Per diversi decenni la figura di Luigi Meneghello (1922-2007) è stata delimitata alla letteratura dialettale e alle scritture resistenziali, solo ultimamente la critica letteraria ha iniziato a dare peso al dispatrio in Inghilterra, analizzando i suoi romanzi quali prodotti dell’interplay linguistico tra italiano, inglese e dialetto maladense. L’intervento intende leggere il dispatrio come un’attività di mediazione culturale tesa a mettere in relazione l’Italia del secondo dopoguerra con la modernità europea: Meneghello vedeva la cultura italiana (prima fascista e poi democristiana) come un “sistema coerente, artificiato e indiscusso” chiuso in se stesso, che bisognava revitalizzare attraverso l’instaurazione di una rete culturale transnazionale, di un libero flusso tra diversi poli. Par lo scrittore il periodo che va dal 1947 (partenza per l’Inghilterra) al 1963 (pubblicazione di Libera nos a malo) è caratterizzato da diverse attività che portano la cultura italiana in Inghilterra e viceversa. Alla prima linea è ascrivibile l’attività accademica: lo scrittore è stato il maggiore artefice della creazione del dipartimento degli Italian Studies all’Università di Reading (1960): una versione in miniatura della facoltà italiana di Lettere e Filosofia, dove lo studio della letteratura è legato a quello delle altre arti, della storia e della filosofia. Inoltre, negli anni ’50 Meneghello si fece promotore della cultura italiana oltremanica anche nella divulgazione extra-accademica: egli fu autore di diversi interventi per il Third Programme della BBC dove traduce e analizza autori come Petrarca, Tasso, Montale e Belli per il pubblico generalista inglese. Tuttavia, forse il maggior obiettivo di Meneghello era lo svecchiamento della cultura democristiana italiana: sotto lo pseudonimo di Ugo Varnai egli fu redattore per la rivista Edizioni di Comunità della rubrica Libri in Inghilterra dal 1955 al 1960 (in cui presentò al pubblico italiano opere pubblicate in Inghilterra ma non ancora in patria), nonché traduttore, dal 1960 al 1963, di saggi scientifici e storico-culturali dall’inglese all’italiano (tra gli altri, The Future of Underdeveloped Countries di Staley e Psychoanalysis and Religion di Fromm). L’intervento, che si contestualizza nelle commemorazioni per il centenario della nascita dello scrittore, intende ricostruire questa complessa attività di mediatore culturale presentando passi estratti dal saggio La materia di Reading (1997), dai tre volumi autobiografici de Le carte (raccolte di frammenti scritti dagli anni sessanta agli ottanta e pubblicati tra il 2000 e il 2001), e soprattutto da L’apprendistato. Nuove carte 2004-2007, raccolta di contribuiti per il Sole 24ore che rappresentano il ritorno dell’intellettuale dispatriato in Italia in tarda età.
Luigi Meneghello: il dispatrio come rete culturale transnazionale / Bonasia, Mattia. - (2023), pp. 181-198. (Intervento presentato al convegno Reti culturali in contesti d'eccezione: strategie di resistenza degli intellettuali e della scrittura tenutosi a Sapienza Università di Roma).
Luigi Meneghello: il dispatrio come rete culturale transnazionale
Mattia Bonasia
2023
Abstract
Per diversi decenni la figura di Luigi Meneghello (1922-2007) è stata delimitata alla letteratura dialettale e alle scritture resistenziali, solo ultimamente la critica letteraria ha iniziato a dare peso al dispatrio in Inghilterra, analizzando i suoi romanzi quali prodotti dell’interplay linguistico tra italiano, inglese e dialetto maladense. L’intervento intende leggere il dispatrio come un’attività di mediazione culturale tesa a mettere in relazione l’Italia del secondo dopoguerra con la modernità europea: Meneghello vedeva la cultura italiana (prima fascista e poi democristiana) come un “sistema coerente, artificiato e indiscusso” chiuso in se stesso, che bisognava revitalizzare attraverso l’instaurazione di una rete culturale transnazionale, di un libero flusso tra diversi poli. Par lo scrittore il periodo che va dal 1947 (partenza per l’Inghilterra) al 1963 (pubblicazione di Libera nos a malo) è caratterizzato da diverse attività che portano la cultura italiana in Inghilterra e viceversa. Alla prima linea è ascrivibile l’attività accademica: lo scrittore è stato il maggiore artefice della creazione del dipartimento degli Italian Studies all’Università di Reading (1960): una versione in miniatura della facoltà italiana di Lettere e Filosofia, dove lo studio della letteratura è legato a quello delle altre arti, della storia e della filosofia. Inoltre, negli anni ’50 Meneghello si fece promotore della cultura italiana oltremanica anche nella divulgazione extra-accademica: egli fu autore di diversi interventi per il Third Programme della BBC dove traduce e analizza autori come Petrarca, Tasso, Montale e Belli per il pubblico generalista inglese. Tuttavia, forse il maggior obiettivo di Meneghello era lo svecchiamento della cultura democristiana italiana: sotto lo pseudonimo di Ugo Varnai egli fu redattore per la rivista Edizioni di Comunità della rubrica Libri in Inghilterra dal 1955 al 1960 (in cui presentò al pubblico italiano opere pubblicate in Inghilterra ma non ancora in patria), nonché traduttore, dal 1960 al 1963, di saggi scientifici e storico-culturali dall’inglese all’italiano (tra gli altri, The Future of Underdeveloped Countries di Staley e Psychoanalysis and Religion di Fromm). L’intervento, che si contestualizza nelle commemorazioni per il centenario della nascita dello scrittore, intende ricostruire questa complessa attività di mediatore culturale presentando passi estratti dal saggio La materia di Reading (1997), dai tre volumi autobiografici de Le carte (raccolte di frammenti scritti dagli anni sessanta agli ottanta e pubblicati tra il 2000 e il 2001), e soprattutto da L’apprendistato. Nuove carte 2004-2007, raccolta di contribuiti per il Sole 24ore che rappresentano il ritorno dell’intellettuale dispatriato in Italia in tarda età.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.