Sheltering. Start at the Margin As introduction, It has been used Andrea Staid’s ethnographic research presented in “Abitare illegale”, in which, examining the many living experiences in the margins, he’s able to focus on the difficulties of our westernized and globalized living. Wondering if it is the only possible one, the article investigates the eutopic and disenchanted scenario of democratic , self-sufficient, free and harmonious communities. Starting from the thought of the industrialist Adriano Olivetti and the pragmatic research of S.Sfriso and E.Narne, to the concrete and contemporary experiences of the autonomous communities. How do they relate to cities? Do they succeed in their purposes? Refuges intended not as escapes but as laboratories, as frontier experiences that explore new possible scenarios. We need the margin. It is the place where the others contaminates us and give a new meaning. The ways of living are not universal but linked to valuable cultural productions, a fact that in our ethnocentric vision we forget. Only thanks to this self-awareness we can understand what today’s shelters are trying to repair.

Viene utilizzata come premessa la ricerca etnografica di Andrea Staid in “Abitare illegale” nella quale, indagando il vasto mondo del vivere ai margini, riesce lucidamente a mettere a fuoco le criticità del nostro vivere occidentale e globalizzato. Chiedendosi se esso sia l’unico possibile, l’unico sensato, l’articolo indaga l’eutopico e disincantato scenario dell’edificazione di comunità democratiche, autosufficienti, libere e armoniose. Passando per il pensiero dell’industriale Adriano Olivetti e sulla pragmatica ricerca di S.Sfriso e E.Narne, si arriverà fino alle esperienze concrete e contemporanee delle comunità autonome, come si relazionano alle città? Funzionano e riescono nei loro propositi? Rifugi intesi non come fughe, ma come laboratori, come esperienze di frontiera che esplorano nuovi scenari del possibile, che aiutano a comprenderci. Il margine ci serve. È il luogo in cui l’altro da noi ci contamina e ci risignifica. I modi di abitare non sono universali ma legati a produzioni culturali di valore, fatto che nella nostra visione etnocentrica, dimentichiamo. Solo grazie a questa autocoscienza possiamo capire a cosa cercano rimedio, cosa cercano di riparare i rifugi di oggi.

Ripararsi. Iniziare ai margini / Anelli-Monti, Michele; Fiorini, Margherita. - In: OFFICINA. - ISSN 2532-1218. - gen-feb-mar/2020:28(2020), pp. 68-71.

Ripararsi. Iniziare ai margini

Anelli-Monti, Michele;Fiorini, Margherita
2020

Abstract

Sheltering. Start at the Margin As introduction, It has been used Andrea Staid’s ethnographic research presented in “Abitare illegale”, in which, examining the many living experiences in the margins, he’s able to focus on the difficulties of our westernized and globalized living. Wondering if it is the only possible one, the article investigates the eutopic and disenchanted scenario of democratic , self-sufficient, free and harmonious communities. Starting from the thought of the industrialist Adriano Olivetti and the pragmatic research of S.Sfriso and E.Narne, to the concrete and contemporary experiences of the autonomous communities. How do they relate to cities? Do they succeed in their purposes? Refuges intended not as escapes but as laboratories, as frontier experiences that explore new possible scenarios. We need the margin. It is the place where the others contaminates us and give a new meaning. The ways of living are not universal but linked to valuable cultural productions, a fact that in our ethnocentric vision we forget. Only thanks to this self-awareness we can understand what today’s shelters are trying to repair.
2020
Viene utilizzata come premessa la ricerca etnografica di Andrea Staid in “Abitare illegale” nella quale, indagando il vasto mondo del vivere ai margini, riesce lucidamente a mettere a fuoco le criticità del nostro vivere occidentale e globalizzato. Chiedendosi se esso sia l’unico possibile, l’unico sensato, l’articolo indaga l’eutopico e disincantato scenario dell’edificazione di comunità democratiche, autosufficienti, libere e armoniose. Passando per il pensiero dell’industriale Adriano Olivetti e sulla pragmatica ricerca di S.Sfriso e E.Narne, si arriverà fino alle esperienze concrete e contemporanee delle comunità autonome, come si relazionano alle città? Funzionano e riescono nei loro propositi? Rifugi intesi non come fughe, ma come laboratori, come esperienze di frontiera che esplorano nuovi scenari del possibile, che aiutano a comprenderci. Il margine ci serve. È il luogo in cui l’altro da noi ci contamina e ci risignifica. I modi di abitare non sono universali ma legati a produzioni culturali di valore, fatto che nella nostra visione etnocentrica, dimentichiamo. Solo grazie a questa autocoscienza possiamo capire a cosa cercano rimedio, cosa cercano di riparare i rifugi di oggi.
riparo; rimedio; rifugio
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Ripararsi. Iniziare ai margini / Anelli-Monti, Michele; Fiorini, Margherita. - In: OFFICINA. - ISSN 2532-1218. - gen-feb-mar/2020:28(2020), pp. 68-71.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1706525
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