Nella regione del delta del Gange, all’apice del Golfo del Bengala è andato sviluppandosi, a partire dall’XI secolo, il culto hindu-brahmanico di una dea dei serpenti nota come Manasā. La dea controlla i rettili, l’azione letale del loro veleno e gli antidoti, la fertilità e la potenza erotica che la simbologia dei serpenti o nāga richiama in ambito hindu. Le attività previste dalla prassi cultuale dedicata a Manasā ruotano attorno all’esercizio della medicina tradizionale, alla protezione degli spazi sacri naturali, degli alberi e delle piante medicinali, con il fine di normare simbolicamente la potenza naturale dissipatrice attraverso rimandi alla forza nutrice della maternità. Coloro che si rivolgono a Manasā e ai curatori tradizionali che agiscono in suo nome sono soprattutto le donne, che con pratiche apotropaiche sperano di tenere lontane la condizione di vedovanza e l’infertilità, situazioni socialmente ritenute conseguenze di una sessualità non regolamentata o di una condotta religiosa e sociale inadeguata. Lo stigma che ne consegue è associato alla punizione divina che si scaglia sui corpi delle ree e li segnala come impuri, indegni di procreare e pericolosi. Il presente articolo intende, dunque, approfondire il ruolo sociale e rituale svolto dalle donne hindu nell’ambito delle attività rituali dedicate alla dea dei serpenti del Bengala.
Il culto della dea dei serpenti del Bengala: ambiguità e potere delle sue devote / Tozzi, Ludovica. - In: RIVISTA DI STUDI INDO-MEDITERRANEI. - ISSN 2279-7025. - 13(2023), pp. 1-25.
Il culto della dea dei serpenti del Bengala: ambiguità e potere delle sue devote
Ludovica Tozzi
2023
Abstract
Nella regione del delta del Gange, all’apice del Golfo del Bengala è andato sviluppandosi, a partire dall’XI secolo, il culto hindu-brahmanico di una dea dei serpenti nota come Manasā. La dea controlla i rettili, l’azione letale del loro veleno e gli antidoti, la fertilità e la potenza erotica che la simbologia dei serpenti o nāga richiama in ambito hindu. Le attività previste dalla prassi cultuale dedicata a Manasā ruotano attorno all’esercizio della medicina tradizionale, alla protezione degli spazi sacri naturali, degli alberi e delle piante medicinali, con il fine di normare simbolicamente la potenza naturale dissipatrice attraverso rimandi alla forza nutrice della maternità. Coloro che si rivolgono a Manasā e ai curatori tradizionali che agiscono in suo nome sono soprattutto le donne, che con pratiche apotropaiche sperano di tenere lontane la condizione di vedovanza e l’infertilità, situazioni socialmente ritenute conseguenze di una sessualità non regolamentata o di una condotta religiosa e sociale inadeguata. Lo stigma che ne consegue è associato alla punizione divina che si scaglia sui corpi delle ree e li segnala come impuri, indegni di procreare e pericolosi. Il presente articolo intende, dunque, approfondire il ruolo sociale e rituale svolto dalle donne hindu nell’ambito delle attività rituali dedicate alla dea dei serpenti del Bengala.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Tozzi_Il-culto-della-dea_2023.pdf
accesso aperto
Tipologia:
Versione editoriale (versione pubblicata con il layout dell'editore)
Licenza:
Creative commons
Dimensione
660.74 kB
Formato
Adobe PDF
|
660.74 kB | Adobe PDF |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.