Ragusa, 4 gennaio 1945. Una popolana incinta di 5 mesi si sdraia davanti un camion miliare per protestare contro una nuova chiamata alle armi, dando luogo a una più estesa ribellione, ai tempi considerata segno del congenito conservatorismo meridionale. Si tratta di Maria Occhipinti, attivista anarco- comunista, proletaria e appena alfabetizzata, autrice dei testi Una donna di Ragusa (1957) e Una donna libera (2004). Ingiustamente trascurati dalla critica, essi costituiscono una potente contronarrazione del Novecento, un’opposizione al potere variamente declinato. Occhipinti non solo riscrive la Storia Ufficiale, chiarendo il carattere pacifista e antimonarchico della rivolta, ma vi inscrive la varietà dell’esperienza delle donne, usando il margine come punto di osservazione. Questo intervento, attraverso una prospettiva di genere e intersezionale, mostra come Occhipinti contribuisca alla decostruzione delle narrazioni discorsive di “femminilità” e “sicilianità”. La sua scrittura, legata alla materialità del suo spazio-corpo, partecipa alla creazione di una nuova “geografia immaginaria” della Sicilia e dei corpi che la abitano, smascherando rapporti di potere e narrazioni essenzialiste.
Fuori dal canone, dentro la storia: una rilettura di genere e intersezionale di “Una donna di Ragusa” e “Una donna libera” di Maria Occhipinti / Amenta, Valentina. - 2:(2023), pp. 431-438. (Intervento presentato al convegno Contronarrazioni. Il racconto del potere nella modernità letteraria. Convegno annuale MOD tenutosi a Roma; Italia).
Fuori dal canone, dentro la storia: una rilettura di genere e intersezionale di “Una donna di Ragusa” e “Una donna libera” di Maria Occhipinti
Valentina Amenta
2023
Abstract
Ragusa, 4 gennaio 1945. Una popolana incinta di 5 mesi si sdraia davanti un camion miliare per protestare contro una nuova chiamata alle armi, dando luogo a una più estesa ribellione, ai tempi considerata segno del congenito conservatorismo meridionale. Si tratta di Maria Occhipinti, attivista anarco- comunista, proletaria e appena alfabetizzata, autrice dei testi Una donna di Ragusa (1957) e Una donna libera (2004). Ingiustamente trascurati dalla critica, essi costituiscono una potente contronarrazione del Novecento, un’opposizione al potere variamente declinato. Occhipinti non solo riscrive la Storia Ufficiale, chiarendo il carattere pacifista e antimonarchico della rivolta, ma vi inscrive la varietà dell’esperienza delle donne, usando il margine come punto di osservazione. Questo intervento, attraverso una prospettiva di genere e intersezionale, mostra come Occhipinti contribuisca alla decostruzione delle narrazioni discorsive di “femminilità” e “sicilianità”. La sua scrittura, legata alla materialità del suo spazio-corpo, partecipa alla creazione di una nuova “geografia immaginaria” della Sicilia e dei corpi che la abitano, smascherando rapporti di potere e narrazioni essenzialiste.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.