Questo documento mira a descrivere le azioni che meglio di altre potrebbero essere intraprese per valutare la sicurezza esterna di un impianto offshore rispetto all'eventualità che le attività svolte possano interagire con i pericoli naturali caratteristici dell'area su cui sorge l'impianto, in particolare terremoti, frane sottomarine e maremoti. Per questo motivo queste sono da considerarsi come buone pratiche e non come linee guida per l’eventuale coltivazione di giacimenti di idrocarburi in mare. In casi specifici possono infatti essere necessari approfondimenti per meglio caratterizzare ogni singolo aspetto relativo alle criticità geologiche e ambientali. Le presenti buone pratiche scaturiscono dalla prosecuzione del progetto SPOT che, alla scala nazionale, aveva portato avanti l’obiettivo generale di implementare alcuni degli approfondimenti suggeriti dalla Commissione Grandi Rischi dopo il terremoto dell’Emilia del 2012. Dopo l’analisi effettuata nell’ambito del progetto SPOT (Antoncecchi et al., 2020), nel successivo biennio di attività, con il progetto H&RA Lacinia ci si è concentrati su un caso di studio più circoscritto, identificato nell’offshore ionico della Calabria, prospiciente il territorio crotonese. Il progetto H&RA Lacinia è stato regolato dagli accordi operativi firmati tra la DGISSEG (ora DGIS) del Ministero per la Transizione Ecologica (ora Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica - MASE) e gli enti per le attività di ricerca e di supporto istituzionale per lo studio di approcci innovativi in relazione alla tematica della sicurezza, anche ambientale, relativa alla ricerca e alla coltivazione di idrocarburi in mare, che hanno redatto questi indirizzi per le buone pratiche. Il progetto, nello specifico, si è svolto nell’ambito del network “Clypea - sicurezza offshore”, e ha beneficiato del supporto tecnico scientifico del Dipartimento della Protezione Civile. Per l’indagine sulle metodologie da adottare e per la definizione di un workflow da seguire per la modellazione e l’analisi del rischio è stato usato un caso di studio reale, per il quale è stato effettuato un approfondimento di dettaglio anche grazie all’utilizzo di dati messi a disposizione dall’operatore presente nell’area. È stata quindi condotta un’analisi delle strutture geologiche presenti nell’area di studio, volta a caratterizzare meglio le potenziali faglie sismogeniche e alcuni corpi sedimentari potenzialmente instabili dal punto di vista gravitativo, e quindi suscettibili di attivazione o riattivazione a seguito di terremoti generati dalle suddette faglie. Da un lato, da questa analisi è scaturita una valutazione del potenziale impatto e delle conseguenti perdite causate da terremoti e tsunami generati dalle strutture riconosciute, sia tettoniche sia gravitative. Per quanto riguarda i terremoti, sono stati elaborati diversi scenari di impatto e di perdite, a partire dal danneggiamento sull’edilizia residenziale e sulle principali infrastrutture dovuto alla potenziale attivazione delle faglie sismogeniche. In merito agli tsunami, è stata approfondita la caratterizzazione della relativa vulnerabilità dell’edilizia residenziale e delle principali strutture (ospedali, edifici scolastici, ecc.), e infrastrutture anche a rete (ponti, viadotti ecc.) presenti nell’area di studio. È anche valutata la presenza di beni culturali potenzialmente vulnerabili. Su questa base, sono state sviluppate metodologie per elaborare scenari di impatto e di perdite da maremoto. Dall’altro lato, mediante la realizzazione di un modello dinamico del sottosuolo e del giacimento, sono stati investigati i valori di stress determinati dalle attività di coltivazione, analizzando la modalità e intensità con la quale lo stress si propaga nel volume crostale studiato, e se questo possa potenzialmente giungere ad interagire con le faglie identificate.Queste buone pratiche possono rappresentare una valida traccia guida sulle metodologie e il workflow da adottare nel caso si intenda approfondire la potenziale interazione tra attività produttive in una piattaforma offshore e sorgenti sismogeniche e tsunamigeniche (nel secondo caso sia faglie che frane) presenti nelle vicinanze, nonché gli impatti e le perdite causate da una loro eventuale attività. Resta inteso che, nel caso di applicazione a situazioni onshore, queste buone pratiche dovranno essere adattate sia alle pericolosità naturali presenti nell’area di interesse, sia alle infrastrutture e criticità presenti, spesso ben diverse dalla situazione offshore. Il Progetto H&RA Lacinia rappresenta una collaborazione tra vari enti, ognuno con uno specifico ruolo. Questo ha permesso il conseguimento dell’obiettivo finale del lavoro, che è stato la definizione di una metodologia per lo studio della sismicità potenzialmente innescabile e degli eventuali suoi effetti a cascata, come gli tsunami, applicata ad una data area offshore in cui siano presenti una o più attività produttive. Gli enti di ricerca coinvolti e i loro ambiti di competenza sono stati: INGV (modello geologico strutturale e scenari di scuotimento sismico), ISMAR (definizione e modellazione di corpi di frana), RSE S.p.A. (modello 3D dinamico del giacimento), Università di Bologna (simulazioni di tsunami da frana e da terremoto), EUCENTRE (impatti da terremoto), ReLUIS (impatti da tsunami).
Buone pratiche per lo studio della potenziale interazione tra attività produttive in una piattaforma offshore e sorgenti sismogeniche e tsunamigeniche (quali faglie e frane) presenti nelle vicinanze, nonché degli impatti e delle perdite causate da una loro eventuale attività / Antoncecchi, I.; Fagiani, A.; Vico, G.; Corneli, D.; Sterpa, S.; Di Bucci, D.; Rovere, M.; Argnani, A.; Armigliato, A.; Zaniboni, F.; Molinari, I.; Lipparini, L.; Sgattoni, G.; Faenza, L.; Bozzoni, F.; Borzi, B.; Faravelli, M.; Famà, A.; Pascale, V.; Quaroni, D.; Germagnoli, F.; Belliazzi, S.; Del Zoppo, M.; Di Ludovico, M.; Lignola, G. P.; Prota, A.; Colucci, F.; Vadacca, L.; Agate, G.. - (2023), pp. 1-64.
Buone pratiche per lo studio della potenziale interazione tra attività produttive in una piattaforma offshore e sorgenti sismogeniche e tsunamigeniche (quali faglie e frane) presenti nelle vicinanze, nonché degli impatti e delle perdite causate da una loro eventuale attività
Antoncecchi I.;Fagiani A.;Vico G.;Molinari I.;Lipparini L.;Bozzoni F.;Borzi B.;Faravelli M.;Di Ludovico M.;
2023
Abstract
Questo documento mira a descrivere le azioni che meglio di altre potrebbero essere intraprese per valutare la sicurezza esterna di un impianto offshore rispetto all'eventualità che le attività svolte possano interagire con i pericoli naturali caratteristici dell'area su cui sorge l'impianto, in particolare terremoti, frane sottomarine e maremoti. Per questo motivo queste sono da considerarsi come buone pratiche e non come linee guida per l’eventuale coltivazione di giacimenti di idrocarburi in mare. In casi specifici possono infatti essere necessari approfondimenti per meglio caratterizzare ogni singolo aspetto relativo alle criticità geologiche e ambientali. Le presenti buone pratiche scaturiscono dalla prosecuzione del progetto SPOT che, alla scala nazionale, aveva portato avanti l’obiettivo generale di implementare alcuni degli approfondimenti suggeriti dalla Commissione Grandi Rischi dopo il terremoto dell’Emilia del 2012. Dopo l’analisi effettuata nell’ambito del progetto SPOT (Antoncecchi et al., 2020), nel successivo biennio di attività, con il progetto H&RA Lacinia ci si è concentrati su un caso di studio più circoscritto, identificato nell’offshore ionico della Calabria, prospiciente il territorio crotonese. Il progetto H&RA Lacinia è stato regolato dagli accordi operativi firmati tra la DGISSEG (ora DGIS) del Ministero per la Transizione Ecologica (ora Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica - MASE) e gli enti per le attività di ricerca e di supporto istituzionale per lo studio di approcci innovativi in relazione alla tematica della sicurezza, anche ambientale, relativa alla ricerca e alla coltivazione di idrocarburi in mare, che hanno redatto questi indirizzi per le buone pratiche. Il progetto, nello specifico, si è svolto nell’ambito del network “Clypea - sicurezza offshore”, e ha beneficiato del supporto tecnico scientifico del Dipartimento della Protezione Civile. Per l’indagine sulle metodologie da adottare e per la definizione di un workflow da seguire per la modellazione e l’analisi del rischio è stato usato un caso di studio reale, per il quale è stato effettuato un approfondimento di dettaglio anche grazie all’utilizzo di dati messi a disposizione dall’operatore presente nell’area. È stata quindi condotta un’analisi delle strutture geologiche presenti nell’area di studio, volta a caratterizzare meglio le potenziali faglie sismogeniche e alcuni corpi sedimentari potenzialmente instabili dal punto di vista gravitativo, e quindi suscettibili di attivazione o riattivazione a seguito di terremoti generati dalle suddette faglie. Da un lato, da questa analisi è scaturita una valutazione del potenziale impatto e delle conseguenti perdite causate da terremoti e tsunami generati dalle strutture riconosciute, sia tettoniche sia gravitative. Per quanto riguarda i terremoti, sono stati elaborati diversi scenari di impatto e di perdite, a partire dal danneggiamento sull’edilizia residenziale e sulle principali infrastrutture dovuto alla potenziale attivazione delle faglie sismogeniche. In merito agli tsunami, è stata approfondita la caratterizzazione della relativa vulnerabilità dell’edilizia residenziale e delle principali strutture (ospedali, edifici scolastici, ecc.), e infrastrutture anche a rete (ponti, viadotti ecc.) presenti nell’area di studio. È anche valutata la presenza di beni culturali potenzialmente vulnerabili. Su questa base, sono state sviluppate metodologie per elaborare scenari di impatto e di perdite da maremoto. Dall’altro lato, mediante la realizzazione di un modello dinamico del sottosuolo e del giacimento, sono stati investigati i valori di stress determinati dalle attività di coltivazione, analizzando la modalità e intensità con la quale lo stress si propaga nel volume crostale studiato, e se questo possa potenzialmente giungere ad interagire con le faglie identificate.Queste buone pratiche possono rappresentare una valida traccia guida sulle metodologie e il workflow da adottare nel caso si intenda approfondire la potenziale interazione tra attività produttive in una piattaforma offshore e sorgenti sismogeniche e tsunamigeniche (nel secondo caso sia faglie che frane) presenti nelle vicinanze, nonché gli impatti e le perdite causate da una loro eventuale attività. Resta inteso che, nel caso di applicazione a situazioni onshore, queste buone pratiche dovranno essere adattate sia alle pericolosità naturali presenti nell’area di interesse, sia alle infrastrutture e criticità presenti, spesso ben diverse dalla situazione offshore. Il Progetto H&RA Lacinia rappresenta una collaborazione tra vari enti, ognuno con uno specifico ruolo. Questo ha permesso il conseguimento dell’obiettivo finale del lavoro, che è stato la definizione di una metodologia per lo studio della sismicità potenzialmente innescabile e degli eventuali suoi effetti a cascata, come gli tsunami, applicata ad una data area offshore in cui siano presenti una o più attività produttive. Gli enti di ricerca coinvolti e i loro ambiti di competenza sono stati: INGV (modello geologico strutturale e scenari di scuotimento sismico), ISMAR (definizione e modellazione di corpi di frana), RSE S.p.A. (modello 3D dinamico del giacimento), Università di Bologna (simulazioni di tsunami da frana e da terremoto), EUCENTRE (impatti da terremoto), ReLUIS (impatti da tsunami).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.