La sostenibilità è ormai da tempo un obiettivo primario e imprescindibile del progetto urbano. Ma cosa intendiamo per “sostenibilità”? Quali sono le forme da perseguire per costruire uno spazio urbano sostenibile? Molti hanno risposto che la sostenibilità ha la forma della densità. Il paradigma culturale della sostenibilità è stato infatti negli ultimi vent’anni quasi indissolubilmente legato alla nozione “densità” e ad alcuni attributi o fenomeni correlati, come quelli della “contrazione” e della “compattezza”. Questo processo, originato dalle riflessioni sorte già negli anni ’60 sulle ormai manifeste conseguenze dello sbilanciato rapporto tra componente antropica e naturale, ha introdotto la necessità di rifondare il campo dell’abitare includendo la cura dell’ambiente fra le responsabilità dirette dell’azione dell’uomo. Un prolifico corpus di studi e riflessioni disciplinari sul tema si è così dispiegato alla ricerca di modelli e forme di urbanizzazione maggiormente sostenibili, culminando nella condanna alla dispersione territoriale da contrastare attraverso gli strumenti della compattezza e della densificazione . Al contempo, Se i modelli della garden city, della mobilità individuale e della dispersione territoriale hanno mostrato i propri limiti, se i borghi e i villaggi hanno perso - forse inevitabilmente - attrattività a fronte di un ritmo di vita bulimico sempre più frenetico e incalzante, la società sta al contempo pagando il prezzo di scelte collettive che hanno richiesto il sacrificio, forse eccessivo, di alcuni valori imprescindibili: una questione della quale la recente pandemia e le riflessioni collettive che ne sono emerse costituiscono una rilevante testimonianza. Sotto questa luce la “posta in gioco” si rivela quindi molto più complessa e articolata di quanto spesso vogliano far credere i noti slogan della progettazione sostenibile. Come perseguire, allora, la tanto ambita sostenibilità? Che forme può assumere questo valore? Quali compromessi si è disposti ad accettare e quali valori a sacrificare? La risposta non può, evidentemente, essere univoca. Per conseguire la reale sostenibilità di un processo inevitabilmente organico, in cui conta il totale e non il parziale, è infatti necessario considerare tutte le componenti come elementi di un ciclo urbano, come tessere di un mosaico territoriale da assemblare o rimescolare attraverso una diversa flessibilità interpretativa e progettuale. Se, da un lato, le strategie di densificazione o de-densificazione dei tessuti dovrebbero puntare alla valorizzazione delle particolarità e delle potenzialità che connotano le diverse situazioni urbane, dall’altro il giudizio sulla sostenibilità dei modelli abitativi dovrebbe ampliare lo spettro d’analisi integrando nelle considerazioni diversi aspetti (non esclusivamente quantificabili) che rendono determinate scelte “sostenibili”, come quello della qualità della vita, delle relazioni interpersonali o del rapporto con la natura. Esistono infatti diverse strade percorribili per uno stesso obiettivo: ogni strada comporta l’inevitabile negoziazione di termini diversi, la cui definizione dipenderà non solo dagli obiettivi imposti ma anche dalle componenti a cui si è disposti a rinunciare.

Diversificare i modelli abitativi per dare forma a spazi urbani sostenibili / Magliacani, Flavia. - In: L'INDUSTRIA DELLE COSTRUZIONI. - ISSN 0579-4900. - Anno LV:486(2022), pp. 6-13.

Diversificare i modelli abitativi per dare forma a spazi urbani sostenibili

Flavia Magliacani
Primo
Writing – Original Draft Preparation
2022

Abstract

La sostenibilità è ormai da tempo un obiettivo primario e imprescindibile del progetto urbano. Ma cosa intendiamo per “sostenibilità”? Quali sono le forme da perseguire per costruire uno spazio urbano sostenibile? Molti hanno risposto che la sostenibilità ha la forma della densità. Il paradigma culturale della sostenibilità è stato infatti negli ultimi vent’anni quasi indissolubilmente legato alla nozione “densità” e ad alcuni attributi o fenomeni correlati, come quelli della “contrazione” e della “compattezza”. Questo processo, originato dalle riflessioni sorte già negli anni ’60 sulle ormai manifeste conseguenze dello sbilanciato rapporto tra componente antropica e naturale, ha introdotto la necessità di rifondare il campo dell’abitare includendo la cura dell’ambiente fra le responsabilità dirette dell’azione dell’uomo. Un prolifico corpus di studi e riflessioni disciplinari sul tema si è così dispiegato alla ricerca di modelli e forme di urbanizzazione maggiormente sostenibili, culminando nella condanna alla dispersione territoriale da contrastare attraverso gli strumenti della compattezza e della densificazione . Al contempo, Se i modelli della garden city, della mobilità individuale e della dispersione territoriale hanno mostrato i propri limiti, se i borghi e i villaggi hanno perso - forse inevitabilmente - attrattività a fronte di un ritmo di vita bulimico sempre più frenetico e incalzante, la società sta al contempo pagando il prezzo di scelte collettive che hanno richiesto il sacrificio, forse eccessivo, di alcuni valori imprescindibili: una questione della quale la recente pandemia e le riflessioni collettive che ne sono emerse costituiscono una rilevante testimonianza. Sotto questa luce la “posta in gioco” si rivela quindi molto più complessa e articolata di quanto spesso vogliano far credere i noti slogan della progettazione sostenibile. Come perseguire, allora, la tanto ambita sostenibilità? Che forme può assumere questo valore? Quali compromessi si è disposti ad accettare e quali valori a sacrificare? La risposta non può, evidentemente, essere univoca. Per conseguire la reale sostenibilità di un processo inevitabilmente organico, in cui conta il totale e non il parziale, è infatti necessario considerare tutte le componenti come elementi di un ciclo urbano, come tessere di un mosaico territoriale da assemblare o rimescolare attraverso una diversa flessibilità interpretativa e progettuale. Se, da un lato, le strategie di densificazione o de-densificazione dei tessuti dovrebbero puntare alla valorizzazione delle particolarità e delle potenzialità che connotano le diverse situazioni urbane, dall’altro il giudizio sulla sostenibilità dei modelli abitativi dovrebbe ampliare lo spettro d’analisi integrando nelle considerazioni diversi aspetti (non esclusivamente quantificabili) che rendono determinate scelte “sostenibili”, come quello della qualità della vita, delle relazioni interpersonali o del rapporto con la natura. Esistono infatti diverse strade percorribili per uno stesso obiettivo: ogni strada comporta l’inevitabile negoziazione di termini diversi, la cui definizione dipenderà non solo dagli obiettivi imposti ma anche dalle componenti a cui si è disposti a rinunciare.
2022
modelli abitativi; densità; progetto urbano; spazi urbani; sostenibilità
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Diversificare i modelli abitativi per dare forma a spazi urbani sostenibili / Magliacani, Flavia. - In: L'INDUSTRIA DELLE COSTRUZIONI. - ISSN 0579-4900. - Anno LV:486(2022), pp. 6-13.
File allegati a questo prodotto
File Dimensione Formato  
Magliacani_Diversificare-modelli-abitativi_2022.pdf

solo gestori archivio

Note: copertina, frontespizio, indice, articolo
Tipologia: Versione editoriale (versione pubblicata con il layout dell'editore)
Licenza: Tutti i diritti riservati (All rights reserved)
Dimensione 4.05 MB
Formato Adobe PDF
4.05 MB Adobe PDF   Contatta l'autore

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1713847
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact