Convergenze virtuose. Arte, architettura e ingegneria costruiscono due mostre romane all'Esposizione dell'Agricoltura del 1953

In una Roma alle prese con il rilancio dell'Eur, Monaco e Luccichenti, già noti alla scena architettonica della città, curano la mostra della Federconsorzi Agrari al palazzo dei Congressi di Libera e la mostra sulla Cassa del Mezzogiorno al Palazzo della Civiltà del Lavoro in una delle prime occasioni in cui nel dopoguerra si torna a osservare l'allestimento come laboratorio di idee per un'architettura intenzionata a rinnovarsi. È possibile individuare in un episodio di 'incroci' degli anni Cinquanta suggerimenti di metodo utili all'architetto contemporaneo? Con l'ausilio di ricostruzioni tridimensionali, l'analisi delle due mostre intende raccontare la storia di una complessa e virtuosa orchestrazione di saperi interdisciplinari: la definitiva consacrazione degli scultori Consagra, Franchina e Severini e la piena ribalta dei fratelli Cascella, la partecipazione dei pittori Corpora e Montanarini, la collaborazione di Nervi alla sospensione della grande scultura al centro del salone dei ricevimenti sono solo accenni ad una storia di fecondi incroci tra professionisti intenzionati a indagare l'arte come mezzo di costruzione dello spazio. Esprimendosi in diverse ambientazioni, ognuna su un tema specifico riguardante il cambiamento avvenuto nei sistemi agricoli, l'allestimento non esclude il racconto dell'architettura che lo ospita, bensì è funzionale alla scoperta dell'edificio, anticipando nel binomio contenuto-contenitore tensioni e temi percettivi cari alla migliore museografia italiana. I due curatori, convinti della bontà di questa convergenza di discipline eterogenee, faranno del sodalizio arteingegneria-architettura un metodo.