In occasione del cinquecentesimo anniversario dalla morte di Leonardo, i fondi di lastre fotografiche realizzate per la riproduzione facsimilare dei suoi manoscritti e dei fogli sciolti sono stati trasportati presso il Museo Galileo di Firenze, per poter compiere un progetto articolato di studio, conservazione, digitalizzazione e valorizzazione. Nell’arco di circa dieci mesi sono stati trattati e condizionati più di 7000 oggetti fotografici, prevalentemente negativi e positivi su vetro, ma anche pellicole in nitrato di cellulosa, stampe alla gelatina bromuro d’argento, collotipie e autocromie. Provenienti dalla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, sede dell’Archivio della Commissione Vinciana, e in piccola parte dal Civico Archivio Fotografico di Milano, questi oggetti fotografici suscitano interesse sotto molteplici punti di vista. Si tratta infatti di negativi, per lo più di separazione, realizzati per poter stampare riproduzioni fedeli in bicromia e tricromia, grazie alla tecnica fotomeccanica della collotipia, procedimento complesso e raffinato, noto per la morbidezza del segno e l’ampia possibilità di passaggio tonale. Le campagne fotografiche si sono svolte tra la fine dell’Ottocento e la prima guerra mondiale, da fotografi che è lecito pensare abbiano allestito spazi di ripresa e camere oscure portatili all’interno degli archivi e delle biblioteche di tutta Europa. La correzione delle lastre, in termini di ritocco e mascheratura, necessaria per l’ottimizzazione della stampa, doveva essere fatta in loco, a diretto confronto con i manoscritti originali. L’occasione del progetto di messa in sicurezza, restauro e digitalizzazione delle lastre Vinciane ha dunque permesso di indagare le pratiche artigianali dei fotografi e degli stampatori, nonché di comprendere meglio i sistemi di traduzione degli originali in riproduzioni collotipiche. Le lastre, inoltre, testimoniando le condizioni fisiche di conservazione dei manoscritti al momento dell’acquisizione fotografica, permettono di approfondire i metodi e la ratio del lavoro di traduzione dall’originale alla stampa, favorendo nuovi studi sulla storia della conservazione dei materiali leonardeschi e, potenzialmente, la revisione degli studi precedenti, poiché molti studiosi hanno fondato il proprio lavoro sulle copie fascimilari, non avendo avuto la possibilità di accedere agli originali. Per gli aspetti specifici di conservazione e restauro è stata attivata una collaborazione con il Settore Restauro Materiali cartacei e membranacei dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, al fine di supervisionare le attività. Prima dell’avvio del restauro vero e proprio è stato organizzato un cantiere scuola con le allieve del Percorso Formativo Professionalizzante n. 5 della Scuola di Alta Formazione dell’OPD. Le allieve hanno così potuto lavorare su materiali fotografici eccezionali da un punto di vista storico e tecnico, contribuendo attivamente alla pianificazione e all’organizzazione degli spazi, svolgendo operazioni di messa in sicurezza, ricondizionamento e documentazione delle operazioni svolte. Allo stesso tempo, hanno potuto approfondire la conoscenza del Museo Galileo, le sue collezioni, nonché le sue risorse librarie e digitali. Per quanto riguarda il restauro, l’eccezionalità e la varietà in termini di quantità, formati e problematiche conservative ha favorito la ricerca di tecniche innovative di consolidamento e la messa a punto di nuove tipologie di montaggio, oltre alla realizzazione di contenitori ad hoc per i materiali di grande formato, sempre nel rispetto della polimatericità costitutiva degli oggetti trattati. L’occasione dell’intervento ha permesso inoltre il riordino archivistico delle lastre e la catalogazione definitiva, attualmente in fase di completamento.
Le lastre della Commissione vinciana. Esperienza didattica, restauro, valorizzazione / Cattaneo, Barbara; Fraticelli, Giulia; Montalbano, Letizia. - 18:(2020), pp. 49-56. (Intervento presentato al convegno Lo stato dell'arte 18 Congresso nazionale IGIIC (Italian Group of the International Institute for Conservation) tenutosi a Castello di Udine, Salone del Parlamento e villa de Claricini Dornpacher).
Le lastre della Commissione vinciana. Esperienza didattica, restauro, valorizzazione
Barbara Cattaneo;
2020
Abstract
In occasione del cinquecentesimo anniversario dalla morte di Leonardo, i fondi di lastre fotografiche realizzate per la riproduzione facsimilare dei suoi manoscritti e dei fogli sciolti sono stati trasportati presso il Museo Galileo di Firenze, per poter compiere un progetto articolato di studio, conservazione, digitalizzazione e valorizzazione. Nell’arco di circa dieci mesi sono stati trattati e condizionati più di 7000 oggetti fotografici, prevalentemente negativi e positivi su vetro, ma anche pellicole in nitrato di cellulosa, stampe alla gelatina bromuro d’argento, collotipie e autocromie. Provenienti dalla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, sede dell’Archivio della Commissione Vinciana, e in piccola parte dal Civico Archivio Fotografico di Milano, questi oggetti fotografici suscitano interesse sotto molteplici punti di vista. Si tratta infatti di negativi, per lo più di separazione, realizzati per poter stampare riproduzioni fedeli in bicromia e tricromia, grazie alla tecnica fotomeccanica della collotipia, procedimento complesso e raffinato, noto per la morbidezza del segno e l’ampia possibilità di passaggio tonale. Le campagne fotografiche si sono svolte tra la fine dell’Ottocento e la prima guerra mondiale, da fotografi che è lecito pensare abbiano allestito spazi di ripresa e camere oscure portatili all’interno degli archivi e delle biblioteche di tutta Europa. La correzione delle lastre, in termini di ritocco e mascheratura, necessaria per l’ottimizzazione della stampa, doveva essere fatta in loco, a diretto confronto con i manoscritti originali. L’occasione del progetto di messa in sicurezza, restauro e digitalizzazione delle lastre Vinciane ha dunque permesso di indagare le pratiche artigianali dei fotografi e degli stampatori, nonché di comprendere meglio i sistemi di traduzione degli originali in riproduzioni collotipiche. Le lastre, inoltre, testimoniando le condizioni fisiche di conservazione dei manoscritti al momento dell’acquisizione fotografica, permettono di approfondire i metodi e la ratio del lavoro di traduzione dall’originale alla stampa, favorendo nuovi studi sulla storia della conservazione dei materiali leonardeschi e, potenzialmente, la revisione degli studi precedenti, poiché molti studiosi hanno fondato il proprio lavoro sulle copie fascimilari, non avendo avuto la possibilità di accedere agli originali. Per gli aspetti specifici di conservazione e restauro è stata attivata una collaborazione con il Settore Restauro Materiali cartacei e membranacei dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, al fine di supervisionare le attività. Prima dell’avvio del restauro vero e proprio è stato organizzato un cantiere scuola con le allieve del Percorso Formativo Professionalizzante n. 5 della Scuola di Alta Formazione dell’OPD. Le allieve hanno così potuto lavorare su materiali fotografici eccezionali da un punto di vista storico e tecnico, contribuendo attivamente alla pianificazione e all’organizzazione degli spazi, svolgendo operazioni di messa in sicurezza, ricondizionamento e documentazione delle operazioni svolte. Allo stesso tempo, hanno potuto approfondire la conoscenza del Museo Galileo, le sue collezioni, nonché le sue risorse librarie e digitali. Per quanto riguarda il restauro, l’eccezionalità e la varietà in termini di quantità, formati e problematiche conservative ha favorito la ricerca di tecniche innovative di consolidamento e la messa a punto di nuove tipologie di montaggio, oltre alla realizzazione di contenitori ad hoc per i materiali di grande formato, sempre nel rispetto della polimatericità costitutiva degli oggetti trattati. L’occasione dell’intervento ha permesso inoltre il riordino archivistico delle lastre e la catalogazione definitiva, attualmente in fase di completamento.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.