Managing cultural heritage conservation project, within the current political-economic situation, is tackling a twofold challenge: on the one hand the need to accelerate the processes to respond to the huge funding deriving from post-pandemic incentives, on the other the need to govern this acceleration to avoid compromising the quality of the projects. This circumstance calls for a particular attention to planning activities and probably for a different balance between programmatic phase, design, and executive phase. Moreover, a strengthening of the connection between these different moments is above all required. The programmatic phase ought to reach, a greater weight in order to be able to effectively orient the project and not relegate quality control to the sole verification phase of the design activity. Deepening of the context analysis and focussing on its connection with the aims of the intervention focussing appear to be a substantial contribution to the process control and consequently to the improvement of the quality of the results. Such an approach appears to have influenced the recent changes applied to the Public Procurements Code (D.Lgs. 31/3/2023, n. 36). In the new text, the design phases are reduced in favour of deepening the preliminary phase and meanwhile the articulation of the programming work is more clearly defined. Focussing on programming triggers a rather broad and interesting reflection in the scope of cultural heritage. It highlights the role of the contracting authority, both in the preliminary investigation phase and in the technical-administrative moment, facing tender planning. Within this framework and at the light of a comparison between several tenders, developed in the recent years by public authorities, the present contribution aims at presenting a focus on current designing practice and intends to foster the further developing of the current debate, both cultural and technical, that appears to be still ongoing.

L’attuale contingenza politico-economica pone la gestione del progetto di restauro dei beni pubblici davanti ad una duplice condizione, da un lato l’esigenza di accelerare i processi per rispondere agli ingenti finanziamenti derivanti dagli incentivi post pandemici, dall’altra la necessità di governare tale accelerazione per evitare di compromettere la qualità dei progetti. Tale circostanza impone una particolare attenzione all’attività di pianificazione e probabilmente la necessità di un diverso bilanciamento tra fase programmatica e fase progettuale ed esecutiva, ma soprattutto un rafforzamento del raccordo tra i diversi momenti. La fase programmatica sembra dover acquisire, a ragione, un peso maggiore in modo da poter orientare efficacemente la progettazione e non relegare il controllo della qualità alla sola fase di verifica del progetto. L’approfondimento delle analisi del contesto e l’attenzione a raccordarvi gli obiettivi dell’intervento appaiono un importante contributo per il controllo del processo e conseguentemente per il miglioramento della qualità del risultato. Tale approccio sembra aver informato anche la recente modifica del Codice degli appalti (Decreto Legislativo 31 marzo 2023, n. 36). Nel nuovo testo le fasi della progettazione vengono ridotte a favore di un approfondimento della fase preliminare e nel contempo viene più chiaramente definita l’articolazione del lavoro di programmazione. In particolare, l’attenzione posta alla programmazione apre ad una riflessione piuttosto ampia e interessante nell’ambito dei beni culturali per il quale appare importante riportare l’attenzione sul ruolo dell’ente appaltante, sia in fase di istruttoria preliminare sia nel momento tecnico-ammnistrativo relativo alla scelta della gara. La prima si articola sui tre documenti descritti dal codice, il quadro esigenziale, il documento di fattibilità delle alternative progettuali e il documento di indirizzo progettuale, i quali orientano la scelta della gara e la progettazione nelle sue diverse fasi. Va notato peraltro che lo stesso Documento di indirizzo alla progettazione è stato specificato nei suoi contenuti in termini via via più espliciti e articolati nel corso della recente evoluzione del quadro normativo sulle procedure di realizzazione delle opere pubbliche. Dal d.P.R. n. 207/2010 all’appena ora pubblicato nuovo Codice degli appalti, passando per le Linee guida dei lavori del PNRR emanate dal Consiglio superiore dei LL.PP. (luglio 2021), il documento obbligatorio che segna l’avvio dell’attività progettuale è stato rafforzato nella sua finalità di orientamento e controllo preliminare, da parte dell’amministrazione committente, delle successive elaborazioni previsionali tecnico-esecutive. In altre parole, ciò che si è voluto accentuare e perfezionare è stata la capacità di gestione preordinata del progetto a garanzia dell’interesse pubblico, rispetto ad obiettivi, esigenze, requisiti, costi, fasi di realizzazione ecc. Guardare tale impostazione normativa dall’ottica della conservazione e del restauro del Patrimonio storico comporta la necessità di cogliere quali valide condizioni vengano a determinarsi, ma anche quali criticità. La natura inevitabilmente evolutiva del progetto di restauro, rapportata ad una conoscenza graduale del bene oggetto d’intervento, la quale progredisce e può riqualificarsi in fase esecutiva, pone, se non dei limiti ad una determinazione preventiva e definita delle previsioni, l’esigenza di una visione consapevolmente aperta – con necessarie ricadute sul piano della quantificazione economica – rispetto ad ogni possibile approfondimento conoscitivo e quindi progettuale. Sebbene la struttura generale del processo sia orientata al raccordo tra i diversi momenti e tra i relativi attori (prevedendosi l’aggiornamento del DIP in relazione all’avanzamento della progettazione: Dlgs 36/2023, allegato I.7, art.3, comma 6), non sempre ciò appare sufficientemente perseguito. Naturalmente, l’efficacia del progetto di restauro e la sua sostenibilità sono saldamente ancorati alla conoscenza del bene e del territorio in cui si colloca, e questi aspetti dovrebbero informare l’intero processo a partire dalla definizione dei primi documenti. L’analisi preliminare deve contenere uno studio che possa mettere le basi al piano della conoscenza. Da un lato per impostare il lavoro futuro, dall’altro per intravedere quali possano essere gli aspetti più problematici e forieri di maggiori incognite in fase di realizzazione. Il rapporto tra analisi dello stato di fatto e obiettivi di progetto dovrebbe essere costantemente monitorato dalla progettazione, alla realizzazione alla fruizione del bene. In quest’ottica anche la tipologia di gara scelta per l’appalto ha una grande rilevanza. Un caso virtuoso che ha consentito di mettere in luce i diversi aspetti è l’intervento in corso alla reggia di Caserta (ente appaltante: reggia di Caserta, coadiuvata da Invitalia in qualità di centrale di committenza del Ministero della cultura), svolto con un appalto misto che ha considerato sin dalla programmazione la compartecipazione di specialisti del restauro architettonico ed economisti dei beni culturali. Tale caso, confrontato con altri esempi, fornirà l’occasione per articolare una riflessione sulla prassi progettuale corrente, con l’obiettivo di offrire spunti ad un dibattito ancora molto aperto.

Programmazione e progettazione per il patrimonio culturale nell’attuale assetto normativo / Acierno, Marta; Caperna, Maurizio. - 2:(2023), pp. 343-349. (Intervento presentato al convegno Restauro dell’architettura. Per un progetto di qualità tenutosi a Napoli, 15-16 giugno 2023).

Programmazione e progettazione per il patrimonio culturale nell’attuale assetto normativo

Marta Acierno;Maurizio Caperna
2023

Abstract

Managing cultural heritage conservation project, within the current political-economic situation, is tackling a twofold challenge: on the one hand the need to accelerate the processes to respond to the huge funding deriving from post-pandemic incentives, on the other the need to govern this acceleration to avoid compromising the quality of the projects. This circumstance calls for a particular attention to planning activities and probably for a different balance between programmatic phase, design, and executive phase. Moreover, a strengthening of the connection between these different moments is above all required. The programmatic phase ought to reach, a greater weight in order to be able to effectively orient the project and not relegate quality control to the sole verification phase of the design activity. Deepening of the context analysis and focussing on its connection with the aims of the intervention focussing appear to be a substantial contribution to the process control and consequently to the improvement of the quality of the results. Such an approach appears to have influenced the recent changes applied to the Public Procurements Code (D.Lgs. 31/3/2023, n. 36). In the new text, the design phases are reduced in favour of deepening the preliminary phase and meanwhile the articulation of the programming work is more clearly defined. Focussing on programming triggers a rather broad and interesting reflection in the scope of cultural heritage. It highlights the role of the contracting authority, both in the preliminary investigation phase and in the technical-administrative moment, facing tender planning. Within this framework and at the light of a comparison between several tenders, developed in the recent years by public authorities, the present contribution aims at presenting a focus on current designing practice and intends to foster the further developing of the current debate, both cultural and technical, that appears to be still ongoing.
2023
Restauro dell’architettura. Per un progetto di qualità
L’attuale contingenza politico-economica pone la gestione del progetto di restauro dei beni pubblici davanti ad una duplice condizione, da un lato l’esigenza di accelerare i processi per rispondere agli ingenti finanziamenti derivanti dagli incentivi post pandemici, dall’altra la necessità di governare tale accelerazione per evitare di compromettere la qualità dei progetti. Tale circostanza impone una particolare attenzione all’attività di pianificazione e probabilmente la necessità di un diverso bilanciamento tra fase programmatica e fase progettuale ed esecutiva, ma soprattutto un rafforzamento del raccordo tra i diversi momenti. La fase programmatica sembra dover acquisire, a ragione, un peso maggiore in modo da poter orientare efficacemente la progettazione e non relegare il controllo della qualità alla sola fase di verifica del progetto. L’approfondimento delle analisi del contesto e l’attenzione a raccordarvi gli obiettivi dell’intervento appaiono un importante contributo per il controllo del processo e conseguentemente per il miglioramento della qualità del risultato. Tale approccio sembra aver informato anche la recente modifica del Codice degli appalti (Decreto Legislativo 31 marzo 2023, n. 36). Nel nuovo testo le fasi della progettazione vengono ridotte a favore di un approfondimento della fase preliminare e nel contempo viene più chiaramente definita l’articolazione del lavoro di programmazione. In particolare, l’attenzione posta alla programmazione apre ad una riflessione piuttosto ampia e interessante nell’ambito dei beni culturali per il quale appare importante riportare l’attenzione sul ruolo dell’ente appaltante, sia in fase di istruttoria preliminare sia nel momento tecnico-ammnistrativo relativo alla scelta della gara. La prima si articola sui tre documenti descritti dal codice, il quadro esigenziale, il documento di fattibilità delle alternative progettuali e il documento di indirizzo progettuale, i quali orientano la scelta della gara e la progettazione nelle sue diverse fasi. Va notato peraltro che lo stesso Documento di indirizzo alla progettazione è stato specificato nei suoi contenuti in termini via via più espliciti e articolati nel corso della recente evoluzione del quadro normativo sulle procedure di realizzazione delle opere pubbliche. Dal d.P.R. n. 207/2010 all’appena ora pubblicato nuovo Codice degli appalti, passando per le Linee guida dei lavori del PNRR emanate dal Consiglio superiore dei LL.PP. (luglio 2021), il documento obbligatorio che segna l’avvio dell’attività progettuale è stato rafforzato nella sua finalità di orientamento e controllo preliminare, da parte dell’amministrazione committente, delle successive elaborazioni previsionali tecnico-esecutive. In altre parole, ciò che si è voluto accentuare e perfezionare è stata la capacità di gestione preordinata del progetto a garanzia dell’interesse pubblico, rispetto ad obiettivi, esigenze, requisiti, costi, fasi di realizzazione ecc. Guardare tale impostazione normativa dall’ottica della conservazione e del restauro del Patrimonio storico comporta la necessità di cogliere quali valide condizioni vengano a determinarsi, ma anche quali criticità. La natura inevitabilmente evolutiva del progetto di restauro, rapportata ad una conoscenza graduale del bene oggetto d’intervento, la quale progredisce e può riqualificarsi in fase esecutiva, pone, se non dei limiti ad una determinazione preventiva e definita delle previsioni, l’esigenza di una visione consapevolmente aperta – con necessarie ricadute sul piano della quantificazione economica – rispetto ad ogni possibile approfondimento conoscitivo e quindi progettuale. Sebbene la struttura generale del processo sia orientata al raccordo tra i diversi momenti e tra i relativi attori (prevedendosi l’aggiornamento del DIP in relazione all’avanzamento della progettazione: Dlgs 36/2023, allegato I.7, art.3, comma 6), non sempre ciò appare sufficientemente perseguito. Naturalmente, l’efficacia del progetto di restauro e la sua sostenibilità sono saldamente ancorati alla conoscenza del bene e del territorio in cui si colloca, e questi aspetti dovrebbero informare l’intero processo a partire dalla definizione dei primi documenti. L’analisi preliminare deve contenere uno studio che possa mettere le basi al piano della conoscenza. Da un lato per impostare il lavoro futuro, dall’altro per intravedere quali possano essere gli aspetti più problematici e forieri di maggiori incognite in fase di realizzazione. Il rapporto tra analisi dello stato di fatto e obiettivi di progetto dovrebbe essere costantemente monitorato dalla progettazione, alla realizzazione alla fruizione del bene. In quest’ottica anche la tipologia di gara scelta per l’appalto ha una grande rilevanza. Un caso virtuoso che ha consentito di mettere in luce i diversi aspetti è l’intervento in corso alla reggia di Caserta (ente appaltante: reggia di Caserta, coadiuvata da Invitalia in qualità di centrale di committenza del Ministero della cultura), svolto con un appalto misto che ha considerato sin dalla programmazione la compartecipazione di specialisti del restauro architettonico ed economisti dei beni culturali. Tale caso, confrontato con altri esempi, fornirà l’occasione per articolare una riflessione sulla prassi progettuale corrente, con l’obiettivo di offrire spunti ad un dibattito ancora molto aperto.
programmazione; progettazione; appalti pubblici; documento di indirizzo alla progettazione; scheda tecnica; programming; design; public procurement; technical sheet; design guidance document
04 Pubblicazione in atti di convegno::04b Atto di convegno in volume
Programmazione e progettazione per il patrimonio culturale nell’attuale assetto normativo / Acierno, Marta; Caperna, Maurizio. - 2:(2023), pp. 343-349. (Intervento presentato al convegno Restauro dell’architettura. Per un progetto di qualità tenutosi a Napoli, 15-16 giugno 2023).
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