Una fase ancora poco studiata della lunga carriera di Giosetta Fioroni è quella che la vede affermarsi, giovanissima, come pittrice astratta nella seconda metà degli anni Cinquanta. L’artista dopo aver esordito alla Quadriennale di Roma nel 1955 con una natura morta ancora legata a un linguaggio postcubista, si confronta con quello che lei stessa, nel suo “diario”, definisce una «specie di surrealismo-astratto». Già sul finire del 1956, però, si registra da parte di Fioroni la volontà di rimettere in discussione la sua pittura, cercando di fare propria la lezione dell’Action Painting e in particolare di Willem de Kooning. Giunge così a dei dipinti matericamente connotati, realizzati grazie all’uso della tempera vinilica su tela. È il caso dei lavori presentati nell’ottobre 1957 alla sua prima mostra personale, ospitata alla Galleria Montenapoleone di Milano e introdotta da un testo di Emilio Vedova. Fioroni continuerà a dedicarsi a questo genere di dipinti sino alla fine del decennio, esponendoli anche in contesti internazionali, grazie a un suo primo sodalizio con la galleria parigina di Paul Facchetti. Ma quali riflessioni hanno accompagnato l’artista romana in tale percorso di messa a fuoco della propria poetica? E quale peso ha avuto in questi mutamenti il suo discepolato con Toti Scialoja? Allo stesso modo sarà interessante interrogarsi circa eventuali impulsi giunti alla giovane dal confronto con la scena artistica contemporanea, a partire dal dialogo instaurato con i colleghi a cui era maggiormente legata in queste prime fasi della sua ricerca, fra tutti Gianni Dova.
Gli esordi astratti di Giosetta Fioroni / Genovesi, Elisa. - (2023), pp. 44-52. (Intervento presentato al convegno Astratte. Nuove ricerche sull'astrazione delle donne tra avanguardia e neoavanguardia in Italia tenutosi a Milan; Italy).
Gli esordi astratti di Giosetta Fioroni
Genovesi Elisa
2023
Abstract
Una fase ancora poco studiata della lunga carriera di Giosetta Fioroni è quella che la vede affermarsi, giovanissima, come pittrice astratta nella seconda metà degli anni Cinquanta. L’artista dopo aver esordito alla Quadriennale di Roma nel 1955 con una natura morta ancora legata a un linguaggio postcubista, si confronta con quello che lei stessa, nel suo “diario”, definisce una «specie di surrealismo-astratto». Già sul finire del 1956, però, si registra da parte di Fioroni la volontà di rimettere in discussione la sua pittura, cercando di fare propria la lezione dell’Action Painting e in particolare di Willem de Kooning. Giunge così a dei dipinti matericamente connotati, realizzati grazie all’uso della tempera vinilica su tela. È il caso dei lavori presentati nell’ottobre 1957 alla sua prima mostra personale, ospitata alla Galleria Montenapoleone di Milano e introdotta da un testo di Emilio Vedova. Fioroni continuerà a dedicarsi a questo genere di dipinti sino alla fine del decennio, esponendoli anche in contesti internazionali, grazie a un suo primo sodalizio con la galleria parigina di Paul Facchetti. Ma quali riflessioni hanno accompagnato l’artista romana in tale percorso di messa a fuoco della propria poetica? E quale peso ha avuto in questi mutamenti il suo discepolato con Toti Scialoja? Allo stesso modo sarà interessante interrogarsi circa eventuali impulsi giunti alla giovane dal confronto con la scena artistica contemporanea, a partire dal dialogo instaurato con i colleghi a cui era maggiormente legata in queste prime fasi della sua ricerca, fra tutti Gianni Dova.File | Dimensione | Formato | |
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