Anna Maria Ortese è una scrittrice-Iguana, ancestrale, proteiforme e anfibia: si muove sulla terraferma per lasciare segni di percorsi, ma vive come “marine” alla ricerca di luoghi e linguaggi di espressività. L’acqua è lo spazio vitale dei suoi pensieri-sensi, in cui invita a riposizionare l’identità, rendendola permeabile, fluttuante, plurima. L’immersione in una dimensione di opacizzazione del Sé e di accoglienza dell’Altro apre all’ incontro interspecie, intergenerazionale, diasporico. Crea un non-luogo, in cui sperimentare l’eterotopia dell’onda: uno spazio-corpo di contatto, generazione e relazione, che richiede la cura collettiva. E’ un’altra acqua, non più oggetto di intenzioni dell’uomo, ma dotata di agency, da cui occorre lasciarsi intra-agire. Plasmandosi come corpo poroso e fluido, che si muove obliquamente nel mare, Ortese supera il femminismo degli anni Settanta e preannuncia questioni centrali nell’idrofemminismo di Astrida Neimanis, nell’ibridazione di generi e specie di Rosi Braidotti, nella partecipazione alla cura del mondo di Elena Pulcini.
Anna Maria Ortese, corpo d'acqua / Bellucci, Lilia. - In: ROSSOCORPOLINGUA. - ISSN 2611-8378. - Anno V, n.2:(2022), pp. -46.
Anna Maria Ortese, corpo d'acqua
Lilia Bellucci
2022
Abstract
Anna Maria Ortese è una scrittrice-Iguana, ancestrale, proteiforme e anfibia: si muove sulla terraferma per lasciare segni di percorsi, ma vive come “marine” alla ricerca di luoghi e linguaggi di espressività. L’acqua è lo spazio vitale dei suoi pensieri-sensi, in cui invita a riposizionare l’identità, rendendola permeabile, fluttuante, plurima. L’immersione in una dimensione di opacizzazione del Sé e di accoglienza dell’Altro apre all’ incontro interspecie, intergenerazionale, diasporico. Crea un non-luogo, in cui sperimentare l’eterotopia dell’onda: uno spazio-corpo di contatto, generazione e relazione, che richiede la cura collettiva. E’ un’altra acqua, non più oggetto di intenzioni dell’uomo, ma dotata di agency, da cui occorre lasciarsi intra-agire. Plasmandosi come corpo poroso e fluido, che si muove obliquamente nel mare, Ortese supera il femminismo degli anni Settanta e preannuncia questioni centrali nell’idrofemminismo di Astrida Neimanis, nell’ibridazione di generi e specie di Rosi Braidotti, nella partecipazione alla cura del mondo di Elena Pulcini.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.