contrattazione il rapporto di impiego. Ma tale linea di con ne è stata continuamente attraversata e tradita. La riforma intendeva introdurre nel settore pubblico la flessibilità del settore privato. Ma la flessibilità pubblica ha prodotto soprattutto promozioni generalizzate e stabilizzazioni di lavoratori precari senza concorso. La riforma poggiava sul principio della unificazione del lavoro pubblico e del lavoro privato. Ma l’evoluzione di quest’ultimo nel senso della precarietà allontana nuovamente i due universi normativi.
La riforma deformata della costituzione amministrativa italiana. una retrospettiva a venti anni dal d.lgs. n. 165 del 2001 / Battini, Stefano. - In: LE ISTITUZIONI DEL FEDERALISMO. - ISSN 1126-7917. - Anno 2021:2(2021), pp. 291-336.
La riforma deformata della costituzione amministrativa italiana. una retrospettiva a venti anni dal d.lgs. n. 165 del 2001
Battini, Stefano
2021
Abstract
Le disposizioni raccolte nel decreto legislativo n. 165 del 2001, e poi continuamente modificate negli anni successivi, esprimono un ambizioso progetto di riforma della Costituzione amministrativa italiana. Questo intendeva modi care i rapporti fra politica e amministrazione, l’equilibrio fra legge e contratto nella disciplina del lavoro pubblico e la natura stessa di questo rapporto. Ad una valutazione retrospettiva, la riforma è stata però deformata. Essa presupponeva una dirigenza più indipendente e più responsabile per i risultati. Ma la dirigenza è oggi asservita alla politica e schiacciata sotto il peso di responsabilità per violazione di regole, sviluppando un atteggiamento difensivo. La riforma intendeva affidare alla legge l’organizzazione degli uffici e alla contrattazione il rapporto di impiego. Ma tale linea di con ne è stata continuamente attraversata e tradita. La riforma intendeva introdurre nel settore pubblico la flessibilità del settore privato. Ma la flessibilità pubblica ha prodotto soprattutto promozioni generalizzate e stabilizzazioni di lavoratori precari senza concorso. La riforma poggiava sul principio della unificazione del lavoro pubblico e del lavoro privato. Ma l’evoluzione di quest’ultimo nel senso della precarietà allontana nuovamente i due universi normativi.File | Dimensione | Formato | |
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