Nel 1986 Derek Jarman, artista e regista cinematografico britannico, riceve la diagnosi di HIV. Consapevole di avere poco tempo davanti a sé, decide di abbandonare Londra e trasferirsi in un cottage lungo la costa del Kent, a poche centinaia di metri da una centrale nucleare che ne disegna l’orizzonte. Ci troviamo in Dungeness, un luogo aspro e battuto dai venti, dove la ghiaia sostituisce la terra e che, a causa delle scarse precipitazioni, è considerato il solo deserto della Gran Bretagna (1). Mosso da straordinaria determinazione, Jarman inizia a realizzare un giardino raccogliendo piante durante le sue passeggiate solitarie e recuperando sassi e oggetti lasciati dalle maree lungo la riva. L’esito è un giardino di piante e pietre, costellato di sculture. Nella desolazione disarmante del Dungeness, Jarman si impegna nella costruzione di un luogo che gli possa sopravvivere scavando nella ghiaia lo spazio necessario per mettere a dimora le piante, “semplicemente ficcate nel buco e abbandonate al loro destino in balìa dei venti” (2). Prospet cottage diviene così un luogo di resistenza sia alle condizioni ambientali che alla malattia: la lotta delle piante contro i venti sferzanti e il sole diviene un tutt’uno con la lotta del corpo. Jarman tiene un diario - pubblicato nel 1994 con il titolo Modern Nature (3), in cui registra la vita del giardino raccontando l’azione quotidiana che ne asseconda i cambiamenti in modo da organizzare lo spazio secondo i bisogni delle piante, e non viceversa. Al tempo stesso egli costruisce totem, cerchi di pietre e organizza le piante secondo alcune delle figure arcaiche del paesaggio, segnando la differenza tra il giardino e il suo immediato intorno. Prospect cottage è costruito attraverso gli elementi del paesaggio del Kent e non conosce recinti; tuttavia pur essendo un tutt’uno con l’ambiente che lo circonda è un luogo che marca una sottile discontinuità, un’oasi abitata solo da piante e segni capaci di resistere. In questa cornice, il saggio guarda a questa esperienza come ad un caso emblematico capace di sovvertire alcuni archetipi - il prato, il recinto - e di reinterpretarne altri - il parterre - rifondando il senso stesso del giardino come luogo di cura dell’anima. (1) C. Girot, The course of landscape architecture, Thames & Hudson, Londra, 2016, p. 293. (2) D. Jarman, Il giardino di Derek Jarman, Nottetempo, Milano 2019, p. 6. (3) D. Jarman, Modern Nature, Overlook, New York, 1994.

Il giardino come oasi di resistenza / Corbari, Viola; DI DONATO, Benedetta. - In: OFFICINA. - ISSN 2532-1218. - 46(2024), pp. 80-81.

Il giardino come oasi di resistenza

Viola Corbari;Benedetta Di Donato
2024

Abstract

Nel 1986 Derek Jarman, artista e regista cinematografico britannico, riceve la diagnosi di HIV. Consapevole di avere poco tempo davanti a sé, decide di abbandonare Londra e trasferirsi in un cottage lungo la costa del Kent, a poche centinaia di metri da una centrale nucleare che ne disegna l’orizzonte. Ci troviamo in Dungeness, un luogo aspro e battuto dai venti, dove la ghiaia sostituisce la terra e che, a causa delle scarse precipitazioni, è considerato il solo deserto della Gran Bretagna (1). Mosso da straordinaria determinazione, Jarman inizia a realizzare un giardino raccogliendo piante durante le sue passeggiate solitarie e recuperando sassi e oggetti lasciati dalle maree lungo la riva. L’esito è un giardino di piante e pietre, costellato di sculture. Nella desolazione disarmante del Dungeness, Jarman si impegna nella costruzione di un luogo che gli possa sopravvivere scavando nella ghiaia lo spazio necessario per mettere a dimora le piante, “semplicemente ficcate nel buco e abbandonate al loro destino in balìa dei venti” (2). Prospet cottage diviene così un luogo di resistenza sia alle condizioni ambientali che alla malattia: la lotta delle piante contro i venti sferzanti e il sole diviene un tutt’uno con la lotta del corpo. Jarman tiene un diario - pubblicato nel 1994 con il titolo Modern Nature (3), in cui registra la vita del giardino raccontando l’azione quotidiana che ne asseconda i cambiamenti in modo da organizzare lo spazio secondo i bisogni delle piante, e non viceversa. Al tempo stesso egli costruisce totem, cerchi di pietre e organizza le piante secondo alcune delle figure arcaiche del paesaggio, segnando la differenza tra il giardino e il suo immediato intorno. Prospect cottage è costruito attraverso gli elementi del paesaggio del Kent e non conosce recinti; tuttavia pur essendo un tutt’uno con l’ambiente che lo circonda è un luogo che marca una sottile discontinuità, un’oasi abitata solo da piante e segni capaci di resistere. In questa cornice, il saggio guarda a questa esperienza come ad un caso emblematico capace di sovvertire alcuni archetipi - il prato, il recinto - e di reinterpretarne altri - il parterre - rifondando il senso stesso del giardino come luogo di cura dell’anima. (1) C. Girot, The course of landscape architecture, Thames & Hudson, Londra, 2016, p. 293. (2) D. Jarman, Il giardino di Derek Jarman, Nottetempo, Milano 2019, p. 6. (3) D. Jarman, Modern Nature, Overlook, New York, 1994.
2024
giardino; Prospect cottage; Derek Jarman
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Il giardino come oasi di resistenza / Corbari, Viola; DI DONATO, Benedetta. - In: OFFICINA. - ISSN 2532-1218. - 46(2024), pp. 80-81.
File allegati a questo prodotto
File Dimensione Formato  
Di Donato_Giardino-oasi_2024.pdf

accesso aperto

Note: copertina, frontespizio, indice, articolo, retro di copertina
Tipologia: Versione editoriale (versione pubblicata con il layout dell'editore)
Licenza: Creative commons
Dimensione 1.75 MB
Formato Adobe PDF
1.75 MB Adobe PDF

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1717822
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact