Questo lungo articolo costituisce il tentativo di ricostruire, al di là delle poca attenzione finora riservatagli dalla storiografia in materia, una biografia articolata di Giovanni Gervasoni (Venezia 1909 - Dachau 1945) evidenziandone, al contempo, il carattere di figura centrale nell'ambito dell'antifascismo attivo all'interno del Metodismo italiano. Tramite l'esame di fonti archivistiche inedite, Gervasoni emerge come un punto di collegamento fondamentale tra i fuoriusciti francesi di "Giustizia e Libertà" ed elementi repubblicani riparati in Svizzera da un lato, con i giovani antifascisti, aderenti alle "Associazioni Cristiane dei Giovani" attive nelle Chiese Metodiste di Padova e Venezia tra la seconda metà degli anni Venti e la prima metà degli anni Trenta, dall'altro. In particolare, viene preso in esame il suo ruolo entro la "cellula" antifascista attiva in seno alla Chiesa Metodista padovana, una delle più importanti di tutto il mondo metodista italiano: composta dal pastore Dante Seta e dalla quasi totalità del Consiglio di Chiesa, nonché da diversi membri di Chiesa tra cui alcuni iscritti nel Casellario Politico Centrale, essa costituisce uno snodo che collega i socialisti padovani, attivi prima dell'avvento del fascismo, con la successiva generazione di resistenti, alcuni dei quali figli di coloro che di tale "cellula" fecero parte. Smantellato il gruppo di antifascisti da un infiltrato del servizio segreto della Milizia fascista, unico caso finora segnalato del genere [con relativo percorso di catecumenato e successivo ingresso nella Chiesa al solo fine di spiarla dall'interno] Gervasoni fu colui che pagò più di tutti la sua adesione all'antifascismo militante. Condannato al confino, viene ricostruito il suo lungo percorso di confinato e carcerato in varie località della Penisola, evidenziandone il carattere di fiero oppositore al fascismo tanto da far sì che i periodi di confino e di carcerazione venissero più volte reiterati. Infine, viene gettata maggiore luce sulla sua ultima fase esistenziale, quella successiva alla liberazione conseguente alla caduta di Mussolini. In particolare, si evidenzia come quanto riferito finora dalla storiografia, in merito alla sua partecipazione alla Resistenza, vada del tutto rivisto, necessitando di ulteriori fonti per accertare chi lo tradì, permettendo alla polizia fascista di tradurlo nelle carceri veneziane. Da qui, prelevato dall'occupante tedesco, venne poi inviato al campo di sterminio di Dachau, sua ultima destinazione finale. Uno studio che vuole quindi proporre la tesi di come l'antifascismo di numerosi membri delle Chiese metodiste, soprattutto iscritti alle inter-denominazionali "Associazioni Cristiane dei Giovani", fosse non solo culturale e ideologico ma anche politico e attivo, operativo sul campo.
Da Venezia a Dachau. Storia di Giovanni Gervasoni, Metodista e Antifascista / Rampazzo, Daniele. - In: L'ESDE. - 18:(2024), pp. 285-322.
Da Venezia a Dachau. Storia di Giovanni Gervasoni, Metodista e Antifascista
Daniele Rampazzo
2024
Abstract
Questo lungo articolo costituisce il tentativo di ricostruire, al di là delle poca attenzione finora riservatagli dalla storiografia in materia, una biografia articolata di Giovanni Gervasoni (Venezia 1909 - Dachau 1945) evidenziandone, al contempo, il carattere di figura centrale nell'ambito dell'antifascismo attivo all'interno del Metodismo italiano. Tramite l'esame di fonti archivistiche inedite, Gervasoni emerge come un punto di collegamento fondamentale tra i fuoriusciti francesi di "Giustizia e Libertà" ed elementi repubblicani riparati in Svizzera da un lato, con i giovani antifascisti, aderenti alle "Associazioni Cristiane dei Giovani" attive nelle Chiese Metodiste di Padova e Venezia tra la seconda metà degli anni Venti e la prima metà degli anni Trenta, dall'altro. In particolare, viene preso in esame il suo ruolo entro la "cellula" antifascista attiva in seno alla Chiesa Metodista padovana, una delle più importanti di tutto il mondo metodista italiano: composta dal pastore Dante Seta e dalla quasi totalità del Consiglio di Chiesa, nonché da diversi membri di Chiesa tra cui alcuni iscritti nel Casellario Politico Centrale, essa costituisce uno snodo che collega i socialisti padovani, attivi prima dell'avvento del fascismo, con la successiva generazione di resistenti, alcuni dei quali figli di coloro che di tale "cellula" fecero parte. Smantellato il gruppo di antifascisti da un infiltrato del servizio segreto della Milizia fascista, unico caso finora segnalato del genere [con relativo percorso di catecumenato e successivo ingresso nella Chiesa al solo fine di spiarla dall'interno] Gervasoni fu colui che pagò più di tutti la sua adesione all'antifascismo militante. Condannato al confino, viene ricostruito il suo lungo percorso di confinato e carcerato in varie località della Penisola, evidenziandone il carattere di fiero oppositore al fascismo tanto da far sì che i periodi di confino e di carcerazione venissero più volte reiterati. Infine, viene gettata maggiore luce sulla sua ultima fase esistenziale, quella successiva alla liberazione conseguente alla caduta di Mussolini. In particolare, si evidenzia come quanto riferito finora dalla storiografia, in merito alla sua partecipazione alla Resistenza, vada del tutto rivisto, necessitando di ulteriori fonti per accertare chi lo tradì, permettendo alla polizia fascista di tradurlo nelle carceri veneziane. Da qui, prelevato dall'occupante tedesco, venne poi inviato al campo di sterminio di Dachau, sua ultima destinazione finale. Uno studio che vuole quindi proporre la tesi di come l'antifascismo di numerosi membri delle Chiese metodiste, soprattutto iscritti alle inter-denominazionali "Associazioni Cristiane dei Giovani", fosse non solo culturale e ideologico ma anche politico e attivo, operativo sul campo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.