L’ex Manchester toscana mette a sistema il suo passato industriale, innnervandolo secondo i principi della riforestazione urbana PRATO. Conosciuta come città dell’industria del tessuto, comprendendo un territorio che rappresenta il più grande distretto tessile d’Europa e uno dei poli più importanti a livello mondiale per le produzioni di filati e tessuti di lana, ha sicuramente un’anima legata all’arte che aveva già compreso Emanuele Repetti definendola “città nobile, industriosa e bella”. Nel tempo questa indole ne ha fatto un laboratorio artistico a cavallo tra avanguardia e pop, grazie anche al Centro Pecci, primo polo dell’arte contemporanea toscano. Proprio questa vivacità culturale nel corso del Novecento è stata sottolineata dalla presenza di pittori come Ardengo Soffici, fondatore della Scuola di Prato, scrittori e registi come Sandro e Giovanni Veronesi oppure Francesco Nuti; la ritroviamo nei lavori in corso, incentrati sui servizi culturali e la sostenibilità ambientale. Prato è una città policentrica, formatasi con la migrazione in tanti piccoli centri che nel tempo, in seguito alle espansioni, hanno costituito un unico tessuto continuo con interclusi numerosi spazi verdi e agricoli, configurando una delle città più dense d’Italia, con quasi 200.000 abitanti: la seconda della Toscana e la terza del Centro Italia. Da questi presupposti, le politiche urbane la caratterizzano sempre più per sistemi, integrando i vari centri attraverso il verde come ritessitura per definire la qualità urbana e interpretando la natura nella città come strumento di prevenzione sanitaria, partendo dalle istanze della Carta di Toronto OMS, con un approccio finalizzato a raggiungere la salute globale nella relazione con l’ambiente vissuto.

Ritratti di città. C’è una grande Prato verde / Iacomoni, Andrea. - In: IL GIORNALE DELL'ARCHITETTURA. - ISSN 2284-1369. - (2024).

Ritratti di città. C’è una grande Prato verde

Iacomoni Andrea
2024

Abstract

L’ex Manchester toscana mette a sistema il suo passato industriale, innnervandolo secondo i principi della riforestazione urbana PRATO. Conosciuta come città dell’industria del tessuto, comprendendo un territorio che rappresenta il più grande distretto tessile d’Europa e uno dei poli più importanti a livello mondiale per le produzioni di filati e tessuti di lana, ha sicuramente un’anima legata all’arte che aveva già compreso Emanuele Repetti definendola “città nobile, industriosa e bella”. Nel tempo questa indole ne ha fatto un laboratorio artistico a cavallo tra avanguardia e pop, grazie anche al Centro Pecci, primo polo dell’arte contemporanea toscano. Proprio questa vivacità culturale nel corso del Novecento è stata sottolineata dalla presenza di pittori come Ardengo Soffici, fondatore della Scuola di Prato, scrittori e registi come Sandro e Giovanni Veronesi oppure Francesco Nuti; la ritroviamo nei lavori in corso, incentrati sui servizi culturali e la sostenibilità ambientale. Prato è una città policentrica, formatasi con la migrazione in tanti piccoli centri che nel tempo, in seguito alle espansioni, hanno costituito un unico tessuto continuo con interclusi numerosi spazi verdi e agricoli, configurando una delle città più dense d’Italia, con quasi 200.000 abitanti: la seconda della Toscana e la terza del Centro Italia. Da questi presupposti, le politiche urbane la caratterizzano sempre più per sistemi, integrando i vari centri attraverso il verde come ritessitura per definire la qualità urbana e interpretando la natura nella città come strumento di prevenzione sanitaria, partendo dalle istanze della Carta di Toronto OMS, con un approccio finalizzato a raggiungere la salute globale nella relazione con l’ambiente vissuto.
2024
industria; turismo; salute; verde; rigenerazione
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Ritratti di città. C’è una grande Prato verde / Iacomoni, Andrea. - In: IL GIORNALE DELL'ARCHITETTURA. - ISSN 2284-1369. - (2024).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1711884
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