Lo studio della cognizione delle piante è un ambito di frontiera, e l’articolo di Margherita Bianchi e Umberto Castiello (2023) lo conferma. Trovo che questo articolo sia importante, ponga svariati quesiti su cui riflettere e prefiguri numerose sfide che la ricerca futura dovrà affrontare. Gli autori pongono domande ma non mi sembra propongano un punto di vista forte – quello che lasciano ad intendere è che si possa studiare la cognizione senza necessariamente avvalersi del costrutto di rappresentazione. Tuttavia, non mi è chiaro se ritengono che questo tipo di approccio sia valido soltanto per studiare la cognizione delle piante, o forme di cognizione di base, o se sia invece generalizzabile alla cognizione tout court. Le loro domande mi ricordano quelle che ho sentito porre a volte dagli studiosi di robotica, sorpresi nell’osservare che robottini abbastanza semplici riescono a riprodurre alcuni comportamenti animali, quali l’evitamento di ostacoli, senza necessariamente far ricorso a forme di rappresentazione classicamente intesa. In questo commento mi concentro sul tema della rappresentazione, che costituisce uno dei fulcri centrali dell’articolo. Inizio con una piccola puntualizzazione, poi cerco di sviscerare il tema offrendo le mie opinioni.
LE PIANTE E GLI ESSERI UMANI, TRA RAPPRESENTAZIONE E COGNIZIONE / Borghi, A. M.. - In: GIORNALE ITALIANO DI PSICOLOGIA. - ISSN 0390-5349. - 2(2023), pp. 393-398. [10.1421/107798]
LE PIANTE E GLI ESSERI UMANI, TRA RAPPRESENTAZIONE E COGNIZIONE
Borghi A. M.
Primo
2023
Abstract
Lo studio della cognizione delle piante è un ambito di frontiera, e l’articolo di Margherita Bianchi e Umberto Castiello (2023) lo conferma. Trovo che questo articolo sia importante, ponga svariati quesiti su cui riflettere e prefiguri numerose sfide che la ricerca futura dovrà affrontare. Gli autori pongono domande ma non mi sembra propongano un punto di vista forte – quello che lasciano ad intendere è che si possa studiare la cognizione senza necessariamente avvalersi del costrutto di rappresentazione. Tuttavia, non mi è chiaro se ritengono che questo tipo di approccio sia valido soltanto per studiare la cognizione delle piante, o forme di cognizione di base, o se sia invece generalizzabile alla cognizione tout court. Le loro domande mi ricordano quelle che ho sentito porre a volte dagli studiosi di robotica, sorpresi nell’osservare che robottini abbastanza semplici riescono a riprodurre alcuni comportamenti animali, quali l’evitamento di ostacoli, senza necessariamente far ricorso a forme di rappresentazione classicamente intesa. In questo commento mi concentro sul tema della rappresentazione, che costituisce uno dei fulcri centrali dell’articolo. Inizio con una piccola puntualizzazione, poi cerco di sviscerare il tema offrendo le mie opinioni.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.