Il processo di produzione documentaria che si registra nell’abbazia di Santa Maria di Farfa, in Sabina, tra X e inizi XII secolo costituisce un esempio calzante dei meccanismi che si innescano in un’istituzione monastica nell’ambito di quello che è stato definito ‘shock as a process’, nell’ambito della riorganizzazione di un ente monastico all’interno del quale la memoria e la conseguente messa per iscritto della rappresentazione dello shock è strettamente e, per così dire, strutturalmente legata alla progettazione della rinascita e al processo di riforma. Questa operazione ha risvolti sia all’interno, ad uso e consumo della comunità monastica, che all’esterno in relazione alle istituzioni e ai poteri che gravitano nella regione dell’ente monastico. Nel caso di Farfa si tratta di istituzioni e poteri di primissimo piano, vista la contiguità dell’abbazia con la sede romana, le sue relazioni con la corte imperiale, il confronto con l’episcopato di Sabina e quello reatino, e la costante frizione con i poteri signorili che nel periodo preso in considerazione sono strenuamente in competizione con Farfa nella disputa patrimoniale e nel controllo del territorio. Di sicuro interesse è poi anche la valutazione delle modalità con cui la documentazione prodotta a Farfa si pone rispetto al problema della ‘narrabilità’ del processo di riforma, partendo dalla considerazione che così spesso le fonti medievali intenzionalmente «velano» le rivoluzioni molto più di quanto le raccontino, e che di norma presso le istituzioni ecclesiastiche e religiose – e monastiche nello specifico di questo contributo – ogni progettualità oggettivamente innovatrice veniva presentata sotto il velo della re-formatio, della riforma intesa come ritorno a una forma, a un modello precedente considerato oggettivamente migliore, essendo ogni cambiamento avvertito come intrinsecamente negativo. In questa direzione la situazione della scrittura relativa ai processi di re-formatio dell’abbazia di Farfa, per quantità e qualità di fonti, si presenta sicuramente come un caso indicativo.
Dalla Destructio alla Constructio: dare senso alla crisi e progettare il futuro a Farfa tra X e XII secolo / Longo, Umberto. - (2023), pp. 183-200. (Intervento presentato al convegno Dopo l'Apocalisse. Rappresentare lo shock e progettare la rinascita (secoli X-XIV). Atti del Convegno Internazionale tenutosi a Brescia).
Dalla Destructio alla Constructio: dare senso alla crisi e progettare il futuro a Farfa tra X e XII secolo
Umberto Longo
2023
Abstract
Il processo di produzione documentaria che si registra nell’abbazia di Santa Maria di Farfa, in Sabina, tra X e inizi XII secolo costituisce un esempio calzante dei meccanismi che si innescano in un’istituzione monastica nell’ambito di quello che è stato definito ‘shock as a process’, nell’ambito della riorganizzazione di un ente monastico all’interno del quale la memoria e la conseguente messa per iscritto della rappresentazione dello shock è strettamente e, per così dire, strutturalmente legata alla progettazione della rinascita e al processo di riforma. Questa operazione ha risvolti sia all’interno, ad uso e consumo della comunità monastica, che all’esterno in relazione alle istituzioni e ai poteri che gravitano nella regione dell’ente monastico. Nel caso di Farfa si tratta di istituzioni e poteri di primissimo piano, vista la contiguità dell’abbazia con la sede romana, le sue relazioni con la corte imperiale, il confronto con l’episcopato di Sabina e quello reatino, e la costante frizione con i poteri signorili che nel periodo preso in considerazione sono strenuamente in competizione con Farfa nella disputa patrimoniale e nel controllo del territorio. Di sicuro interesse è poi anche la valutazione delle modalità con cui la documentazione prodotta a Farfa si pone rispetto al problema della ‘narrabilità’ del processo di riforma, partendo dalla considerazione che così spesso le fonti medievali intenzionalmente «velano» le rivoluzioni molto più di quanto le raccontino, e che di norma presso le istituzioni ecclesiastiche e religiose – e monastiche nello specifico di questo contributo – ogni progettualità oggettivamente innovatrice veniva presentata sotto il velo della re-formatio, della riforma intesa come ritorno a una forma, a un modello precedente considerato oggettivamente migliore, essendo ogni cambiamento avvertito come intrinsecamente negativo. In questa direzione la situazione della scrittura relativa ai processi di re-formatio dell’abbazia di Farfa, per quantità e qualità di fonti, si presenta sicuramente come un caso indicativo.File | Dimensione | Formato | |
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