The elusive name of God, revealed to Moses in Exodus 3, 14-15, undergoes, in the passage from Hebrew to Greek and Latin, a historically decisive ontological reconfiguration. From a cryptic name which reveals the always novel dimension of God, but also his historical fidelity towards Israel, it becomes the name of the perfection of the Absolute as an identical and immutable being. Studying the ambiguous interpretation of the Name of God in Clement of Alexandria and Augustine, the paper analyzes the retractatio made by the theology of grace of the Latin thinker in respect of a restitution of the Christian revelation as a Platonizing theological ontology, typical of Clement and the ‘first Augustine’ himself. If being becomes the name of the Christian God, the One remains, for Clemente, his apophatic meta-ontological secret. In Augustine, however, the name of God doubles in nomen aeternitatis, revealing the absolute ontological transcendence of the Deus in se, and in nomen misericordiae, revealing the singular advent of the Deus ad nos as undue and irresistible grace. The deep secret of God is, therefore, his eventual and donative excess with respect to his own absolute being. God reveals his deepest personal secret by barging in as a Spirit or Gift into the historical, passionate and dispersed contingency of the ego, thus ‘inventing’ a new notion of person, ecstatic because it is an exceptional and singular epiphany from the Absolute.

Lo sfuggente e differente nome di Dio, rivelato a Mosè in Esodo 3, 14-15, subisce, nel passaggio dall’ebraico al greco e al latino, una riconfigurazione ontologica storicamente decisiva: da nome criptico che rivela la dimensione sempre ulteriore e avveniente di Dio, ma comunque anche la sua storica fedeltà nei confronti di Israele eletto come i suoi padri, diviene nome della perfezione dell’Assoluto quale essere identico e immutabile. Studiando l’interpretazione ambigua del Nome di Dio in Clemente d’Alessandria e Agostino, si evidenziano la retractatio e lo scarto che la teologia della grazia del pensatore latino compiono nei confronti della restituzione della rivelazione cristiana come platonizzante ontologia teologica, attestata con rigore esemplare da Clemente e dallo stesso ‘primo Agostino’. Se l’essere diviene il nome del Dio cristiano, l’Uno ne rimane, per Clemente, l’apofatico segreto meta-ontologico. In Agostino, invece, il nome di Dio si sdoppia in nomen aeternitatis rivelativo dell’assoluta trascendenza ontologica del Deus in se e in nomen misericordiae rivelativo dell’avvento singolare del Deus ad nos come grazia indebita e irresistibile. Il segreto profondo e ulteriore di Dio è, quindi, il suo eccesso eventuale e donativo rispetto al suo stesso essere assoluto. Dio rivela il suo più profondo segreto personale irrompendo quale Spirito o Dono nella contingenza storica, passionale e dispersa dell’io, “inventando” quindi una nuova nozione di persona, estatica perché eccezionale e singolare epifania dall’Assoluto.

Ego sum qui ero. L’estaticità di Dio e dell’io in Clemente d’Alessandria e Agostino / Lettieri, Gaetano. - In: ALVEARIUM. - ISSN 2036-5020. - n. 14-15; Dicembre 2021-2022(2022), pp. 7-52.

Ego sum qui ero. L’estaticità di Dio e dell’io in Clemente d’Alessandria e Agostino

gaetano lettieri
2022

Abstract

The elusive name of God, revealed to Moses in Exodus 3, 14-15, undergoes, in the passage from Hebrew to Greek and Latin, a historically decisive ontological reconfiguration. From a cryptic name which reveals the always novel dimension of God, but also his historical fidelity towards Israel, it becomes the name of the perfection of the Absolute as an identical and immutable being. Studying the ambiguous interpretation of the Name of God in Clement of Alexandria and Augustine, the paper analyzes the retractatio made by the theology of grace of the Latin thinker in respect of a restitution of the Christian revelation as a Platonizing theological ontology, typical of Clement and the ‘first Augustine’ himself. If being becomes the name of the Christian God, the One remains, for Clemente, his apophatic meta-ontological secret. In Augustine, however, the name of God doubles in nomen aeternitatis, revealing the absolute ontological transcendence of the Deus in se, and in nomen misericordiae, revealing the singular advent of the Deus ad nos as undue and irresistible grace. The deep secret of God is, therefore, his eventual and donative excess with respect to his own absolute being. God reveals his deepest personal secret by barging in as a Spirit or Gift into the historical, passionate and dispersed contingency of the ego, thus ‘inventing’ a new notion of person, ecstatic because it is an exceptional and singular epiphany from the Absolute.
2022
Lo sfuggente e differente nome di Dio, rivelato a Mosè in Esodo 3, 14-15, subisce, nel passaggio dall’ebraico al greco e al latino, una riconfigurazione ontologica storicamente decisiva: da nome criptico che rivela la dimensione sempre ulteriore e avveniente di Dio, ma comunque anche la sua storica fedeltà nei confronti di Israele eletto come i suoi padri, diviene nome della perfezione dell’Assoluto quale essere identico e immutabile. Studiando l’interpretazione ambigua del Nome di Dio in Clemente d’Alessandria e Agostino, si evidenziano la retractatio e lo scarto che la teologia della grazia del pensatore latino compiono nei confronti della restituzione della rivelazione cristiana come platonizzante ontologia teologica, attestata con rigore esemplare da Clemente e dallo stesso ‘primo Agostino’. Se l’essere diviene il nome del Dio cristiano, l’Uno ne rimane, per Clemente, l’apofatico segreto meta-ontologico. In Agostino, invece, il nome di Dio si sdoppia in nomen aeternitatis rivelativo dell’assoluta trascendenza ontologica del Deus in se e in nomen misericordiae rivelativo dell’avvento singolare del Deus ad nos come grazia indebita e irresistibile. Il segreto profondo e ulteriore di Dio è, quindi, il suo eccesso eventuale e donativo rispetto al suo stesso essere assoluto. Dio rivela il suo più profondo segreto personale irrompendo quale Spirito o Dono nella contingenza storica, passionale e dispersa dell’io, “inventando” quindi una nuova nozione di persona, estatica perché eccezionale e singolare epifania dall’Assoluto.
nome di Dio; ontologia; dono; spirito; singolarità
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Ego sum qui ero. L’estaticità di Dio e dell’io in Clemente d’Alessandria e Agostino / Lettieri, Gaetano. - In: ALVEARIUM. - ISSN 2036-5020. - n. 14-15; Dicembre 2021-2022(2022), pp. 7-52.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1705960
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