Il decennio posto tra il crollo dell’Unione sovietica e l’attacco terroristico alle Torri gemelle si configura come momento di massima egemonia globale degli Stati uniti. L’unificazione internazionale attorno a un particolare modello di sviluppo sembrava prefigurare non solo la contestata “fine della storia”, ma l’assenza di concrete alternative ad essa. È dentro questo spirito di smarcamento “dall’ordine unipolare” che prende forma la protesta radicale “contro la globalizzazione”. A ben vedere, ad essere drasticamente criticata e rifiutata non appare tanto la “globalizzazione” quanto una certa razionalità unipolare che sembrava stritolare le differenze tanto riguardo a modelli di sviluppo alternativi, quanto su di un piano più culturale ed espressivo. L’esaltazione di queste differenze comportava, però, anche un certo distanziamento – sempre più cosciente e radicale – con le ideologie, i modelli politici e i moduli organizzativi di una certa tradizione di sinistra. È in questa fase che sembrano porsi le basi per la formazione di un pensiero politico alternativo alle tradizioni da cui pure i movimenti no-global provenivano, e che lavorerà all’interno dei canali formali e informali costituendo una fonte di quel “populismo di sinistra” che troverà espressione più coerente un decennio dopo (e soprattutto fuori d’Italia). Lo studio delle idee, del linguaggio, dei canali comunicativi e delle azioni portate avanti dal movimento no-global nel triennio 1999-2001 si propone di verificare questo rapporto genetico
Dal movimento no global al “populismo di sinistra”? Ipotesi di un mutamento genetico / Barile, Alessandro. - In: RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE. - ISSN 1972-4942. - 4/2023:(2023), pp. 1-41. [10.32049/RTSA.2023.4.09]
Dal movimento no global al “populismo di sinistra”? Ipotesi di un mutamento genetico
Alessandro Barile
2023
Abstract
Il decennio posto tra il crollo dell’Unione sovietica e l’attacco terroristico alle Torri gemelle si configura come momento di massima egemonia globale degli Stati uniti. L’unificazione internazionale attorno a un particolare modello di sviluppo sembrava prefigurare non solo la contestata “fine della storia”, ma l’assenza di concrete alternative ad essa. È dentro questo spirito di smarcamento “dall’ordine unipolare” che prende forma la protesta radicale “contro la globalizzazione”. A ben vedere, ad essere drasticamente criticata e rifiutata non appare tanto la “globalizzazione” quanto una certa razionalità unipolare che sembrava stritolare le differenze tanto riguardo a modelli di sviluppo alternativi, quanto su di un piano più culturale ed espressivo. L’esaltazione di queste differenze comportava, però, anche un certo distanziamento – sempre più cosciente e radicale – con le ideologie, i modelli politici e i moduli organizzativi di una certa tradizione di sinistra. È in questa fase che sembrano porsi le basi per la formazione di un pensiero politico alternativo alle tradizioni da cui pure i movimenti no-global provenivano, e che lavorerà all’interno dei canali formali e informali costituendo una fonte di quel “populismo di sinistra” che troverà espressione più coerente un decennio dopo (e soprattutto fuori d’Italia). Lo studio delle idee, del linguaggio, dei canali comunicativi e delle azioni portate avanti dal movimento no-global nel triennio 1999-2001 si propone di verificare questo rapporto geneticoI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.