UN INSETTO “RISCOPERTO”: IL SITOPHILUS GRANARIUS DELLA PALAFITTA DELL’ISOLONE DEL MINCIO (MANTOVA)

In the entomological collections of the Museo di Storia Naturale of Verona is preserved a specimen of Curculionid beetle collected in 1955 during the archaeological excavation of the Middle and Late Bronze Age pile-dwelling of Isolone del Mincio (MN). It is Sitophilus granarius, known as granary weevil. This species, supposed to originate from the Near East, is considered pests of stored products, having adapted to live in cereal storages with the development of the Neolithic economy. The study of the museum's archival documents has allowed tracing the stratigraphic provenance of the find. The specimen from Isolone del Mincio is one of the oldest findings in prehistoric Europe. This highlights the attention of the researchers of that time to bio-archaeological remains, unusual for the period. It also highlights the scarcity of entomofauna finds from non-funerary archaeological contexts in Italy and the presence of gaps in data-base; on the contrary these finds, when supported by solid chronologies, could shed light on the movements of agricultural groups and techno-cultural processes as well as on the ancient ability to control the preservation of food reserves.

Nelle collezioni entomologiche del Museo di Storia Naturale di Verona è conservato un esemplare di Coleottero Curculionide recuperato nel 1955 durante lo scavo archeologico della palafitta del Bronzo medio e recente dell'Isolone del Mincio (MN). Si tratta di Sitophilus granarius, conosciuto come punteruolo del grano. Gli insetti di questa specie, ritenuti provenire dal Vicino Oriente, sono considerati parassiti delle derrate, adattatisi a vivere nei luoghi di stoccaggio dei cereali in concomitanza con lo sviluppo dell'economia neolitica. Il vaglio dei documenti d’archivio del museo ha permesso di risalire alla provenienza stratigrafica del reperto. Quello dell’Isolone del Mincio è inoltre uno dei più antichi ritrovamenti noti per l’Europa preistorica. Questo evidenzia l'attenzione dei ricercatori di allora per i resti bio-archeologici, insolito per i tempi. Apre infine a una riflessione sulla esiguità dei recuperi di entomofauna nei contesti archeologici italiani non funerari, sull'interesse suscitato da tali reperti e sulla lacunosità dei censimenti, che, per contro, quando corredati di solide cronologie, potrebbero fare luce sulle direttrici di penetrazione di genti e processi tecno-culturali, nonché sulla capacità di controllare le condizioni di conservazione delle riserve alimentari.