Nella prolusione di Raffaele Pettazzoni del 1924 il tema della comparazione fa la sua parte fin dalle prime righe, quando vengono messi a confronto due uomini, due mondi e due campi di indagine: Friedrich Max Müller e «i popoli della famiglia indo-europea» da un lato, Edward Burnett Tylor e «la moltitudine delle così dette popolazioni “selvagge”» dall’altro1. Nel rintracciare gli interessi di questi due studiosi e il modo in cui la loro formazione e biografia li abbiano indirizzati verso certi temi e questioni, Pettazzoni di fatto inaugura l’insediamento della Storia delle religioni alla Sapienza con una ricostruzione storico-religiosa del contesto intellettuale al quale rivolgeva un nuovo modo di procedere: quello che sarebbe poi stato sistematizzato nell’articolo Il metodo comparativo (1959), pubblicato su «Numen», la rivista di punta della Storia delle religioni internazionale e organo della International Association for the History of Religion, che proprio Pettazzoni diresse dalla fondazione della rivista, nel 1954, fino alla sua morte nel 1959. Il fil rouge che percorre i primi trentacinque anni di vita della cattedra romana di Storia delle religioni sotto il magistero di Pettazzoni – tra la prolusione e l’articolo per «Numen» – è la definizione di una disciplina non riducibile alla scuola storico-filologica né a quella storico-culturale, bensì animata dall’esigenza di operare attraverso una “nuova” comparazione, qualificata come “storico-religiosa” e distinguibile dagli usi antistorici che ne erano stati fatti in linguistica, in antropologia, nelle scienze naturali e nella fenomenologia religiosa.
La comparazione tra «tormento» e «imbarazzo» metodologico e un secolo di buone ragioni per non abbandonarla / Ferrara, Marianna. - In: STUDI E MATERIALI DI STORIA DELLE RELIGIONI. - ISSN 2611-8742. - (2024), pp. 418-427.
La comparazione tra «tormento» e «imbarazzo» metodologico e un secolo di buone ragioni per non abbandonarla
Marianna Ferrara
2024
Abstract
Nella prolusione di Raffaele Pettazzoni del 1924 il tema della comparazione fa la sua parte fin dalle prime righe, quando vengono messi a confronto due uomini, due mondi e due campi di indagine: Friedrich Max Müller e «i popoli della famiglia indo-europea» da un lato, Edward Burnett Tylor e «la moltitudine delle così dette popolazioni “selvagge”» dall’altro1. Nel rintracciare gli interessi di questi due studiosi e il modo in cui la loro formazione e biografia li abbiano indirizzati verso certi temi e questioni, Pettazzoni di fatto inaugura l’insediamento della Storia delle religioni alla Sapienza con una ricostruzione storico-religiosa del contesto intellettuale al quale rivolgeva un nuovo modo di procedere: quello che sarebbe poi stato sistematizzato nell’articolo Il metodo comparativo (1959), pubblicato su «Numen», la rivista di punta della Storia delle religioni internazionale e organo della International Association for the History of Religion, che proprio Pettazzoni diresse dalla fondazione della rivista, nel 1954, fino alla sua morte nel 1959. Il fil rouge che percorre i primi trentacinque anni di vita della cattedra romana di Storia delle religioni sotto il magistero di Pettazzoni – tra la prolusione e l’articolo per «Numen» – è la definizione di una disciplina non riducibile alla scuola storico-filologica né a quella storico-culturale, bensì animata dall’esigenza di operare attraverso una “nuova” comparazione, qualificata come “storico-religiosa” e distinguibile dagli usi antistorici che ne erano stati fatti in linguistica, in antropologia, nelle scienze naturali e nella fenomenologia religiosa.File | Dimensione | Formato | |
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