Parlare di cura dei luoghi porta a riflettere sull’attenzione del progettista nei confronti del luogo, ma non nei termini, oggi sempre più presenti, della rigenerazione o dell’ambiente, piuttosto verso quelli del contesto, in quanto questo contiene e rappresenta l’identità, la tradizione, la storia. Prendendo spunto dall’esistenzialismo filosofico ‘il luogo evidentemente fa parte integrante della nostra esistenza’ (Heidegger, 1927) e possiamo comprenderlo come fenomenologia, tanto che secondo questo approccio si possono esaminare molti e diversi paesaggi. Così, ‘imparare dal paesaggio esistente è, per un architetto, un modo di essere rivoluzionario. Non nel modo più ovvio, ovvero demolendo Parigi e ricominciando daccapo, come suggeriva Le Corbusier negli anni Venti, ma in un modo diverso, più tollerante; ovvero come guardiamo le cose’ (Venturi, Scott Brown, Izenour, 1972). Considerazioni che evidenziano come nel luogo esista una tensione in ogni ambiente, in cui sono presenti sia specificità locali (festività, persone, costruzioni, eventi storici), che manifestazioni di dimensione e influenza non-locale. Partiamo dal presupposto che non esiste nulla che non sia generato dal luogo, per questo motivo ognuna delle sue parti è profondamente relazionata al resto e stabilisce con tutto l’insieme delle relazioni immediate e profonde che è necessario scoprire ogni qualvolta si progetti in un contesto, con soluzioni diverse a seconda che ci troviamo in una ‘città di mare, di pianura, di montagna ecc.’, ma anche una città di pietra, di mattoni oppure in un territorio aperto.
Il senso degli architetti per i luoghi / Iacomoni, Andrea. - In: ARCHITETTURA CITTÀ. - ISSN 1828-8944. - 19/2024(2024), pp. 19-21.
Il senso degli architetti per i luoghi
Iacomoni Andrea
2024
Abstract
Parlare di cura dei luoghi porta a riflettere sull’attenzione del progettista nei confronti del luogo, ma non nei termini, oggi sempre più presenti, della rigenerazione o dell’ambiente, piuttosto verso quelli del contesto, in quanto questo contiene e rappresenta l’identità, la tradizione, la storia. Prendendo spunto dall’esistenzialismo filosofico ‘il luogo evidentemente fa parte integrante della nostra esistenza’ (Heidegger, 1927) e possiamo comprenderlo come fenomenologia, tanto che secondo questo approccio si possono esaminare molti e diversi paesaggi. Così, ‘imparare dal paesaggio esistente è, per un architetto, un modo di essere rivoluzionario. Non nel modo più ovvio, ovvero demolendo Parigi e ricominciando daccapo, come suggeriva Le Corbusier negli anni Venti, ma in un modo diverso, più tollerante; ovvero come guardiamo le cose’ (Venturi, Scott Brown, Izenour, 1972). Considerazioni che evidenziano come nel luogo esista una tensione in ogni ambiente, in cui sono presenti sia specificità locali (festività, persone, costruzioni, eventi storici), che manifestazioni di dimensione e influenza non-locale. Partiamo dal presupposto che non esiste nulla che non sia generato dal luogo, per questo motivo ognuna delle sue parti è profondamente relazionata al resto e stabilisce con tutto l’insieme delle relazioni immediate e profonde che è necessario scoprire ogni qualvolta si progetti in un contesto, con soluzioni diverse a seconda che ci troviamo in una ‘città di mare, di pianura, di montagna ecc.’, ma anche una città di pietra, di mattoni oppure in un territorio aperto.File | Dimensione | Formato | |
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