Le iscrizioni funerarie sono senza dubbio la classe epigrafica più diffusa nell’antichità. Mentre altri tipi di iscrizioni risultano più spesso legati a circostanze specifiche o esaltano i meriti di individui illustri, un numero molto più ampio di persone comuni poteva beneficiare di un monumento imperituro dopo la morte1. Soprattutto nei contesti funerari, il linguaggio era un mezzo per esprimere l’individualità del defunto o il modo in cui voleva essere ricordato dalla comunità. L’uso di una lingua minoritaria come il latino in un ambiente greco può considerarsi una scelta autorappresentativa, che mira a enfatizzare le origini del defunto, in contrasto con il luogo di sepoltura. A fronte della grande mole di iscrizioni, presenterò in questa sede solo alcuni esempi significativi, al fine di affrontare alcuni aspetti specifici connessi all’utilizzo del latino in ambito funerario e fornire, al contempo, una panoramica generale sulla questione. L’uso del latino nelle iscrizioni funerarie è principalmente associato a Romani o individui in stretto contatto con il mondo romano, anche di condizione non libera. Tuttavia, non tutti i Romani commemorati in iscrizioni funerarie in Grecia utilizzarono il latino, e l’idea di “romanità” poté assumere significati diversi a seconda del luogo e delle circostanze contingenti. Nell’analisi di cosa significasse “morire da romano” risulta quindi essenziale considerare il rapporto con il contesto greco, sia nella contestualizzazione dei testi in latino che nelle influenze reciproche tra latino e greco. Molte iscrizioni funerarie utilizzano infatti entrambe le lingue o, pur essendo monolingui, presentano fenomeni di ibridazione che riflettono le circostanze in cui sono state create. Le iscrizioni bilingui, in particolare, mostrano la sfida della traduzione di un testo da una lingua all’altra, specchio di differenze concettuali e culturali. Se, in alcuni casi, i due testi risultano tra loro bilanciati, in altri una lingua prevale sull’altra. Ciò permette di avanzare diverse considerazioni sulle modalità di redazione dei testi e sull’identità dei lapicidi, non sempre esperti nella lingua richiesta. D’altra parte, la padronanza della lingua poteva essere un elemento distintivo e di autorappresentazione, anche attraverso l’uso di forme ricercate ed arcaismi. Infine, particolare rilevanza rivestono anche gli aspetti materiali del supporto, che possono contribuire al messaggio veicolato dal testo, rivelando informazioni sull’identità del defunto in relazione al contesto greco.
Morire da romani: le iscrizioni funerarie latine e bilingui nella Grecia di età romana / Vari, Valentina. - 1(2024), pp. 161-173. (Intervento presentato al convegno Semi di Sapienza 2023 tenutosi a Università Sapienza, Roma).
Morire da romani: le iscrizioni funerarie latine e bilingui nella Grecia di età romana
Valentina Vari
Primo
Writing – Original Draft Preparation
2024
Abstract
Le iscrizioni funerarie sono senza dubbio la classe epigrafica più diffusa nell’antichità. Mentre altri tipi di iscrizioni risultano più spesso legati a circostanze specifiche o esaltano i meriti di individui illustri, un numero molto più ampio di persone comuni poteva beneficiare di un monumento imperituro dopo la morte1. Soprattutto nei contesti funerari, il linguaggio era un mezzo per esprimere l’individualità del defunto o il modo in cui voleva essere ricordato dalla comunità. L’uso di una lingua minoritaria come il latino in un ambiente greco può considerarsi una scelta autorappresentativa, che mira a enfatizzare le origini del defunto, in contrasto con il luogo di sepoltura. A fronte della grande mole di iscrizioni, presenterò in questa sede solo alcuni esempi significativi, al fine di affrontare alcuni aspetti specifici connessi all’utilizzo del latino in ambito funerario e fornire, al contempo, una panoramica generale sulla questione. L’uso del latino nelle iscrizioni funerarie è principalmente associato a Romani o individui in stretto contatto con il mondo romano, anche di condizione non libera. Tuttavia, non tutti i Romani commemorati in iscrizioni funerarie in Grecia utilizzarono il latino, e l’idea di “romanità” poté assumere significati diversi a seconda del luogo e delle circostanze contingenti. Nell’analisi di cosa significasse “morire da romano” risulta quindi essenziale considerare il rapporto con il contesto greco, sia nella contestualizzazione dei testi in latino che nelle influenze reciproche tra latino e greco. Molte iscrizioni funerarie utilizzano infatti entrambe le lingue o, pur essendo monolingui, presentano fenomeni di ibridazione che riflettono le circostanze in cui sono state create. Le iscrizioni bilingui, in particolare, mostrano la sfida della traduzione di un testo da una lingua all’altra, specchio di differenze concettuali e culturali. Se, in alcuni casi, i due testi risultano tra loro bilanciati, in altri una lingua prevale sull’altra. Ciò permette di avanzare diverse considerazioni sulle modalità di redazione dei testi e sull’identità dei lapicidi, non sempre esperti nella lingua richiesta. D’altra parte, la padronanza della lingua poteva essere un elemento distintivo e di autorappresentazione, anche attraverso l’uso di forme ricercate ed arcaismi. Infine, particolare rilevanza rivestono anche gli aspetti materiali del supporto, che possono contribuire al messaggio veicolato dal testo, rivelando informazioni sull’identità del defunto in relazione al contesto greco.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.