Il restauro di Vortice e figura, opera di Paola Levi Montalcini datata 1967 e proveniente dal Museo MART di Rovereto, è stato realizzato presso l’ISCR di Roma ed eseguito nel laboratorio di restauro dei materiali dell’arte contemporanea. Lo studio multidisciplinare per la caratterizzazione della tecnica esecutiva, dei materiali costitutivi e dei prodotti di degrado in atto, ha fornito un rilevante contribuito alla conoscenza di un manufatto, quasi del tutto inedito dal punto di vista tecnico e scarsamente indagato sotto il profilo storico artistico. L’opera, frutto dell’assemblaggio polimaterico di vari materiali, ha presentato specifiche complessità, derivanti soprattutto dall’impiego di pellicole in triacetato di cellulosa, oggi affette da sindrome acetica. L’utilizzo di prodotti industriali, non ponderati dal punto di vista della durabilità e della loro reciproca interazione chimicofisica, ha determinato lo stato di grave degrado del manufatto, mentre l’irreversibilità dei meccanismi di degrado in atto, intrinseci alla natura chimica del materiale stesso, ha posto enormi limiti all’aspettativa di vita dell’opera e alla durabilità delle soluzioni conservative applicabili. Un’ulteriore criticità è stata data dall’inusuale grande formato (circa 119 x 88 cm), che ha escluso o comunque limitato l’applicabilità e l’efficacia delle metodologie normalmente utilizzate nel campo del restauro dei materiali fotografici e cinematografici. Il restauro ha dovuto pertanto ricercare approcci non tradizionali, ma comunque minimamente invasivi, ispirati alla massima reversibilità; inoltre, allo scopo di assicurare la trasmissibilità del documento fotografico e del progetto artistico a lungo termine, a partire dall’acquisizione fotogrammetrica ad alta definizione è stato proposto il restauro digitale delle pellicole, grazie al quale è stato possibile restituire all’immagine fotografica il suo aspetto originario.
"Vortice e figura" di Paola Levi Montalcini. Intervento su un'opera polimaterica con supporti fotografici affetti da sindrome acetica / Storari, Micaela; Di Lorenzo, Fabiana; Cattaneo, Barbara; Collina, Matteo; DE CESARE, Grazia; Ioele, Marcella; Macro, Natalia; Raffaele Rubino, Angelo; Torre, Mauro. - 17:(2019), pp. 111-119. (Intervento presentato al convegno Lo stato dell'arte 17. Congresso nazionale IGIIC. IGIIC, Gruppo italiano International institute for conservation tenutosi a Chiesa di Cristo flagellato dell'ex ospedale San Rocco, Matera,).
"Vortice e figura" di Paola Levi Montalcini. Intervento su un'opera polimaterica con supporti fotografici affetti da sindrome acetica
Barbara Cattaneo;Grazia De Cesare;Natalia Macro;Mauro Torre
2019
Abstract
Il restauro di Vortice e figura, opera di Paola Levi Montalcini datata 1967 e proveniente dal Museo MART di Rovereto, è stato realizzato presso l’ISCR di Roma ed eseguito nel laboratorio di restauro dei materiali dell’arte contemporanea. Lo studio multidisciplinare per la caratterizzazione della tecnica esecutiva, dei materiali costitutivi e dei prodotti di degrado in atto, ha fornito un rilevante contribuito alla conoscenza di un manufatto, quasi del tutto inedito dal punto di vista tecnico e scarsamente indagato sotto il profilo storico artistico. L’opera, frutto dell’assemblaggio polimaterico di vari materiali, ha presentato specifiche complessità, derivanti soprattutto dall’impiego di pellicole in triacetato di cellulosa, oggi affette da sindrome acetica. L’utilizzo di prodotti industriali, non ponderati dal punto di vista della durabilità e della loro reciproca interazione chimicofisica, ha determinato lo stato di grave degrado del manufatto, mentre l’irreversibilità dei meccanismi di degrado in atto, intrinseci alla natura chimica del materiale stesso, ha posto enormi limiti all’aspettativa di vita dell’opera e alla durabilità delle soluzioni conservative applicabili. Un’ulteriore criticità è stata data dall’inusuale grande formato (circa 119 x 88 cm), che ha escluso o comunque limitato l’applicabilità e l’efficacia delle metodologie normalmente utilizzate nel campo del restauro dei materiali fotografici e cinematografici. Il restauro ha dovuto pertanto ricercare approcci non tradizionali, ma comunque minimamente invasivi, ispirati alla massima reversibilità; inoltre, allo scopo di assicurare la trasmissibilità del documento fotografico e del progetto artistico a lungo termine, a partire dall’acquisizione fotogrammetrica ad alta definizione è stato proposto il restauro digitale delle pellicole, grazie al quale è stato possibile restituire all’immagine fotografica il suo aspetto originario.File | Dimensione | Formato | |
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