Scopo di questo contributo è analizzare ‘le bruciature’ dell’ḥarga, la traversata del Mediterraneo compiuta da migranti privi di passaporto e di visto, con cui – appunto – si bruciano documenti e identità, frontiere e confini, come suggerisce l’etimo del verbo ḥaraqa, a partire da materiale etnografico raccolto “di prima mano”. ‘Sostare’ sulle storie di coloro che l’ḥarga l’hanno esperita e/o immaginata restituisce approcci innovativi e originali, sottraendo i protagonisti a stereotipi e semplificazioni, in cui emergono ambizioni personali e desiderio di cambiamento enfatizzati dalle disillusioni post-Primavera e da una condizione di stagnazione dei “giovani”, sfiduciati verso il futuro tunisino. Al contempo, rivela come i vissuti siano ampiamente permeati dalle disuguaglianze a livello geopolitico tra Nord e Sud globali. In una pluralità di atteggiamenti, significati non univoci nelle percezioni e nelle valenze morali, verso le quali gli stessi soggetti si consegnano a una ambivalenza in cui stigma e discolpa si pongono in rapporto dialettico, l’ḥarga permette di sfuggire alla procrastinazione dell’incertezza e dell’avvilimento e di sfidare lo stato normativo dell’immobilità dovuto alla costruzione di illegalità e illegittimità. L’ḥarga emergerà in forma di rappresentazioni collettive in grado di permeare le singolarità delle esistenze in cui giocano un ruolo di rilievo la consapevolezza delle difficoltà dovute alle restrizioni per l’ottenimento di un visto, il paternalismo dello sguardo “occidentale”, la sudditanza postcoloniale nei confronti dell’Europa, le limitazioni di qualificarsi quali “migranti regolari”, la violenza e l’aggressività dei controlli, la volontà europea di esclusione degli indesiderabili.
L’ḥarga e le sue bruciature. Riflessioni sulla migrazione “irregolare” tunisina a partire da alcune note etnografiche / Russo, C. - In: ARCHIVIO ANTROPOLOGICO MEDITERRANEO. - ISSN 2038-3215. - 2:26(2024), pp. 1-23.
L’ḥarga e le sue bruciature. Riflessioni sulla migrazione “irregolare” tunisina a partire da alcune note etnografiche
russo, c
2024
Abstract
Scopo di questo contributo è analizzare ‘le bruciature’ dell’ḥarga, la traversata del Mediterraneo compiuta da migranti privi di passaporto e di visto, con cui – appunto – si bruciano documenti e identità, frontiere e confini, come suggerisce l’etimo del verbo ḥaraqa, a partire da materiale etnografico raccolto “di prima mano”. ‘Sostare’ sulle storie di coloro che l’ḥarga l’hanno esperita e/o immaginata restituisce approcci innovativi e originali, sottraendo i protagonisti a stereotipi e semplificazioni, in cui emergono ambizioni personali e desiderio di cambiamento enfatizzati dalle disillusioni post-Primavera e da una condizione di stagnazione dei “giovani”, sfiduciati verso il futuro tunisino. Al contempo, rivela come i vissuti siano ampiamente permeati dalle disuguaglianze a livello geopolitico tra Nord e Sud globali. In una pluralità di atteggiamenti, significati non univoci nelle percezioni e nelle valenze morali, verso le quali gli stessi soggetti si consegnano a una ambivalenza in cui stigma e discolpa si pongono in rapporto dialettico, l’ḥarga permette di sfuggire alla procrastinazione dell’incertezza e dell’avvilimento e di sfidare lo stato normativo dell’immobilità dovuto alla costruzione di illegalità e illegittimità. L’ḥarga emergerà in forma di rappresentazioni collettive in grado di permeare le singolarità delle esistenze in cui giocano un ruolo di rilievo la consapevolezza delle difficoltà dovute alle restrizioni per l’ottenimento di un visto, il paternalismo dello sguardo “occidentale”, la sudditanza postcoloniale nei confronti dell’Europa, le limitazioni di qualificarsi quali “migranti regolari”, la violenza e l’aggressività dei controlli, la volontà europea di esclusione degli indesiderabili.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.