L’area archeologica della Villa dei Sette Bassi a Roma accoglie, nell’estremità meridionale, un nucleo edilizio isolato e distante dal contesto più imponente e noto, riconducibile con certezza ad un edificio termale di età imperiale. L’attenta analisi delle tecniche edilizie e costruttive che lo compongono, condotta attraverso un capillare rilievo delle strutture residue, ha rivelato con chiarezza una sequenza di interventi che nei secoli ha progressivamente mutato la morfologia e le funzionalità dell’edificio originario. Realizzato su un contesto sepolcrale precedente che ne condizionò significativamente le quote, l’organismo termale ha conseguito la sua fisionomia con progressive correzioni al progetto originario, risolte nel cantiere attraverso soluzioni peculiari. La successiva trasformazione in edificio ecclesiastico, realizzata in età paleocristiana mediante una sapiente rielaborazione dell’organismo architettonico, ha adattato alla vocazione cultuale gli spazi originari, riutilizzando sistematicamente, in più fasi successive, le strutture murarie e modificando in modo incisivo la sintassi plano volumetrica del complesso. Tale revisione si spinse fino alla rielaborazione in forme del tutto nuove e articolate della decorazione parietale e pavimentale dell’edificio originario. Il contesto architettonico oggi conservato si configura dunque come un palinsesto articolato e diacronico di interventi strutturali, utile allo studio dell’architettura antica tanto per le soluzioni costruttive adottate quanto per la capacità di pianificazione e recupero strutturale in chiavi funzionali nuove.
Villa dei Sette Bassi: la fase paleocristiana della cosiddetta Dépendance / Maria Amici, Carla; Ten, Alessandra. - 2:(2024), pp. 737-746. (Intervento presentato al convegno Archeologia cristiana in Italia. Ricerche, metodi e prospettive (1993-2022) tenutosi a Roma).
Villa dei Sette Bassi: la fase paleocristiana della cosiddetta Dépendance
Alessandra Ten
2024
Abstract
L’area archeologica della Villa dei Sette Bassi a Roma accoglie, nell’estremità meridionale, un nucleo edilizio isolato e distante dal contesto più imponente e noto, riconducibile con certezza ad un edificio termale di età imperiale. L’attenta analisi delle tecniche edilizie e costruttive che lo compongono, condotta attraverso un capillare rilievo delle strutture residue, ha rivelato con chiarezza una sequenza di interventi che nei secoli ha progressivamente mutato la morfologia e le funzionalità dell’edificio originario. Realizzato su un contesto sepolcrale precedente che ne condizionò significativamente le quote, l’organismo termale ha conseguito la sua fisionomia con progressive correzioni al progetto originario, risolte nel cantiere attraverso soluzioni peculiari. La successiva trasformazione in edificio ecclesiastico, realizzata in età paleocristiana mediante una sapiente rielaborazione dell’organismo architettonico, ha adattato alla vocazione cultuale gli spazi originari, riutilizzando sistematicamente, in più fasi successive, le strutture murarie e modificando in modo incisivo la sintassi plano volumetrica del complesso. Tale revisione si spinse fino alla rielaborazione in forme del tutto nuove e articolate della decorazione parietale e pavimentale dell’edificio originario. Il contesto architettonico oggi conservato si configura dunque come un palinsesto articolato e diacronico di interventi strutturali, utile allo studio dell’architettura antica tanto per le soluzioni costruttive adottate quanto per la capacità di pianificazione e recupero strutturale in chiavi funzionali nuove.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.