Negli ultimi quarant’anni, nell’ambito della biblioteconomia italiana, si sono incessantemente portate avanti riflessioni teoriche e attività pratiche volte alla valutazione delle biblioteche. Dopo lo studio e la misurazione delle risorse e delle attività delle biblioteche, delle loro performance in termini di economicità, efficienze ed efficacia, dopo l’analisi della qualità dei servizi bibliotecari e della user satisfaction, bibliotecari e studiosi di biblioteconomia si sono interessati al tema dell’impatto, inteso come il cambiamento positivo generato in un individuo o in un gruppo di persone dal contatto con la biblioteca e/o dalla fruizione dei suoi servizi. A questa definizione di impatto se ne affianca una seconda, fondamentale nel contesto di questa ricerca: l’impatto è anche il contributo fornito dalla biblioteca o dal sistema bibliotecario al perseguimento degli obiettivi e al soddisfacimento dei bisogni dell’università d’appartenenza. Gli studi sull’impatto delle biblioteche e le attività di valutazione di questo tipo hanno iniziato a diffondersi sin dalla fine degli anni Novanta del secolo scorso in area nordamericana e australiana, mentre sono approdati in Italia solo nella seconda metà degli anni Duemila. Da sempre, in ogni caso, in biblioteconomia l’impatto è stato considerato come un oggetto di valutazione e per questo è stato valorizzato come un potenziale strumento per dimostrare il valore delle biblioteche ai decisori, ma è stato anche ridotto all’ambito – talvolta angusto – della rendicontazione. Il progetto di ricerca che qui si presenta si inserisce all’interno del contesto che si è brevemente tratteggiato, non per mettere in discussione la valutazione delle biblioteche tout court, ma invece per ripensare il momento della valutazione dell’impatto bibliotecario, includendolo in un percorso che renda più efficace la misurazione dei benefici e la comunicazione dei suoi risultati, ma soprattutto che permetta alle biblioteche di riprogettare il proprio posizionamento e il proprio ruolo all’interno e all’esterno degli atenei d’appartenenza, di coltivare il rapporto e il dialogo coi membri delle governance academiche, di risultare davvero incisive nell’ambito delle strategie universitarie e di rispondere concretamente ai bisogni (anche inespressi) dei vari stakeholder. Tale percorso è stato tratteggiato grazie a due attività, che sono state svolte in parallelo, influenzandosi vicendevolmente, e che rappresentano le due ‘anime’ di questo lavoro. La prima attività è quella dello studio della letteratura e della riflessione teorica; la seconda è quella dell’indagine sul campo. Una prima, ampia ricognizione dei contributi di ambito biblioteconomico relativi all’impatto o alle attività volte alla sua misurazione ha permesso innanzitutto di analizzare e classificare metodologie, metodi, tecniche e strumenti per la valutazione dell’impatto. Tutti questi aspetti sono stati esaminati con uno sguardo critico, volto anche alla selezione di una metodologia e alla costruzione di un percorso di ricerca che avrei poi dovuto adottare nel corso dell’indagine sul campo. Nel corso di questa prima ricognizione sono emersi, per quanto riguarda il settore bibliotecario, la centralità dello Standard ISO 16439 come unico punto fermo (complice anche la vicinanza che in biblioteconomia si continua a registrare tra i concetti di valutazione e di rendicontazione) nel mare magnum delle indagini dedicate all’impatto bibliotecario e alcuni elementi di debolezza. Tra questi ultimi vanno ricordati almeno: - la mancanza di varietà metodologica, almeno per quanto riguarda le attività di valutazione dell’impatto delle biblioteche delle università: la metodologia adottata è sempre quella quantitativa, la stragrande maggioranza delle indagini adottano il metodo della ricerca di correlazioni statisticamente significative tra variabili relative all’uso della biblioteca e variabili relative al ‘successo’ che gli utenti hanno in vari campi della loro vita universitaria (perlopiù si fa riferimento ai dati inerenti la media dei voti o l’abbandono anticipato del percorso di studi); - l’estrema focalizzazione delle attività di valutazione, sempre per quanto riguarda le biblioteche delle università: le indagini si concentrano sempre e solo su una specifica struttura bibliotecaria e quasi sempre su un suo preciso servizio; - l’individuazione delle aree d’impatto (cioè degli ambiti della vita personale, professionale, culturale o sociale delle persone sui quali la biblioteca influisce positivamente), che in ambito biblioteconomico (tanto nel caso delle biblioteche delle università quanto nel caso di quelle pubbliche) avviene sempre e comunque a priori: in altre parole, la risposta alla domanda “in che cosa si sperimenta un beneficio legato alla biblioteca, alle sue risorse o alle sue attività?” viene data dal ricercatore e non si basa su dati ed evidenze; è il ricercatore a scegliere di valutare l’impatto generato in un determinato ambito della vita delle persone e non in un altro. Dall’analisi della letteratura, inoltre, è emerso il duplice approccio col quale bibliotecari e ricercatori si sono avvicinati, soprattutto tra la seconda metà degli anni Duemila e i primi anni Dieci, alla valutazione dell’impatto: approccio economico e approccio sociale. In passato, infatti, si sono usati anche metodi della valutazione finanziaria e metodi monetari per stimare e quantificare il beneficio generato da una biblioteca o da un suo servizio. Si è, cioè, valutato l’impatto economico della biblioteca (i benefici che essa genera sull’economia di una comunità) o, in altri casi, si è valutato il suo impatto in termini economici (cercando di dare un ‘prezzo’, un valore monetario, ai benefici immateriali che essa genera). In questo lavoro si è scelto di non seguire queste vie, che hanno due punti deboli: si basano sulla forzata attribuzione di un valore quantitativo a un beneficio che per sa natura è immateriale, connesso con diverse sfere delle vite delle persone, soggettivo; rischiano di far passare una concezione riduttiva della cultura, come di un’attività da finanziare solo perché redditizia. L’individuazione aprioristica delle aree d’impatto da parte dei ricercatori è parsa tra tutte la lacuna più importante, tale da motivare la scelta di ampliare i confini disciplinari della rassegna della letteratura. L’analisi delle attività pratiche di valutazione dell’impatto si estende quindi, in questo lavoro, anche al settore culturale e al Terzo settore. La rassegna della letteratura in questi ambiti disciplinari ha permesso di gettare una nuova luce sulla valutazione dell’impatto e di ripensarla, almeno in parte. In primo luogo, dal confronto con altre discipline è emerso che l’impatto non deve necessariamente essere inteso solo come un oggetto della valutazione, ma anche come un elemento cruciale della programmazione strategica e della gestione: l’impatto, in altre parole, può essere per le biblioteche qualcosa che non solo si valuta, ma che – a monte – si progetta e si gestisce. Questo ha permesso di inquadrare la valutazione dell’impatto all’interno di un processo più ampio, il cosiddetto ciclo della valutazione dell’impatto sociale (VIS) diffuso nel Terzo settore. Questo ciclo, che comprende cinque fasi (1. analisi del contesto e dei bisogni; 2. pianificazione degli obiettivi di impatto; 3. analisi delle attività e scelta di metodologie, strumenti, tempistiche della misurazione; 4. valutazione; 5. comunicazione degli esiti della valutazione e riformulazione di strategie), è stato parzialmente applicato anche alle biblioteche delle università nel corso dell’indagine sul campo. Proprio il confronto con il Terzo settore e lo studio della prima fase del ciclo della VIS hanno aperto una riflessione sul contesto e sui bisogni ai quali dovrebbero rispondere le biblioteche delle università per generare un impatto concreto. Se è vero che l’impatto è qualcosa che va progettato, ancor prima che valutato, sulla base di cosa lo si dovrebbe progettare? Questa riflessione ha a che vedere con la lacuna emersa dall’analisi della letteratura di ambito biblioteconomico relativa all’individuazione aprioristica delle aree d’impatto da parte dei ricercatori. All’interno del ciclo della VIS, ogni ricercatore dovrebbe riuscire a individuare le aree d’impatto sulle quali concentrare la valutazione basandosi sulle evidenze e sugli obiettivi d’impatto; a loro volta, gli obiettivi d’impatto dovrebbero essere stabiliti dal bibliotecario a partire dall’analisi del contesto e dei bisogni. Le biblioteche delle università, allora, conoscono i bisogni delle persone e dell’ateneo d’appartenenza? Che tipo di rapporto intrattengono coi decisori, e quale impatto questi ultimi si aspettano che esse generino? Dalla convinzione del fatto che la progettazione e lo studio dell’impatto delle biblioteche delle università debbano essere strettamente legati a una comprensione profonda del contesto nel quale esse si muovono è nata poi l’esigenza di analizzare i soggetti che compongono il sistema universitario italiano e i meccanismi che lo muovono, nonché le tendenze che lo attraversano. A partire dall’analisi di un’ampia documentazione, sono stati selezionate ed esaminate tre delle tendenze che stanno orientando le strategie degli atenei: la transdisciplinarità, l’affiancamento di competenze informative e altre skills alle competenze disciplinari tradizionalmente trasmesse nei corsi di laurea, la crescente rilevanza che sta assumendo – anche nelle attività di valutazione dell’università – la terza missione. Lo studio del rapporto tra biblioteche e ateneo (mediato dai membri delle governance accademiche), insomma, costituisce un pilastro portante della riflessione contenuta nel lavoro che si sta presentando. Nel corso della ricerca è stato definito e teorizzato il concetto di allineamento, inteso come il processo attraverso il quale la biblioteca si riconosce come parte di un sistema complesso – che esprime i propri valori, obiettivi e strategie – e pertanto allinea i suoi obiettivi e le sue attività ai valori, agli obiettivi e alle azioni strategiche adottati dall’istituzione d’appartenenza, rispettando però sempre la propria identità e la propria mission. Nello specifico ambito delle biblioteche delle università, l’allineamento è il processo attraverso il quale la biblioteca – o il sistema bibliotecario d’ateneo – si riconosce come parte del sistema complesso dell’università – che definisce ed esprime i propri valori, obiettivi e strategie – e pertanto allinea i suoi obiettivi e le sue attività ai valori, agli obiettivi e alle azioni strategiche adottati dall’università d’appartenenza, rispettando però sempre la propria identità e la propria mission. Il processo di allineamento proposto nella tesi è composto da cinque fasi: 1. comprensione di quello che è il posizionamento della biblioteca o del sistema bibliotecario d’ateneo nell’università e nella mente dei decisori; 2. individuazione della vision, della mission, degli obiettivi strategici ed eventualmente dei bisogni dell’ateneo d’appartenenza; 3. selezione critica degli obiettivi dell'ateneo ai quali allineare quelli della biblioteca o del sistema bibliotecario; 4. definizione del piano strategico della biblioteca o del sistema bibliotecario; 5. pianificazione dell’impatto che la biblioteca o il sistema bibliotecario intende generare. La prima di queste fasi coincide sostanzialmente con la fase di analisi del contesto e dei bisogni del ciclo della VIS; la quinta con la fase della progettazione dell’impatto, sempre nel ciclo della VIS. Si è dunque disegnato un percorso per la progettazione, la gestione e la valutazione dell’impatto che affondi le sue radici nel confronto coi decisori e nella comprensione profonda dei bisogni dell’ateneo. Questo è tanto più rilevante se si considera che l’impatto è definito anche come il contributo fornito dalle biblioteche al perseguimento degli obiettivi dell’ateneo d’appartenenza. Il rapporto delle biblioteche coi membri delle governance accademiche, il ruolo che esse svolgono nelle strategie degli atenei, l’impatto che i decisori si aspettano che esse generino sono stati poi al centro di un’indagine condotta sui documenti di pianificazione strategica dei 99 atenei italiani (pubblici e privati, compresi le università telematiche e gli istituti universitari a ordinamento speciale). Dall’indagine è emerso che gli atenei hanno spesso una visione parziale di quello che le biblioteche fanno e che potrebbero fare in relazione alle tre missioni universitarie e ai vari obiettivi strategici. I decisori associano sostanzialmente alle biblioteche i concetti di spazi da gestire e di patrimonio bibliografico (spesso attenzionato in modo speciale se raro o antico, e quindi considerato particolarmente valido nelle attività di terza missione), molto meno dimostrano un’attenzione per i servizi e considerano le biblioteche come partner strategici per il perseguimento degli obiettivi delle università. Se questa indagine ha rappresentato l’occasione per rivolgere uno sguardo ampio, a livello nazionale, ai temi dell’impatto atteso e del rapporto tra biblioteche delle università e decisori, è nel corso dell’indagine sul campo svolta nell’ambito della ricerca che si sta presentando che si sono potuti esaminare in profondità tali temi e l’allineamento. L’indagine sul campo, infatti, si è articolata in tre fasi che – come anticipato – hanno accompagnato e nutrito la riflessione teorica e ne sono state alimentate. Nell’indagine sono stati coinvolti quattro atenei come casi di studio: l’Università Bocconi di Milano, l’Università degli Studi di Perugia, l’Università degli Studi di Salerno e Sapienza Università di Roma. I casi di studio sono stati selezionati sulla base di cinque criteri (numero di studenti iscritti; varietà delle discipline insegnate, per comprendere nel campione università sia “generaliste”, sia altamente specializzate; dimensioni della città che ospita l’ateneo; sua collocazione geografica; appartenenza pubblica o privata), con l’obiettivo era individuare un numero ridotto di atenei, differenziati tra di loro. Lungo tutta l’indagine si è tentato di mettere in pratica il ciclo della VIS del Terzo settore. Una prima fase è stata dedicata all’analisi del contesto, affidata all’esame della documentazione degli atenei e dei sistemi bibliotecari (o della Biblioteca, nel caso di Bocconi). L’analisi ha permesso di comprendere in profondità il funzionamento dei sistemi bibliotecari e della Biblioteca e di tratteggiare la rete di relazioni nella quale ciascuno di essi è inserito. Nel corso di questa fase ho intervistato la direttrice della Biblioteca Bocconi, per raccogliere informazioni su quello che attualmente risulta essere l’unico esempio di allineamento programmatico, ‘compiuto’ e dichiarato tra gli obiettivi della Biblioteca e quelli dell’ateneo d’appartenenza. Dall’esame della documentazione degli atenei sono emersi poi gli obiettivi strategici delle università coinvolte. Per far sì che anche nell’indagine condotta sul campo ci fosse una vera e propria analisi dei bisogni, però, l’esame degli obiettivi enunciati nei documenti di programmazione delle università non è parso sufficiente. Una seconda fase dell’indagine, dunque, è stata dedicata al confronto coi membri delle governance accademiche dell’Università di Salerno e di Sapienza Università di Roma. I decisori sono stati coinvolti in interviste qualitative che avevano l’obiettivo di indagare a fondo i bisogni degli atenei, di comprendere quale ruolo la governance accademica assegna alle biblioteche in relazione a tali bisogni e quale impatto si aspetta da esse. Dalle interviste è emersa un’ampia rete di bisogni inespressi nella documentazione accademica, ad esempio il bisogno di incoraggiare la transdisciplinarità, il bisogno di lavorare sull’accesso aperto, sulle skills degli studenti, di avviarli all’approfondimento dei propri studi e alla ricerca contrastando un modello di percorso universitario esclusivamente legato all’acquisizione di CFU. Ancora, sono emersi diversi spunti su quello che le biblioteche potrebbero fare, secondo i decisori, per rispondere ai bisogni delle università e degli studenti. Infine, sono stati individuati tre temi ‘caldi’, cioè temi nuovi, non indagati intenzionalmente nel corso delle interviste, ma emersi con forza dalle parole dei decisori perché ritenuti particolarmente delicati e degni d’attenzione per il futuro delle università e delle biblioteche: il tema dell’interdisciplinarità, il tema della necessità di approfondimento nell’era della distrazione e il tema del tempo lento, dello spazio e della capacità di lavorare sulla parola e sulle skills ad essa collegate come le tre caratteristiche che rendono le biblioteche particolarmente adatte a proporsi come ‘ponte’ tra università e persone esterne alla comunità accademica. Con queste due fasi si è portata a termine l’applicazione all’indagine del primo passaggio del ciclo della VIS del Terzo settore: l’analisi di contesto e bisogni. Non è stato possibile mettere in pratica compiutamente, invece, il secondo passaggio del ciclo (pianificazione degli obiettivi di impatto), che ovviamente spetta ai bibliotecari nell’ambito dell’attività di programmazione e indirizzo delle attività bibliotecarie. Per sopperire a questa lacuna, si sono intervistati i responsabili dei sistemi bibliotecari e della Biblioteca Bocconi, con l’obiettivo di capire se, effettivamente, questa attività di programmazione venga portata avanti. Quello che è emerso – dalle interviste, ma anche alla luce di un’indagine svolta online sui siti dei sistemi bibliotecari degli atenei italiani – è che i piani strategici rappresentano ancora una novità e sono assolutamente rari per i sistemi bibliotecari d’ateneo (ancor più per le singole biblioteche). Il terzo passaggio del ciclo della VIS (analisi delle attività e scelta di metodologie, strumenti, tempistiche della misurazione) è stato affidato, nel caso della mia ricerca, all’analisi della letteratura e al confronto con gli studenti universitari. La scelta è stata infatti quella di evitare l’individuazione a priori delle aree d’impatto sulle quali concentrare la valutazione, ma di selezionarle attraverso il dialogo con gli utenti delle biblioteche su cui la valutazione si dovrà concentrare. Sono pertanto stati organizzati tre focus group che hanno coinvolto studenti dell’Università di Salerno e di Sapienza, con l’obiettivo di raccogliere le ‘storie d’impatto’, cioè i racconti dei benefici generati dalle biblioteche delle università ed effettivamente sperimentati e percepiti dai ragazzi. Per evitare il rischio di ottenere risultati vaghi e dispersivi, la discussione dei focus group è stata ‘ancorata’ a precise risorse, servizi e attività delle biblioteche. In altre parole, agli studenti è stato chiesto di raccontare l’impatto che essi hanno percepito nella loro vita non a partire da un contatto con la biblioteca in generale, ma grazie all’uso di specifiche risorse, di determinati servizi, eccetera. I focus group hanno permesso di individuare le aree d’impatto, ma hanno anche fatto emergere i bisogni degli studenti, in particolare in tema di information literacy, e diversi spunti rispetto al loro rapporto con le biblioteche delle università. In particolare, dal confronto con gli studenti è emersa l’idea per cui il rapporto con la biblioteca dell’università rappresenta, per i ragazzi, solo una fase e un aspetto di un rapporto più ampio, che è il rapporto tra la persona e le biblioteche in generale. La rigida distinzione che esiste agli occhi dei bibliotecari tra biblioteche di pubblica lettura, biblioteche delle università, biblioteche scolastiche, eccetera, è assolutamente sfumata agli occhi degli utenti. Ancora, gli studenti hanno insistito su alcune caratteristiche che rendono ‘speciali’ le biblioteche ai loro occhi: il fatto che sono luoghi di benessere, del tempo lento e dell’approfondimento, la loro dimensione relazionale e il loro ruolo di attivatori di competenze informative per la vita (non solo accademica). Grazie al confronto con gli studenti, che ha fatto emergere alcuni loro bisogni che attualmente sfuggono ai decisori delle università, è stato possibile ampliare ancora la riflessione sull’allineamento. In tal senso, l’allineamento è stato inteso e definito anche come il processo attraverso il quale le biblioteche, che sono a contatto con gli utenti istituzionali e non, individuano alcuni bisogni che emergono dalla società e che le università non possono ignorare o lasciare in secondo piano e li segnalano all’ateneo d’appartenenza, favorendone così l’allineamento col mondo extra-accademico. Ancora, il confronto – sin dalla fase dell’analisi della letteratura – col settore delle biblioteche pubbliche e la visione espressa dagli studenti di una continuità tra il loro rapporto con le biblioteche pubbliche e quelle accademiche ha spinto a riflettere e ad auspicare anche un allineamento interno al settore bibliotecario. Questo va inteso come l’allineamento degli obiettivi e delle tendenze del settore delle biblioteche delle università agli obiettivi e alle tendenze del settore delle biblioteche pubbliche, che negli ultimi anni hanno tracciato un percorso da seguire in relazione alla costruzione di un sistema informativo e alla cura del dialogo coi decisori, obiettivi che sembrano essere meno presenti, attualmente, nell’agenda del settore delle biblioteche delle università italiane. Tutte le evidenze raccolte grazie ai focus group hanno poi costituito la base per la costruzione di uno strumento di misurazione dell’impatto, modulabile e adattabile a contesti diversi. Quello che si è proposto nella tesi è un questionario quanti-qualitativo, all’interno del quale ogni domanda e ogni risposta (nel caso delle domande a risposta multipla) sono basate sui dati emersi dai focus group e sulle aree d’impatto individuate a partire dal confronto con gli studenti. Il questionario rappresenta uno dei risultati della ricerca, viene messo a disposizione di tutte le biblioteche o i sistemi bibliotecari delle università ed è stato già adattato e modificato, nel corso degli ultimi mesi della ricerca, per essere usato dal Sistema bibliotecario Sapienza in un’indagine sulla user satisfaction e sull’impatto percepito dagli studenti che rappresenterà la prima grande attività di valutazione dell’impatto sociale condotta da un ateneo in Italia. La ricerca che si presenta, in sintesi, ha: - proposto un percorso di valutazione dell’impatto sociale delle biblioteche delle università italiane, riadattando al contesto biblioteconomico il ciclo della VIS del Terzo settore; - inserito la valutazione dell’impatto delle biblioteche in una cornice teorica più ampia, che includa la sua progettazione e la sua gestione e che leghi strettamente questi passaggi alla comprensione profonda degli obiettivi e dei bisogni dell’ateneo d’appartenenza, al dialogo con gli stakeholder in generale e coi decisori in particolare, nell’ottica dell’allineamento; - introdotto il concetto di allineamento nella sua triplice accezione e disegnato il processo di allineamento, sottolineando punti critici e punti di contatto col percorso di valutazione dell’impatto; - grazie all’ascolto dei decisori e degli studenti, introdotto temi e oggetti d’indagine (transdisciplinarità, nuove competenze e competenze informative, bisogno di approfondimento) che meriteranno una riflessione futura su quello che le biblioteche delle università possono e dovrebbero fare per rispondere a nuovi bisogni degli atenei, degli utenti e della società.

Definizione di un percorso sperimentale per la valutazione dell’impatto delle biblioteche delle università italiane / Bertazzoli, Agnese. - (2024 May 23).

Definizione di un percorso sperimentale per la valutazione dell’impatto delle biblioteche delle università italiane

BERTAZZOLI, Agnese
23/05/2024

Abstract

Negli ultimi quarant’anni, nell’ambito della biblioteconomia italiana, si sono incessantemente portate avanti riflessioni teoriche e attività pratiche volte alla valutazione delle biblioteche. Dopo lo studio e la misurazione delle risorse e delle attività delle biblioteche, delle loro performance in termini di economicità, efficienze ed efficacia, dopo l’analisi della qualità dei servizi bibliotecari e della user satisfaction, bibliotecari e studiosi di biblioteconomia si sono interessati al tema dell’impatto, inteso come il cambiamento positivo generato in un individuo o in un gruppo di persone dal contatto con la biblioteca e/o dalla fruizione dei suoi servizi. A questa definizione di impatto se ne affianca una seconda, fondamentale nel contesto di questa ricerca: l’impatto è anche il contributo fornito dalla biblioteca o dal sistema bibliotecario al perseguimento degli obiettivi e al soddisfacimento dei bisogni dell’università d’appartenenza. Gli studi sull’impatto delle biblioteche e le attività di valutazione di questo tipo hanno iniziato a diffondersi sin dalla fine degli anni Novanta del secolo scorso in area nordamericana e australiana, mentre sono approdati in Italia solo nella seconda metà degli anni Duemila. Da sempre, in ogni caso, in biblioteconomia l’impatto è stato considerato come un oggetto di valutazione e per questo è stato valorizzato come un potenziale strumento per dimostrare il valore delle biblioteche ai decisori, ma è stato anche ridotto all’ambito – talvolta angusto – della rendicontazione. Il progetto di ricerca che qui si presenta si inserisce all’interno del contesto che si è brevemente tratteggiato, non per mettere in discussione la valutazione delle biblioteche tout court, ma invece per ripensare il momento della valutazione dell’impatto bibliotecario, includendolo in un percorso che renda più efficace la misurazione dei benefici e la comunicazione dei suoi risultati, ma soprattutto che permetta alle biblioteche di riprogettare il proprio posizionamento e il proprio ruolo all’interno e all’esterno degli atenei d’appartenenza, di coltivare il rapporto e il dialogo coi membri delle governance academiche, di risultare davvero incisive nell’ambito delle strategie universitarie e di rispondere concretamente ai bisogni (anche inespressi) dei vari stakeholder. Tale percorso è stato tratteggiato grazie a due attività, che sono state svolte in parallelo, influenzandosi vicendevolmente, e che rappresentano le due ‘anime’ di questo lavoro. La prima attività è quella dello studio della letteratura e della riflessione teorica; la seconda è quella dell’indagine sul campo. Una prima, ampia ricognizione dei contributi di ambito biblioteconomico relativi all’impatto o alle attività volte alla sua misurazione ha permesso innanzitutto di analizzare e classificare metodologie, metodi, tecniche e strumenti per la valutazione dell’impatto. Tutti questi aspetti sono stati esaminati con uno sguardo critico, volto anche alla selezione di una metodologia e alla costruzione di un percorso di ricerca che avrei poi dovuto adottare nel corso dell’indagine sul campo. Nel corso di questa prima ricognizione sono emersi, per quanto riguarda il settore bibliotecario, la centralità dello Standard ISO 16439 come unico punto fermo (complice anche la vicinanza che in biblioteconomia si continua a registrare tra i concetti di valutazione e di rendicontazione) nel mare magnum delle indagini dedicate all’impatto bibliotecario e alcuni elementi di debolezza. Tra questi ultimi vanno ricordati almeno: - la mancanza di varietà metodologica, almeno per quanto riguarda le attività di valutazione dell’impatto delle biblioteche delle università: la metodologia adottata è sempre quella quantitativa, la stragrande maggioranza delle indagini adottano il metodo della ricerca di correlazioni statisticamente significative tra variabili relative all’uso della biblioteca e variabili relative al ‘successo’ che gli utenti hanno in vari campi della loro vita universitaria (perlopiù si fa riferimento ai dati inerenti la media dei voti o l’abbandono anticipato del percorso di studi); - l’estrema focalizzazione delle attività di valutazione, sempre per quanto riguarda le biblioteche delle università: le indagini si concentrano sempre e solo su una specifica struttura bibliotecaria e quasi sempre su un suo preciso servizio; - l’individuazione delle aree d’impatto (cioè degli ambiti della vita personale, professionale, culturale o sociale delle persone sui quali la biblioteca influisce positivamente), che in ambito biblioteconomico (tanto nel caso delle biblioteche delle università quanto nel caso di quelle pubbliche) avviene sempre e comunque a priori: in altre parole, la risposta alla domanda “in che cosa si sperimenta un beneficio legato alla biblioteca, alle sue risorse o alle sue attività?” viene data dal ricercatore e non si basa su dati ed evidenze; è il ricercatore a scegliere di valutare l’impatto generato in un determinato ambito della vita delle persone e non in un altro. Dall’analisi della letteratura, inoltre, è emerso il duplice approccio col quale bibliotecari e ricercatori si sono avvicinati, soprattutto tra la seconda metà degli anni Duemila e i primi anni Dieci, alla valutazione dell’impatto: approccio economico e approccio sociale. In passato, infatti, si sono usati anche metodi della valutazione finanziaria e metodi monetari per stimare e quantificare il beneficio generato da una biblioteca o da un suo servizio. Si è, cioè, valutato l’impatto economico della biblioteca (i benefici che essa genera sull’economia di una comunità) o, in altri casi, si è valutato il suo impatto in termini economici (cercando di dare un ‘prezzo’, un valore monetario, ai benefici immateriali che essa genera). In questo lavoro si è scelto di non seguire queste vie, che hanno due punti deboli: si basano sulla forzata attribuzione di un valore quantitativo a un beneficio che per sa natura è immateriale, connesso con diverse sfere delle vite delle persone, soggettivo; rischiano di far passare una concezione riduttiva della cultura, come di un’attività da finanziare solo perché redditizia. L’individuazione aprioristica delle aree d’impatto da parte dei ricercatori è parsa tra tutte la lacuna più importante, tale da motivare la scelta di ampliare i confini disciplinari della rassegna della letteratura. L’analisi delle attività pratiche di valutazione dell’impatto si estende quindi, in questo lavoro, anche al settore culturale e al Terzo settore. La rassegna della letteratura in questi ambiti disciplinari ha permesso di gettare una nuova luce sulla valutazione dell’impatto e di ripensarla, almeno in parte. In primo luogo, dal confronto con altre discipline è emerso che l’impatto non deve necessariamente essere inteso solo come un oggetto della valutazione, ma anche come un elemento cruciale della programmazione strategica e della gestione: l’impatto, in altre parole, può essere per le biblioteche qualcosa che non solo si valuta, ma che – a monte – si progetta e si gestisce. Questo ha permesso di inquadrare la valutazione dell’impatto all’interno di un processo più ampio, il cosiddetto ciclo della valutazione dell’impatto sociale (VIS) diffuso nel Terzo settore. Questo ciclo, che comprende cinque fasi (1. analisi del contesto e dei bisogni; 2. pianificazione degli obiettivi di impatto; 3. analisi delle attività e scelta di metodologie, strumenti, tempistiche della misurazione; 4. valutazione; 5. comunicazione degli esiti della valutazione e riformulazione di strategie), è stato parzialmente applicato anche alle biblioteche delle università nel corso dell’indagine sul campo. Proprio il confronto con il Terzo settore e lo studio della prima fase del ciclo della VIS hanno aperto una riflessione sul contesto e sui bisogni ai quali dovrebbero rispondere le biblioteche delle università per generare un impatto concreto. Se è vero che l’impatto è qualcosa che va progettato, ancor prima che valutato, sulla base di cosa lo si dovrebbe progettare? Questa riflessione ha a che vedere con la lacuna emersa dall’analisi della letteratura di ambito biblioteconomico relativa all’individuazione aprioristica delle aree d’impatto da parte dei ricercatori. All’interno del ciclo della VIS, ogni ricercatore dovrebbe riuscire a individuare le aree d’impatto sulle quali concentrare la valutazione basandosi sulle evidenze e sugli obiettivi d’impatto; a loro volta, gli obiettivi d’impatto dovrebbero essere stabiliti dal bibliotecario a partire dall’analisi del contesto e dei bisogni. Le biblioteche delle università, allora, conoscono i bisogni delle persone e dell’ateneo d’appartenenza? Che tipo di rapporto intrattengono coi decisori, e quale impatto questi ultimi si aspettano che esse generino? Dalla convinzione del fatto che la progettazione e lo studio dell’impatto delle biblioteche delle università debbano essere strettamente legati a una comprensione profonda del contesto nel quale esse si muovono è nata poi l’esigenza di analizzare i soggetti che compongono il sistema universitario italiano e i meccanismi che lo muovono, nonché le tendenze che lo attraversano. A partire dall’analisi di un’ampia documentazione, sono stati selezionate ed esaminate tre delle tendenze che stanno orientando le strategie degli atenei: la transdisciplinarità, l’affiancamento di competenze informative e altre skills alle competenze disciplinari tradizionalmente trasmesse nei corsi di laurea, la crescente rilevanza che sta assumendo – anche nelle attività di valutazione dell’università – la terza missione. Lo studio del rapporto tra biblioteche e ateneo (mediato dai membri delle governance accademiche), insomma, costituisce un pilastro portante della riflessione contenuta nel lavoro che si sta presentando. Nel corso della ricerca è stato definito e teorizzato il concetto di allineamento, inteso come il processo attraverso il quale la biblioteca si riconosce come parte di un sistema complesso – che esprime i propri valori, obiettivi e strategie – e pertanto allinea i suoi obiettivi e le sue attività ai valori, agli obiettivi e alle azioni strategiche adottati dall’istituzione d’appartenenza, rispettando però sempre la propria identità e la propria mission. Nello specifico ambito delle biblioteche delle università, l’allineamento è il processo attraverso il quale la biblioteca – o il sistema bibliotecario d’ateneo – si riconosce come parte del sistema complesso dell’università – che definisce ed esprime i propri valori, obiettivi e strategie – e pertanto allinea i suoi obiettivi e le sue attività ai valori, agli obiettivi e alle azioni strategiche adottati dall’università d’appartenenza, rispettando però sempre la propria identità e la propria mission. Il processo di allineamento proposto nella tesi è composto da cinque fasi: 1. comprensione di quello che è il posizionamento della biblioteca o del sistema bibliotecario d’ateneo nell’università e nella mente dei decisori; 2. individuazione della vision, della mission, degli obiettivi strategici ed eventualmente dei bisogni dell’ateneo d’appartenenza; 3. selezione critica degli obiettivi dell'ateneo ai quali allineare quelli della biblioteca o del sistema bibliotecario; 4. definizione del piano strategico della biblioteca o del sistema bibliotecario; 5. pianificazione dell’impatto che la biblioteca o il sistema bibliotecario intende generare. La prima di queste fasi coincide sostanzialmente con la fase di analisi del contesto e dei bisogni del ciclo della VIS; la quinta con la fase della progettazione dell’impatto, sempre nel ciclo della VIS. Si è dunque disegnato un percorso per la progettazione, la gestione e la valutazione dell’impatto che affondi le sue radici nel confronto coi decisori e nella comprensione profonda dei bisogni dell’ateneo. Questo è tanto più rilevante se si considera che l’impatto è definito anche come il contributo fornito dalle biblioteche al perseguimento degli obiettivi dell’ateneo d’appartenenza. Il rapporto delle biblioteche coi membri delle governance accademiche, il ruolo che esse svolgono nelle strategie degli atenei, l’impatto che i decisori si aspettano che esse generino sono stati poi al centro di un’indagine condotta sui documenti di pianificazione strategica dei 99 atenei italiani (pubblici e privati, compresi le università telematiche e gli istituti universitari a ordinamento speciale). Dall’indagine è emerso che gli atenei hanno spesso una visione parziale di quello che le biblioteche fanno e che potrebbero fare in relazione alle tre missioni universitarie e ai vari obiettivi strategici. I decisori associano sostanzialmente alle biblioteche i concetti di spazi da gestire e di patrimonio bibliografico (spesso attenzionato in modo speciale se raro o antico, e quindi considerato particolarmente valido nelle attività di terza missione), molto meno dimostrano un’attenzione per i servizi e considerano le biblioteche come partner strategici per il perseguimento degli obiettivi delle università. Se questa indagine ha rappresentato l’occasione per rivolgere uno sguardo ampio, a livello nazionale, ai temi dell’impatto atteso e del rapporto tra biblioteche delle università e decisori, è nel corso dell’indagine sul campo svolta nell’ambito della ricerca che si sta presentando che si sono potuti esaminare in profondità tali temi e l’allineamento. L’indagine sul campo, infatti, si è articolata in tre fasi che – come anticipato – hanno accompagnato e nutrito la riflessione teorica e ne sono state alimentate. Nell’indagine sono stati coinvolti quattro atenei come casi di studio: l’Università Bocconi di Milano, l’Università degli Studi di Perugia, l’Università degli Studi di Salerno e Sapienza Università di Roma. I casi di studio sono stati selezionati sulla base di cinque criteri (numero di studenti iscritti; varietà delle discipline insegnate, per comprendere nel campione università sia “generaliste”, sia altamente specializzate; dimensioni della città che ospita l’ateneo; sua collocazione geografica; appartenenza pubblica o privata), con l’obiettivo era individuare un numero ridotto di atenei, differenziati tra di loro. Lungo tutta l’indagine si è tentato di mettere in pratica il ciclo della VIS del Terzo settore. Una prima fase è stata dedicata all’analisi del contesto, affidata all’esame della documentazione degli atenei e dei sistemi bibliotecari (o della Biblioteca, nel caso di Bocconi). L’analisi ha permesso di comprendere in profondità il funzionamento dei sistemi bibliotecari e della Biblioteca e di tratteggiare la rete di relazioni nella quale ciascuno di essi è inserito. Nel corso di questa fase ho intervistato la direttrice della Biblioteca Bocconi, per raccogliere informazioni su quello che attualmente risulta essere l’unico esempio di allineamento programmatico, ‘compiuto’ e dichiarato tra gli obiettivi della Biblioteca e quelli dell’ateneo d’appartenenza. Dall’esame della documentazione degli atenei sono emersi poi gli obiettivi strategici delle università coinvolte. Per far sì che anche nell’indagine condotta sul campo ci fosse una vera e propria analisi dei bisogni, però, l’esame degli obiettivi enunciati nei documenti di programmazione delle università non è parso sufficiente. Una seconda fase dell’indagine, dunque, è stata dedicata al confronto coi membri delle governance accademiche dell’Università di Salerno e di Sapienza Università di Roma. I decisori sono stati coinvolti in interviste qualitative che avevano l’obiettivo di indagare a fondo i bisogni degli atenei, di comprendere quale ruolo la governance accademica assegna alle biblioteche in relazione a tali bisogni e quale impatto si aspetta da esse. Dalle interviste è emersa un’ampia rete di bisogni inespressi nella documentazione accademica, ad esempio il bisogno di incoraggiare la transdisciplinarità, il bisogno di lavorare sull’accesso aperto, sulle skills degli studenti, di avviarli all’approfondimento dei propri studi e alla ricerca contrastando un modello di percorso universitario esclusivamente legato all’acquisizione di CFU. Ancora, sono emersi diversi spunti su quello che le biblioteche potrebbero fare, secondo i decisori, per rispondere ai bisogni delle università e degli studenti. Infine, sono stati individuati tre temi ‘caldi’, cioè temi nuovi, non indagati intenzionalmente nel corso delle interviste, ma emersi con forza dalle parole dei decisori perché ritenuti particolarmente delicati e degni d’attenzione per il futuro delle università e delle biblioteche: il tema dell’interdisciplinarità, il tema della necessità di approfondimento nell’era della distrazione e il tema del tempo lento, dello spazio e della capacità di lavorare sulla parola e sulle skills ad essa collegate come le tre caratteristiche che rendono le biblioteche particolarmente adatte a proporsi come ‘ponte’ tra università e persone esterne alla comunità accademica. Con queste due fasi si è portata a termine l’applicazione all’indagine del primo passaggio del ciclo della VIS del Terzo settore: l’analisi di contesto e bisogni. Non è stato possibile mettere in pratica compiutamente, invece, il secondo passaggio del ciclo (pianificazione degli obiettivi di impatto), che ovviamente spetta ai bibliotecari nell’ambito dell’attività di programmazione e indirizzo delle attività bibliotecarie. Per sopperire a questa lacuna, si sono intervistati i responsabili dei sistemi bibliotecari e della Biblioteca Bocconi, con l’obiettivo di capire se, effettivamente, questa attività di programmazione venga portata avanti. Quello che è emerso – dalle interviste, ma anche alla luce di un’indagine svolta online sui siti dei sistemi bibliotecari degli atenei italiani – è che i piani strategici rappresentano ancora una novità e sono assolutamente rari per i sistemi bibliotecari d’ateneo (ancor più per le singole biblioteche). Il terzo passaggio del ciclo della VIS (analisi delle attività e scelta di metodologie, strumenti, tempistiche della misurazione) è stato affidato, nel caso della mia ricerca, all’analisi della letteratura e al confronto con gli studenti universitari. La scelta è stata infatti quella di evitare l’individuazione a priori delle aree d’impatto sulle quali concentrare la valutazione, ma di selezionarle attraverso il dialogo con gli utenti delle biblioteche su cui la valutazione si dovrà concentrare. Sono pertanto stati organizzati tre focus group che hanno coinvolto studenti dell’Università di Salerno e di Sapienza, con l’obiettivo di raccogliere le ‘storie d’impatto’, cioè i racconti dei benefici generati dalle biblioteche delle università ed effettivamente sperimentati e percepiti dai ragazzi. Per evitare il rischio di ottenere risultati vaghi e dispersivi, la discussione dei focus group è stata ‘ancorata’ a precise risorse, servizi e attività delle biblioteche. In altre parole, agli studenti è stato chiesto di raccontare l’impatto che essi hanno percepito nella loro vita non a partire da un contatto con la biblioteca in generale, ma grazie all’uso di specifiche risorse, di determinati servizi, eccetera. I focus group hanno permesso di individuare le aree d’impatto, ma hanno anche fatto emergere i bisogni degli studenti, in particolare in tema di information literacy, e diversi spunti rispetto al loro rapporto con le biblioteche delle università. In particolare, dal confronto con gli studenti è emersa l’idea per cui il rapporto con la biblioteca dell’università rappresenta, per i ragazzi, solo una fase e un aspetto di un rapporto più ampio, che è il rapporto tra la persona e le biblioteche in generale. La rigida distinzione che esiste agli occhi dei bibliotecari tra biblioteche di pubblica lettura, biblioteche delle università, biblioteche scolastiche, eccetera, è assolutamente sfumata agli occhi degli utenti. Ancora, gli studenti hanno insistito su alcune caratteristiche che rendono ‘speciali’ le biblioteche ai loro occhi: il fatto che sono luoghi di benessere, del tempo lento e dell’approfondimento, la loro dimensione relazionale e il loro ruolo di attivatori di competenze informative per la vita (non solo accademica). Grazie al confronto con gli studenti, che ha fatto emergere alcuni loro bisogni che attualmente sfuggono ai decisori delle università, è stato possibile ampliare ancora la riflessione sull’allineamento. In tal senso, l’allineamento è stato inteso e definito anche come il processo attraverso il quale le biblioteche, che sono a contatto con gli utenti istituzionali e non, individuano alcuni bisogni che emergono dalla società e che le università non possono ignorare o lasciare in secondo piano e li segnalano all’ateneo d’appartenenza, favorendone così l’allineamento col mondo extra-accademico. Ancora, il confronto – sin dalla fase dell’analisi della letteratura – col settore delle biblioteche pubbliche e la visione espressa dagli studenti di una continuità tra il loro rapporto con le biblioteche pubbliche e quelle accademiche ha spinto a riflettere e ad auspicare anche un allineamento interno al settore bibliotecario. Questo va inteso come l’allineamento degli obiettivi e delle tendenze del settore delle biblioteche delle università agli obiettivi e alle tendenze del settore delle biblioteche pubbliche, che negli ultimi anni hanno tracciato un percorso da seguire in relazione alla costruzione di un sistema informativo e alla cura del dialogo coi decisori, obiettivi che sembrano essere meno presenti, attualmente, nell’agenda del settore delle biblioteche delle università italiane. Tutte le evidenze raccolte grazie ai focus group hanno poi costituito la base per la costruzione di uno strumento di misurazione dell’impatto, modulabile e adattabile a contesti diversi. Quello che si è proposto nella tesi è un questionario quanti-qualitativo, all’interno del quale ogni domanda e ogni risposta (nel caso delle domande a risposta multipla) sono basate sui dati emersi dai focus group e sulle aree d’impatto individuate a partire dal confronto con gli studenti. Il questionario rappresenta uno dei risultati della ricerca, viene messo a disposizione di tutte le biblioteche o i sistemi bibliotecari delle università ed è stato già adattato e modificato, nel corso degli ultimi mesi della ricerca, per essere usato dal Sistema bibliotecario Sapienza in un’indagine sulla user satisfaction e sull’impatto percepito dagli studenti che rappresenterà la prima grande attività di valutazione dell’impatto sociale condotta da un ateneo in Italia. La ricerca che si presenta, in sintesi, ha: - proposto un percorso di valutazione dell’impatto sociale delle biblioteche delle università italiane, riadattando al contesto biblioteconomico il ciclo della VIS del Terzo settore; - inserito la valutazione dell’impatto delle biblioteche in una cornice teorica più ampia, che includa la sua progettazione e la sua gestione e che leghi strettamente questi passaggi alla comprensione profonda degli obiettivi e dei bisogni dell’ateneo d’appartenenza, al dialogo con gli stakeholder in generale e coi decisori in particolare, nell’ottica dell’allineamento; - introdotto il concetto di allineamento nella sua triplice accezione e disegnato il processo di allineamento, sottolineando punti critici e punti di contatto col percorso di valutazione dell’impatto; - grazie all’ascolto dei decisori e degli studenti, introdotto temi e oggetti d’indagine (transdisciplinarità, nuove competenze e competenze informative, bisogno di approfondimento) che meriteranno una riflessione futura su quello che le biblioteche delle università possono e dovrebbero fare per rispondere a nuovi bisogni degli atenei, degli utenti e della società.
23-mag-2024
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Tipologia: Tesi di dottorato
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1717073
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