Lo studio di Stefano Bacin ha per oggetto l’introduzione, ad opera di Kant, di un uso e di un significato del concetto di autonomia indipendenti dall’ambito della filosofia politica (vd. Schneewind, The Invention of Autonomy, Cambridge, CUP, 1998). Il suo libro, cioè, «esamina come, perché e con quali immediate implicazioni teoriche la nozione di autonomia entrò nel vocabolario filosofico moderno, e in particolare nel lessico dell’etica» (p. 7) con la pubblicazione della Grundlegung zur Metaphysik der Sitten nel 1785. È nella Fondazione, infatti, che Kant ha presentato per la prima volta la tesi secondo cui «il concetto di moralità già universalmente venuto in uso» presuppone, come suo fondamento, «una autonomia della volontà», cosicché chi ritenga «che la moralità sia qualcosa, e non un’idea chimerica senza verità» (GMS, IV:445), deve ammettere la «proprietà della volontà di essere legge a sé stessa» (GMS, IV: 447). Nel corso della sua analisi, Bacin affronta un vasto insieme di questioni, molte delle quali andrebbero discusse nel dettaglio. Per ragioni di spazio mi limiterò a fornire una breve sintesi del suo denso volume e a osservare, occasionalmente, alcuni punti che potrebbero essere ulteriormente sviluppati.
Kant e il principio dell’autonomia della volontà / DI CROCE, Marco. - In: IRIDE. - ISSN 1122-7893. - 2/2023(2024), pp. 407-409. [10.1414/112758]
Kant e il principio dell’autonomia della volontà
Marco Di Croce
2024
Abstract
Lo studio di Stefano Bacin ha per oggetto l’introduzione, ad opera di Kant, di un uso e di un significato del concetto di autonomia indipendenti dall’ambito della filosofia politica (vd. Schneewind, The Invention of Autonomy, Cambridge, CUP, 1998). Il suo libro, cioè, «esamina come, perché e con quali immediate implicazioni teoriche la nozione di autonomia entrò nel vocabolario filosofico moderno, e in particolare nel lessico dell’etica» (p. 7) con la pubblicazione della Grundlegung zur Metaphysik der Sitten nel 1785. È nella Fondazione, infatti, che Kant ha presentato per la prima volta la tesi secondo cui «il concetto di moralità già universalmente venuto in uso» presuppone, come suo fondamento, «una autonomia della volontà», cosicché chi ritenga «che la moralità sia qualcosa, e non un’idea chimerica senza verità» (GMS, IV:445), deve ammettere la «proprietà della volontà di essere legge a sé stessa» (GMS, IV: 447). Nel corso della sua analisi, Bacin affronta un vasto insieme di questioni, molte delle quali andrebbero discusse nel dettaglio. Per ragioni di spazio mi limiterò a fornire una breve sintesi del suo denso volume e a osservare, occasionalmente, alcuni punti che potrebbero essere ulteriormente sviluppati.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.