Leonardo Ricci postula la forma architettonica come entità intrinsecamente connessa alle dinamiche naturali, promuovendo un'architettura che emerge in simbiosi con il paesaggio. La sua visione, radicata in una filosofia esistenzialista e fenomenologica, concepisce gli spazi abitativi come organismi viventi, in perpetua evoluzione e interazione con il contesto umano e ambientale. In Ricci, la città è rivelata non come una mera agglomerazione di strutture, ma come un'unica entità composta, un tessuto vivo che si fonde con le colline, gli alberi e i colori, in una celebrazione della libertà e felicità anonima dell'abitare. La relazionalità è il fulcro del discorso architettonico di Ricci, un principio che trascende la semplice estetica formale per abbracciare una percezione spaziale e temporale esperienziale. Attingendo dal pensiero filosofico del Novecento, specialmente dall'esistenzialismo, Ricci eleva l'architettura oltre la materialità per infonderle un ethos di relazioni in continuo divenire. Il paesaggio, lontano dall'essere un mero sfondo silenzioso, diviene un co-protagonista vibrante della narrazione architettonica. L'opera di Ricci propone un dialogo costante tra l'opera e il suo ambiente. Le sue realizzazioni, come l'esperienza di costruzione del villaggio valdese di Agàpe, del villaggio di Monterinaldi e di Monte degli Ulivi a Riesi, riflettono questa fusione tra edificio e natura, con forme che si espandono e contraggono in risposta ai mutamenti continui del paesaggio. In conclusione, l'architettura di Ricci rappresenta una critica vivente alla percezione statica e isolata della forma, proponendo una comprensione più profonda e contestualizzata dell'abitare, che risuona con le urgenze ambientali e sociali contemporanee.
Leonardo Ricci. Che la forma sia come nelle cose naturali / Ghia, MARIA CLARA. - (2023), pp. 106-117.
Leonardo Ricci. Che la forma sia come nelle cose naturali
Ghia Maria Clara
2023
Abstract
Leonardo Ricci postula la forma architettonica come entità intrinsecamente connessa alle dinamiche naturali, promuovendo un'architettura che emerge in simbiosi con il paesaggio. La sua visione, radicata in una filosofia esistenzialista e fenomenologica, concepisce gli spazi abitativi come organismi viventi, in perpetua evoluzione e interazione con il contesto umano e ambientale. In Ricci, la città è rivelata non come una mera agglomerazione di strutture, ma come un'unica entità composta, un tessuto vivo che si fonde con le colline, gli alberi e i colori, in una celebrazione della libertà e felicità anonima dell'abitare. La relazionalità è il fulcro del discorso architettonico di Ricci, un principio che trascende la semplice estetica formale per abbracciare una percezione spaziale e temporale esperienziale. Attingendo dal pensiero filosofico del Novecento, specialmente dall'esistenzialismo, Ricci eleva l'architettura oltre la materialità per infonderle un ethos di relazioni in continuo divenire. Il paesaggio, lontano dall'essere un mero sfondo silenzioso, diviene un co-protagonista vibrante della narrazione architettonica. L'opera di Ricci propone un dialogo costante tra l'opera e il suo ambiente. Le sue realizzazioni, come l'esperienza di costruzione del villaggio valdese di Agàpe, del villaggio di Monterinaldi e di Monte degli Ulivi a Riesi, riflettono questa fusione tra edificio e natura, con forme che si espandono e contraggono in risposta ai mutamenti continui del paesaggio. In conclusione, l'architettura di Ricci rappresenta una critica vivente alla percezione statica e isolata della forma, proponendo una comprensione più profonda e contestualizzata dell'abitare, che risuona con le urgenze ambientali e sociali contemporanee.File | Dimensione | Formato | |
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