Il sito delle Colombare di Negrar di Valpolicella, oggetto di ricerche all'inizio degli anni Cinquanta del secolo scorso, è ora al centro di un progetto di indagini archeologiche e paleoambientali a cura dell'Università degli Studi di Milano e della Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza. La documentazione archeologica finora disponibile indica che il sito fu occupato nel Neolitico recente e proseguì, apparentemente senza soluzione di continuità, fino alla tarda età del Bronzo. La sua fondazione si inserisce con ogni probabilità nel quadro di attività sistematiche di estrazione, lavorazione ed esportazione della pregiata selce dei Lessini occidentali, ma la sua lunga durata implica un radicamento nel territorio di carattere in senso lato agricolo. Una metodologia di indagine rigorosamente interdisciplinare è orientata allo studio delle relazioni tra la comunità stanziata alle Colombare e il territorio circostante, e si avvale del contributo di numerosi istituti di ricerca. Particolarmente importanti in questo contesto di studi sono i risultati degli studi pollinici e archeobotanici che evidenziano una economia agricola relativamente sviluppata, con tracce di cerealicoltura e attività di raccolta di frutti spontanei. Tra questi risultano particolarmente importanti la vite e il nocciolo, specie che dovevano essere presenti nel sito e probabilmente accudite e preservate in quanto sistematicamente utilizzate per l'alimentazione umana. Le datazioni radiocarboniche documentano, a partire dagli ultimi secoli del quinto millennio avanti Cristo, una riduzione delle specie arboree a vantaggio delle specie erbacee, interpretabile come effetto di estesi fenomeni di disboscamento. I dati archeozoologici, per quanto sostanzialmente inaffidabili dal punto di vista funzionale e del dettaglio cronologico, segnalano una prevalenza di animali domestici, tra cui spiccano grandi bovini tipicamente neolitici e attività di caccia specialmente a carico dei grandi ungulati di habitat forestale. I dati di estremo dettaglio derivanti dalle ricerche paleoambientali alle Colombare di Negrar consentono alcune considerazioni sulla costruzione del paesaggio agrario in area alpina e prealpina durante la preistoria recente e la protostoria, e sulle sue peculiarità rispetto al meglio noto ambito Padano.
Agricoltura e gestione del territorio nell’età del Rame dei Lessini occidentali: lavori in corso nel sito di Colombare di Villa (Negrar di Valpolicella, VR) / Tecchiati, Umberto; Salzani, Paola; Orioli, Marica; Mercuri, ANNA MARIA; Talamo, Sahra; Nicosia, Cristiano; Amato, Alfonsina; Casati, Sara; Cercatillo, Silvia; Florenzano, Assunta; Palmisano, Erika; Paleček, Dragana; Proserpio, Barbara; Putzolu, Cristiano; Rattighieri, Eleonora; Reggio, Chiara. - In: IPOTESI DI PREISTORIA. - ISSN 1974-7985. - 14:(2021), pp. 59-74. (Intervento presentato al convegno Il paesaggio agrario tra età del Rame ed età del Ferro. Metodi di analisi delle risorse di sussistenza e delle modalità di gestione per una stima demografica. tenutosi a Bologna, Italia) [10.6092/ISSN.1974-7985/14335].
Agricoltura e gestione del territorio nell’età del Rame dei Lessini occidentali: lavori in corso nel sito di Colombare di Villa (Negrar di Valpolicella, VR)
Anna Maria Mercuri;Assunta Florenzano;Cristiano Putzolu;Chiara Reggio
2021
Abstract
Il sito delle Colombare di Negrar di Valpolicella, oggetto di ricerche all'inizio degli anni Cinquanta del secolo scorso, è ora al centro di un progetto di indagini archeologiche e paleoambientali a cura dell'Università degli Studi di Milano e della Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza. La documentazione archeologica finora disponibile indica che il sito fu occupato nel Neolitico recente e proseguì, apparentemente senza soluzione di continuità, fino alla tarda età del Bronzo. La sua fondazione si inserisce con ogni probabilità nel quadro di attività sistematiche di estrazione, lavorazione ed esportazione della pregiata selce dei Lessini occidentali, ma la sua lunga durata implica un radicamento nel territorio di carattere in senso lato agricolo. Una metodologia di indagine rigorosamente interdisciplinare è orientata allo studio delle relazioni tra la comunità stanziata alle Colombare e il territorio circostante, e si avvale del contributo di numerosi istituti di ricerca. Particolarmente importanti in questo contesto di studi sono i risultati degli studi pollinici e archeobotanici che evidenziano una economia agricola relativamente sviluppata, con tracce di cerealicoltura e attività di raccolta di frutti spontanei. Tra questi risultano particolarmente importanti la vite e il nocciolo, specie che dovevano essere presenti nel sito e probabilmente accudite e preservate in quanto sistematicamente utilizzate per l'alimentazione umana. Le datazioni radiocarboniche documentano, a partire dagli ultimi secoli del quinto millennio avanti Cristo, una riduzione delle specie arboree a vantaggio delle specie erbacee, interpretabile come effetto di estesi fenomeni di disboscamento. I dati archeozoologici, per quanto sostanzialmente inaffidabili dal punto di vista funzionale e del dettaglio cronologico, segnalano una prevalenza di animali domestici, tra cui spiccano grandi bovini tipicamente neolitici e attività di caccia specialmente a carico dei grandi ungulati di habitat forestale. I dati di estremo dettaglio derivanti dalle ricerche paleoambientali alle Colombare di Negrar consentono alcune considerazioni sulla costruzione del paesaggio agrario in area alpina e prealpina durante la preistoria recente e la protostoria, e sulle sue peculiarità rispetto al meglio noto ambito Padano.File | Dimensione | Formato | |
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