La carneficina che fu la Prima Guerra Mondiale ha costituito un’irripetibile fucina di evoluzione per molte discipline mediche. L’imponente numero di vittime di traumi destruenti al distretto testa-collo diede impulso all’evoluzione della chirurgia plastica e della ricostruzione estetico-funzionale della regione maxillofacciale. In “The Facemaker”, Lindsey Fitzharris offre un nuovo punto di vista dal quale interpretare il Conflitto: proprio quello del trauma facciale e dello sforzo eroico per ricostruire con tecniche chirurgiche in fieri il volto sfigurato dei soldati. “Ogni volta che la testa di un combattente sprovveduto… si sporgeva oltre la trincea, non appena il suo volto chiaro veniva illuminato da un raggio di luna, c’era un altro paziente per noi”. Scriveva così Harold Gillies, otorinolaringoiatra neozelandese che prestò servizio nel Royal Army Medical Corps per l’intera durata del Conflitto, contribuendo in maniera pionieristica alla creazione della chirurgia plastica e ricostruttiva del volto.
"The Facemaker": Riempire il vuoto: la nascita della chirurgia ricostruttiva del volto / Galati, Elisabetta. - In: GIORNALE DI MEDICINA MILITARE. - ISSN 0017-0364. - 174(2024), pp. 104-105.
"The Facemaker": Riempire il vuoto: la nascita della chirurgia ricostruttiva del volto
Elisabetta Galati
Primo
Writing – Original Draft Preparation
2024
Abstract
La carneficina che fu la Prima Guerra Mondiale ha costituito un’irripetibile fucina di evoluzione per molte discipline mediche. L’imponente numero di vittime di traumi destruenti al distretto testa-collo diede impulso all’evoluzione della chirurgia plastica e della ricostruzione estetico-funzionale della regione maxillofacciale. In “The Facemaker”, Lindsey Fitzharris offre un nuovo punto di vista dal quale interpretare il Conflitto: proprio quello del trauma facciale e dello sforzo eroico per ricostruire con tecniche chirurgiche in fieri il volto sfigurato dei soldati. “Ogni volta che la testa di un combattente sprovveduto… si sporgeva oltre la trincea, non appena il suo volto chiaro veniva illuminato da un raggio di luna, c’era un altro paziente per noi”. Scriveva così Harold Gillies, otorinolaringoiatra neozelandese che prestò servizio nel Royal Army Medical Corps per l’intera durata del Conflitto, contribuendo in maniera pionieristica alla creazione della chirurgia plastica e ricostruttiva del volto.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.