The extensive and unexplored work of Sfinge, nom de plume of Eugenia Codronchi Argeli (1865-1934), exhibits the repetition of the particularly beloved topic of motherhood and its problematic and controversial aspects. Starting from selected short stories and novels, this essay examines recurring themes within maternal representations: for example, the truth behind the “naturalness” of parental love (Parole non pronunciate mai); children as instruments to assert selfishness and self-absorption (Una donna incontrata due volte…); the gradual disintegration of female body and identity that occurs during pregnancy (La vittima, La costola di Adamo), the complexity of exclusive mother-son relationship (Io e mio figlio); and lastly, the confession’s theme, which holds a cathartic value for mothers and turns into a mean through which they are allowed to express dark and forbidden thoughts (Io e mio figlio, Parole non pronunciate mai).
Nella vasta e poco esplorata produzione di Sfinge, pseudonimo di Eugenia Codronchi Argeli (1865-1934), si riconosce la presenza di un motivo caro alla sensibilità della scrittrice imolese, ovvero la volontà di indagare gli aspetti più complessi e controversi del materno borghese. A partire da alcune novelle e romanzi, il saggio intende esaminare le ricorrenze tematiche all’interno delle rappresentazioni materne: tra queste, la falsità della ‘naturalità’ dell’amore genitoriale (Parole non pronunciate mai); la possibilità di rendere i figli strumento per rivendicare egoismi e bisogni poco altruistici (Una donna incontrata due volte...); il graduale disfacimento dell’identità e del corpo femminili che avviene durante la gravidanza (La vittima, La costola di Adamo); la problematicità dell’esclusività del dualismo madre-figlio (Io e mio figlio); infine l'esplorazione del tema della confessione che riveste per le madri della scrittrice un valore catartico in quanto unico mezzo attraverso cui è consentito esprimere pensieri oscuri e proibiti (Io e mio figlio, Parole non pronunciate mai).
«Mostruoso, eppure reale». Forme e distorsioni del materno nelle opere di Sfinge / DE GASPERIS, Arianna. - In: OBLIO. - ISSN 2039-7917. - 48:(2023), pp. 63-74.
«Mostruoso, eppure reale». Forme e distorsioni del materno nelle opere di Sfinge
Arianna De Gasperis
2023
Abstract
The extensive and unexplored work of Sfinge, nom de plume of Eugenia Codronchi Argeli (1865-1934), exhibits the repetition of the particularly beloved topic of motherhood and its problematic and controversial aspects. Starting from selected short stories and novels, this essay examines recurring themes within maternal representations: for example, the truth behind the “naturalness” of parental love (Parole non pronunciate mai); children as instruments to assert selfishness and self-absorption (Una donna incontrata due volte…); the gradual disintegration of female body and identity that occurs during pregnancy (La vittima, La costola di Adamo), the complexity of exclusive mother-son relationship (Io e mio figlio); and lastly, the confession’s theme, which holds a cathartic value for mothers and turns into a mean through which they are allowed to express dark and forbidden thoughts (Io e mio figlio, Parole non pronunciate mai).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.