Di fronte alle città sempre più congestionate, gli spazi naturali hanno acquisito un interesse sempre maggiore: questo, unito alla riscoperta del “desiderio di natura”, ha portato molti spazi urbani a ricorrere alla natura spontanea per rispondere ad alcune delle questioni più urgenti delle città contemporanee come la rigenerazione di aree in abbandono, la rivitalizzazione di spazi pubblici, la riduzione di costi di gestione e manutenzione e il miglioramento dell’impronta ecologica di questi spazi. Grazie alla vegetazione spontanea che cresce nelle città, quest’ultime spesso possono essere considerate dei veri e propri fari della biodiversità rispetto agli ambienti rurali circostanti. Inoltre, la natura spontanea offre dei servizi ecosistemici alle città: si hanno effetti positivi dal punto di vista climatico, come la riduzione dell’anidride carbonica, l’assorbimento dell’acqua e la conseguente riduzione della defluizione e velocità delle acque; l’abbattimento delle polveri sottili; la riduzione dell’inquinamento acustico; la funzione di habitat e aiuto alla biodiversità in ambiti urbani. In questo senso, l’utilizzo della vegetazione spontanea nei giardini e negli spazi pubblici può sicuramente essere considerato una potenzialità per la città contemporanea e il suo sviluppo, non solo nel proteggere ed incentivare la biodiversità, ma anche per l’adattamento alle trasformazioni climatiche, per contribuire al miglioramento della salute e del benessere dei cittadini, e, non meno importante, agevolare un nuovo modo di vivere urbano. Il tema della natura spontanea nel giardino e del cosiddetto “giardino spontaneo”, che vede l’utilizzo prevalente di piante graminacee ed erbacee perenni a bassa manutenzione, è stato affrontato e declinato nel corso degli anni da molti paesaggisti e giardinieri. Già a partire dalla fine del XIX secolo si era iniziato a sviluppare un approccio naturalistico al giardino: tendenze naturalistiche inaugurate con il Wild garden di William Robinson (1838- 1935) che ha dato una maggiore importanza all’impatto estetico-attrattivo e alla durata stagionale della pianta. A partire dallo studio e dalle sperimentazioni di Robinson, importanti contributi al tema sono stati sicuramente l’English cottage garden di Gertrude Jekyll (1843-1932) e la sua particolare attenzione all’accostamento cromatico delle piante, gli studi di Karl Foerster (1874-1970) e la creazione di nuove specie perenni, ed infine il lavoro di Mien Ruys (1904-1999) con il suo “stile modernista”. Gli studi di questi giardinieri si riflettono oggi nel lavoro di alcuni protagonisti come nel caso della “natura spontanea idealizzata" dei giardini di Piet Oudolf, che è senza dubbio uno dei maggiori esponenti della Dutch Wave, e del “naturalismo potenziato” dei giardini di Nigel Dunnett. Questo articolo intende interpretare e analizzare due progetti di giardini che, mediante una propria visione del “giardino spontaneo” nella città contemporanea, e per lo stretto legame che hanno saputo creare tra natura e città, sono diventati strumento di progettazione e trasformazione urbana mediante una stratificazione o risignificazione di tracce e strutture esistenti o mediante variazioni d’uso. Il primo progetto è il Perennial Park (2010) di Piet Oudolf, realizzato a Skärholmen, una zona periferica della città di Stoccolma. Questo progetto ha trasformato un’area abbandonata in un quartiere di edilizia sociale, caratterizzato da condomini ad altissima densità e una scarsità di aree naturali, in un giardino spontaneo, che si è inserito nell’uso informale esistente del sito, riconoscendo i sentieri che gli abitanti locali avevano creato attraversando questo luogo negli anni. Il Perennial Park ha dato così un nuovo significato a quest’area in abbandono, che è diventata un vero e proprio spazio di incontro per i suoi abitanti con la natura, contribuendo alla trasformazione di un intero quartiere. Il secondo progetto è Grey to Green (2016) di Nigel Dunnett, una serie di giardini spontanei e rain gardens realizzati lungo una strada, interna alla città di Sheffield, che da quattro corsie è stata ridotta a due. Dallo spazio liberato dalle macchine è stato possibile realizzare degli spazi naturali e un ampliamento dei marciapiedi per i pedoni: avviene così una sovrascrittura di questa strada che per lungo tempo è stato un semplice spazio di percorrenza e che questo progetto è riuscito a trasformare in uno spazio dello stare e dell’incontro, accompagnando l’evoluzione della città di Sheffield. Il lavoro e le sperimentazioni di questi giardinieri e paesaggisti sull’utilizzo della vegetazione spontanea nei giardini pubblici in ambito urbano, dimostrano il crescente interesse nei confronti degli spazi naturali nella città contemporanea e di come è in atto anche un cambiamento nella fruizione di questi spazi che potrebbe indirizzare lo sviluppo e le trasformazioni future delle città stesse per sostenere un nuovo modo di vivere urbano.

Natura in città: il giardino spontaneo e un nuovo modo di vivere urbano / AHON VASQUEZ, LISBET ALESSANDRA. - (2023), pp. 1340-1341. (Intervento presentato al convegno 11th International AISU Congress "Beyond the Gaze. Interpreting and understanding the city" tenutosi a Ferrara, Italy).

Natura in città: il giardino spontaneo e un nuovo modo di vivere urbano

Lisbet Alessandra Ahon Vasquez
Primo
2023

Abstract

Di fronte alle città sempre più congestionate, gli spazi naturali hanno acquisito un interesse sempre maggiore: questo, unito alla riscoperta del “desiderio di natura”, ha portato molti spazi urbani a ricorrere alla natura spontanea per rispondere ad alcune delle questioni più urgenti delle città contemporanee come la rigenerazione di aree in abbandono, la rivitalizzazione di spazi pubblici, la riduzione di costi di gestione e manutenzione e il miglioramento dell’impronta ecologica di questi spazi. Grazie alla vegetazione spontanea che cresce nelle città, quest’ultime spesso possono essere considerate dei veri e propri fari della biodiversità rispetto agli ambienti rurali circostanti. Inoltre, la natura spontanea offre dei servizi ecosistemici alle città: si hanno effetti positivi dal punto di vista climatico, come la riduzione dell’anidride carbonica, l’assorbimento dell’acqua e la conseguente riduzione della defluizione e velocità delle acque; l’abbattimento delle polveri sottili; la riduzione dell’inquinamento acustico; la funzione di habitat e aiuto alla biodiversità in ambiti urbani. In questo senso, l’utilizzo della vegetazione spontanea nei giardini e negli spazi pubblici può sicuramente essere considerato una potenzialità per la città contemporanea e il suo sviluppo, non solo nel proteggere ed incentivare la biodiversità, ma anche per l’adattamento alle trasformazioni climatiche, per contribuire al miglioramento della salute e del benessere dei cittadini, e, non meno importante, agevolare un nuovo modo di vivere urbano. Il tema della natura spontanea nel giardino e del cosiddetto “giardino spontaneo”, che vede l’utilizzo prevalente di piante graminacee ed erbacee perenni a bassa manutenzione, è stato affrontato e declinato nel corso degli anni da molti paesaggisti e giardinieri. Già a partire dalla fine del XIX secolo si era iniziato a sviluppare un approccio naturalistico al giardino: tendenze naturalistiche inaugurate con il Wild garden di William Robinson (1838- 1935) che ha dato una maggiore importanza all’impatto estetico-attrattivo e alla durata stagionale della pianta. A partire dallo studio e dalle sperimentazioni di Robinson, importanti contributi al tema sono stati sicuramente l’English cottage garden di Gertrude Jekyll (1843-1932) e la sua particolare attenzione all’accostamento cromatico delle piante, gli studi di Karl Foerster (1874-1970) e la creazione di nuove specie perenni, ed infine il lavoro di Mien Ruys (1904-1999) con il suo “stile modernista”. Gli studi di questi giardinieri si riflettono oggi nel lavoro di alcuni protagonisti come nel caso della “natura spontanea idealizzata" dei giardini di Piet Oudolf, che è senza dubbio uno dei maggiori esponenti della Dutch Wave, e del “naturalismo potenziato” dei giardini di Nigel Dunnett. Questo articolo intende interpretare e analizzare due progetti di giardini che, mediante una propria visione del “giardino spontaneo” nella città contemporanea, e per lo stretto legame che hanno saputo creare tra natura e città, sono diventati strumento di progettazione e trasformazione urbana mediante una stratificazione o risignificazione di tracce e strutture esistenti o mediante variazioni d’uso. Il primo progetto è il Perennial Park (2010) di Piet Oudolf, realizzato a Skärholmen, una zona periferica della città di Stoccolma. Questo progetto ha trasformato un’area abbandonata in un quartiere di edilizia sociale, caratterizzato da condomini ad altissima densità e una scarsità di aree naturali, in un giardino spontaneo, che si è inserito nell’uso informale esistente del sito, riconoscendo i sentieri che gli abitanti locali avevano creato attraversando questo luogo negli anni. Il Perennial Park ha dato così un nuovo significato a quest’area in abbandono, che è diventata un vero e proprio spazio di incontro per i suoi abitanti con la natura, contribuendo alla trasformazione di un intero quartiere. Il secondo progetto è Grey to Green (2016) di Nigel Dunnett, una serie di giardini spontanei e rain gardens realizzati lungo una strada, interna alla città di Sheffield, che da quattro corsie è stata ridotta a due. Dallo spazio liberato dalle macchine è stato possibile realizzare degli spazi naturali e un ampliamento dei marciapiedi per i pedoni: avviene così una sovrascrittura di questa strada che per lungo tempo è stato un semplice spazio di percorrenza e che questo progetto è riuscito a trasformare in uno spazio dello stare e dell’incontro, accompagnando l’evoluzione della città di Sheffield. Il lavoro e le sperimentazioni di questi giardinieri e paesaggisti sull’utilizzo della vegetazione spontanea nei giardini pubblici in ambito urbano, dimostrano il crescente interesse nei confronti degli spazi naturali nella città contemporanea e di come è in atto anche un cambiamento nella fruizione di questi spazi che potrebbe indirizzare lo sviluppo e le trasformazioni future delle città stesse per sostenere un nuovo modo di vivere urbano.
2023
11th International AISU Congress "Beyond the Gaze. Interpreting and understanding the city"
04 Pubblicazione in atti di convegno::04d Abstract in atti di convegno
Natura in città: il giardino spontaneo e un nuovo modo di vivere urbano / AHON VASQUEZ, LISBET ALESSANDRA. - (2023), pp. 1340-1341. (Intervento presentato al convegno 11th International AISU Congress "Beyond the Gaze. Interpreting and understanding the city" tenutosi a Ferrara, Italy).
File allegati a questo prodotto
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1697695
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact