Utilizzando i dati ISTAT sulle imprese manifatturiere italiane nate nel 1996 e attive nel 2000, si analizza la dinamica della dimensione d’impresa tramite due differenti tecniche non parametriche: la regressione locale lineare e la densità condizionata. La prima suggerisce la presenza di forti non linearità nel processo di crescita dimensionale, fornendo nuovi spunti al dibattito sulla legge di Gibrat: la relazione tra crescita e dimensione iniziale esiste, ma entro certi limiti dimensionali. La seconda metodologia, consistente in stime di densità condizionate, viene adottata perché la media condizionata, pur stimata con tecniche non parametriche, può perdere la sua capacità di rappresentare il fenomeno in presenza di forti asimmetrie e bimodalità nella distribuzione. La verifica evidenzia che fenomeni di bimodalità non sembrano esistere, se non in corrispondenza di dimensioni minime (1-2 dipendenti). Le stime di densità condizionata mostrano, inoltre, che intorno ai 15 addetti, in corrispondenza dei quali si ha un rilevante mutamento nelle regole del mercato del lavoro, prevalgono comportamenti di inerzia o di contrazione, particolarmente evidenti quando si limita l’analisi con dimensione iniziale compresa tra 5 e 25 dipendenti.
Non linearità e dinamica della dimensione d’impresa in Italia / Basile, Roberto Giovanni; DE NARDIS, S.. - In: RIVISTA ITALIANA DEGLI ECONOMISTI. - ISSN 1593-8662. - 3:(2005), pp. 423-451.
Non linearità e dinamica della dimensione d’impresa in Italia
BASILE, Roberto Giovanni;
2005
Abstract
Utilizzando i dati ISTAT sulle imprese manifatturiere italiane nate nel 1996 e attive nel 2000, si analizza la dinamica della dimensione d’impresa tramite due differenti tecniche non parametriche: la regressione locale lineare e la densità condizionata. La prima suggerisce la presenza di forti non linearità nel processo di crescita dimensionale, fornendo nuovi spunti al dibattito sulla legge di Gibrat: la relazione tra crescita e dimensione iniziale esiste, ma entro certi limiti dimensionali. La seconda metodologia, consistente in stime di densità condizionate, viene adottata perché la media condizionata, pur stimata con tecniche non parametriche, può perdere la sua capacità di rappresentare il fenomeno in presenza di forti asimmetrie e bimodalità nella distribuzione. La verifica evidenzia che fenomeni di bimodalità non sembrano esistere, se non in corrispondenza di dimensioni minime (1-2 dipendenti). Le stime di densità condizionata mostrano, inoltre, che intorno ai 15 addetti, in corrispondenza dei quali si ha un rilevante mutamento nelle regole del mercato del lavoro, prevalgono comportamenti di inerzia o di contrazione, particolarmente evidenti quando si limita l’analisi con dimensione iniziale compresa tra 5 e 25 dipendenti.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.