Il primo ad occuparsi dei meccanismi che permettono, più o meno consapevolmente, di eliminare dalla memoria ricordi spiacevoli è stato Sigmund Freud; a partire dalle sue considerazioni sia la psicologia clinica che le neuroscienze cognitive si sono occupate di indagare i processi alla base della soppressione volontaria di un ricordo. A questo scopo è stato ideato il paradigma Think/No-Think (T/NT), un compito simile al Go/No-Go, classicamente utilizzato per lo studio della soppressione motoria, ma avente come target le memorie dichiarative. Le ricerche che utilizzano questo strumento mostrano come i soggetti siano in grado di inibire volontariamente l’emergere di un ricordo e studi di neuroimaging (fMRI; fNIRS; ERP), condotti su soggetti sani, hanno riscontrato una maggiore attivazione della corteccia dorsolaterale prefrontale (importante per l’inibizione delle risposte motorie) ed una ridotta attività ippocampale (struttura cruciale per la formazione della memoria dichiarativa) durante l’esecuzione del T/NT. Risultati contrastanti, però, sono stati ottenuti in studi effettuati con materiale emotivamente significativo ed in lavori condotti su soggetti affetti da diversi tipi di psicopatologia (Depressione, Disturbo di Personalità Borderline, Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività). Risulta importante mettere in luce alcuni limiti degli studi presi in oggetto, come la ridotta numerosità campionaria dei lavori clinici, l’assunzione di farmaci durante la fase sperimentale nei soggetti affetti da psicopatologia, la soggettività della connotazione emotiva dello stimolo, l’assenza di informazioni relative all’influenza sulla prestazione al T/NT delle capacità di controllo esecutivo e della familiarità con i processi di inibizione mnestica, la relativamente scarsa importanza data ad una variabile fondamentale come il tempo di esposizione allo stimolo, la presenza di pochi dati relativi all’influenza dell’utilizzo di diverse strategie di soppressione, nonostante l’evidenza che lo specifico pattern di attivazione cerebrale varia a seconda della strategia utilizzata, ed infine l’assenza di un corpus coerente di dati sugli effetti che l’attività inibitoria può produrre (efficacia a lungo termine, interazione con diverse condizioni patologiche, effetti sui pensieri intrusivi, conseguenze sullo stato emotivo). Alcuni autori hanno preso in considerazione la possibilità di applicare tecniche di soppressione del ricordo in psicoterapia. Stanti i limiti riscontrati in letteratura riteniamo che, allo stato attuale, sia quantomeno prematuro ipotizzare l’utilizzo di queste tecniche in ambito clinico, anche se un giudizio definitivo potrà essere dato solo in seguito ad un ampliamento delle conoscenze sull’argomento. Pertanto, pur rimanendo scettici sull’utilizzo di tecniche di soppressione del ricordo in psicoterapia, il nostro gruppo di ricerca ha come obiettivo futuro quello di utilizzare il T/NT sia su soggetti sani che in campioni clinici, nel tentativo di contribuire al superamento degli attuali limiti e rispondere ai tanti quesiti ancora aperti.

Inibizione volontaria dei ricordi / Esposito, M.; Gorgoni, M.; Pisciotta, F.; Bonifaci, L.; Chillemi, E.; De Santis, C.; Di Falco, A.; Florio, A.; Piazzi, M.; Rondoni, A.; Santilli, F.; Guarracino, E.. - (2014), pp. 284-284. (Intervento presentato al convegno XVII Congresso Nazionale della Società Italiana di Terapia Comportamentale e Cognitiva (S.I.T.C.C.) tenutosi a Genova).

Inibizione volontaria dei ricordi

Gorgoni M.;
2014

Abstract

Il primo ad occuparsi dei meccanismi che permettono, più o meno consapevolmente, di eliminare dalla memoria ricordi spiacevoli è stato Sigmund Freud; a partire dalle sue considerazioni sia la psicologia clinica che le neuroscienze cognitive si sono occupate di indagare i processi alla base della soppressione volontaria di un ricordo. A questo scopo è stato ideato il paradigma Think/No-Think (T/NT), un compito simile al Go/No-Go, classicamente utilizzato per lo studio della soppressione motoria, ma avente come target le memorie dichiarative. Le ricerche che utilizzano questo strumento mostrano come i soggetti siano in grado di inibire volontariamente l’emergere di un ricordo e studi di neuroimaging (fMRI; fNIRS; ERP), condotti su soggetti sani, hanno riscontrato una maggiore attivazione della corteccia dorsolaterale prefrontale (importante per l’inibizione delle risposte motorie) ed una ridotta attività ippocampale (struttura cruciale per la formazione della memoria dichiarativa) durante l’esecuzione del T/NT. Risultati contrastanti, però, sono stati ottenuti in studi effettuati con materiale emotivamente significativo ed in lavori condotti su soggetti affetti da diversi tipi di psicopatologia (Depressione, Disturbo di Personalità Borderline, Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività). Risulta importante mettere in luce alcuni limiti degli studi presi in oggetto, come la ridotta numerosità campionaria dei lavori clinici, l’assunzione di farmaci durante la fase sperimentale nei soggetti affetti da psicopatologia, la soggettività della connotazione emotiva dello stimolo, l’assenza di informazioni relative all’influenza sulla prestazione al T/NT delle capacità di controllo esecutivo e della familiarità con i processi di inibizione mnestica, la relativamente scarsa importanza data ad una variabile fondamentale come il tempo di esposizione allo stimolo, la presenza di pochi dati relativi all’influenza dell’utilizzo di diverse strategie di soppressione, nonostante l’evidenza che lo specifico pattern di attivazione cerebrale varia a seconda della strategia utilizzata, ed infine l’assenza di un corpus coerente di dati sugli effetti che l’attività inibitoria può produrre (efficacia a lungo termine, interazione con diverse condizioni patologiche, effetti sui pensieri intrusivi, conseguenze sullo stato emotivo). Alcuni autori hanno preso in considerazione la possibilità di applicare tecniche di soppressione del ricordo in psicoterapia. Stanti i limiti riscontrati in letteratura riteniamo che, allo stato attuale, sia quantomeno prematuro ipotizzare l’utilizzo di queste tecniche in ambito clinico, anche se un giudizio definitivo potrà essere dato solo in seguito ad un ampliamento delle conoscenze sull’argomento. Pertanto, pur rimanendo scettici sull’utilizzo di tecniche di soppressione del ricordo in psicoterapia, il nostro gruppo di ricerca ha come obiettivo futuro quello di utilizzare il T/NT sia su soggetti sani che in campioni clinici, nel tentativo di contribuire al superamento degli attuali limiti e rispondere ai tanti quesiti ancora aperti.
2014
XVII Congresso Nazionale della Società Italiana di Terapia Comportamentale e Cognitiva (S.I.T.C.C.)
04 Pubblicazione in atti di convegno::04d Abstract in atti di convegno
Inibizione volontaria dei ricordi / Esposito, M.; Gorgoni, M.; Pisciotta, F.; Bonifaci, L.; Chillemi, E.; De Santis, C.; Di Falco, A.; Florio, A.; Piazzi, M.; Rondoni, A.; Santilli, F.; Guarracino, E.. - (2014), pp. 284-284. (Intervento presentato al convegno XVII Congresso Nazionale della Società Italiana di Terapia Comportamentale e Cognitiva (S.I.T.C.C.) tenutosi a Genova).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1697791
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