Lo studio della storia degli insediamenti francescani in Sicilia permane ancora in una fase embrionale, a causa delle poche analisi condotte sull’argomento, ma anche a motivo del numero consistente d’insediamenti dedotti nell’isola, da parte dei frati minori conventuali, degli osservanti e dei cappuccini. Questo contributo si propone di esaminare le fonti documentarie relative alla fondazione di una comunità cappuccina nella città di Paternò, avvenuta nella metà del Cinquecento (1556). Tuttavia, tale comunità fu costretta ad abbandonare l'insediamento a causa delle condizioni insalubri del luogo in cui era stato eretto il convento. Il saggio analizza poi gli sforzi compiuti dal principe Antonio Moncada per riportare i frati in città, insieme ai motivi che spinsero la popolazione locale a richiederne il ritorno, motivi principalmente legati a esigenze religiose, caratterizzate da una forte componente di religiosità popolare. In particolare, si sottolinea la credenza diffusa nella capacità dei religiosi di alleviare le sofferenze terrene tramite miracoli, per i quali era ricordato frate Francesco da Paternò. A quest'ultimo, considerato un "santo uomo", è dedicato un breve paragrafo all'interno del contributo.
«Ad istanza di quei populi e con le loro elemosine fabricato». Considerazioni sui due conventi cappuccini di Paternò (1556-1611) / Mursia, Antonio. - In: ITINERARIUM. - ISSN 1127-3216. - 62-63:(2016), pp. 191-198.
«Ad istanza di quei populi e con le loro elemosine fabricato». Considerazioni sui due conventi cappuccini di Paternò (1556-1611)
Antonio Mursia
2016
Abstract
Lo studio della storia degli insediamenti francescani in Sicilia permane ancora in una fase embrionale, a causa delle poche analisi condotte sull’argomento, ma anche a motivo del numero consistente d’insediamenti dedotti nell’isola, da parte dei frati minori conventuali, degli osservanti e dei cappuccini. Questo contributo si propone di esaminare le fonti documentarie relative alla fondazione di una comunità cappuccina nella città di Paternò, avvenuta nella metà del Cinquecento (1556). Tuttavia, tale comunità fu costretta ad abbandonare l'insediamento a causa delle condizioni insalubri del luogo in cui era stato eretto il convento. Il saggio analizza poi gli sforzi compiuti dal principe Antonio Moncada per riportare i frati in città, insieme ai motivi che spinsero la popolazione locale a richiederne il ritorno, motivi principalmente legati a esigenze religiose, caratterizzate da una forte componente di religiosità popolare. In particolare, si sottolinea la credenza diffusa nella capacità dei religiosi di alleviare le sofferenze terrene tramite miracoli, per i quali era ricordato frate Francesco da Paternò. A quest'ultimo, considerato un "santo uomo", è dedicato un breve paragrafo all'interno del contributo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.