Although technological progress has led to an improvement in the quality of life of people with disabilities, the current most widespread design practices considered "inclusive", often refer to the "traditional" method of designing. "Design for All" or "Design for Disability" are approaches that do not involve the user or the community actively in the creative process, but rather concentrate the design power in the hands of the designer. The words used to define and describe these practices are often associated with the preposition "for" which leads back to an idea of intermediary. In fact, the term "design for" identifies the designer as a link between the project and its recipients. On the other hand, the community of people with disabilities denounces feeling under-represented and valued by the design methodologies currently practiced. It is therefore necessary to develop and implement policies aimed at reducing inequalities and giving a voice to all communities and, in this vision, Design becomes the tool for creating new communication and collaboration channels in order to obtaining social, cultural and economic results. What role do the designer and the end-user play within these new collaborative processes? The following contribution intends to reflect on the term "design by" used to identify a type of design that is driven by the user: the Disability led Design. The preposition "by" introduces a new dynamic of power that excludes the figure of the designer, transferring decision-making power into the hands of people with disabilities. Compared to the current state of the art which sees the designer as co- designer, researcher, facilitator and so on, the introduction of Disability led Design leads to the question of whether it is possible to exclude the designer from the creative process or if his contribution is actually still needed. Indeed, people with disabilities, with their experiential knowledge, combined with disability studies and concepts associated with the culture of disability, can inspire new ways of doing design in a critical way that could lead to innovative results even without the contribution of a professional designer.

Sebbene il progresso tecnologico abbia portato ad un miglioramento della qualità̀ di vita delle persone con disabilità, le attuali pratiche progettuali maggiormente diffuse considerate “inclusive”, fanno spesso riferimento al metodo “tradizionale” di progettare. Il “Design per tutti” o il “Design per la disabilità” sono approcci che non prevedono un coinvolgimento attivo dell’utente o della comunità̀ nel processo creativo, bensì concentrano il potere progettuale nelle mani del designer. Le parole utilizzate per definire e descrivere queste pratiche sono spesso associate alla preposizione “per” che riconduce a un'idea di tramite. Infatti, la locuzione “design per” identifica il designer come tramite tra il progetto e i suoi destinatari. D’altra parte, la comunità̀ di persone con disabilità denuncia di sentirsi poco rappresentata e valorizzata dalle metodologie progettuali attualmente praticate. È necessario quindi sviluppare ed implementare politiche finalizzate a ridurre le disuguaglianze dando voce a tutte le comunità̀ e, in questa visione, il Design diventa lo strumento per la creazione di nuovi canali di comunicazione e collaborazione ai fini di ottenere risultati sociali, culturali ed economici. Quale ruolo ricoprono il designer e l’utente finale all’interno di questi nuovi processi di collaborazione? Il seguente contributo intende riflettere intorno alla locuzione “design da” utilizzata per identificare un tipo di progettazione che viene guidata dall’utente: il Disability led Design. La preposizione “da” introduce una nuova dinamica di potere che esclude la figura del designer, trasferendo il potere decisionale nelle mani delle persone con disabilità. Rispetto all’attuale stato dell’arte che vede il designer come co-progettista, ricercatore, facilitatore e così via, l’introduzione del Disability led Design porta a domandarsi fino a che punto è possibile escludere il designer dal processo creativo o se il suo contributo sia effettivamente ancora necessario. Difatti, le persone con disabilità, con la propria conoscenza esperienziale, unita agli studi sulla disabilità e i concetti associati alla cultura della disabilità, possono ispirare nuovi modi di fare design in modo critico che potrebbero portare a risultati innovativi anche senza il contributo di un designer professionista.

Dal design “per” al design “da”. I vantaggi del Disability led Design e della progettazione guidata dall’utente finale / Duello, Paride. - (2023). (Intervento presentato al convegno FRID 2023 Keywords. Parole della ricerca in design tenutosi a Venezia, Italia).

Dal design “per” al design “da”. I vantaggi del Disability led Design e della progettazione guidata dall’utente finale

Paride Duello
2023

Abstract

Although technological progress has led to an improvement in the quality of life of people with disabilities, the current most widespread design practices considered "inclusive", often refer to the "traditional" method of designing. "Design for All" or "Design for Disability" are approaches that do not involve the user or the community actively in the creative process, but rather concentrate the design power in the hands of the designer. The words used to define and describe these practices are often associated with the preposition "for" which leads back to an idea of intermediary. In fact, the term "design for" identifies the designer as a link between the project and its recipients. On the other hand, the community of people with disabilities denounces feeling under-represented and valued by the design methodologies currently practiced. It is therefore necessary to develop and implement policies aimed at reducing inequalities and giving a voice to all communities and, in this vision, Design becomes the tool for creating new communication and collaboration channels in order to obtaining social, cultural and economic results. What role do the designer and the end-user play within these new collaborative processes? The following contribution intends to reflect on the term "design by" used to identify a type of design that is driven by the user: the Disability led Design. The preposition "by" introduces a new dynamic of power that excludes the figure of the designer, transferring decision-making power into the hands of people with disabilities. Compared to the current state of the art which sees the designer as co- designer, researcher, facilitator and so on, the introduction of Disability led Design leads to the question of whether it is possible to exclude the designer from the creative process or if his contribution is actually still needed. Indeed, people with disabilities, with their experiential knowledge, combined with disability studies and concepts associated with the culture of disability, can inspire new ways of doing design in a critical way that could lead to innovative results even without the contribution of a professional designer.
2023
FRID 2023 Keywords. Parole della ricerca in design
Sebbene il progresso tecnologico abbia portato ad un miglioramento della qualità̀ di vita delle persone con disabilità, le attuali pratiche progettuali maggiormente diffuse considerate “inclusive”, fanno spesso riferimento al metodo “tradizionale” di progettare. Il “Design per tutti” o il “Design per la disabilità” sono approcci che non prevedono un coinvolgimento attivo dell’utente o della comunità̀ nel processo creativo, bensì concentrano il potere progettuale nelle mani del designer. Le parole utilizzate per definire e descrivere queste pratiche sono spesso associate alla preposizione “per” che riconduce a un'idea di tramite. Infatti, la locuzione “design per” identifica il designer come tramite tra il progetto e i suoi destinatari. D’altra parte, la comunità̀ di persone con disabilità denuncia di sentirsi poco rappresentata e valorizzata dalle metodologie progettuali attualmente praticate. È necessario quindi sviluppare ed implementare politiche finalizzate a ridurre le disuguaglianze dando voce a tutte le comunità̀ e, in questa visione, il Design diventa lo strumento per la creazione di nuovi canali di comunicazione e collaborazione ai fini di ottenere risultati sociali, culturali ed economici. Quale ruolo ricoprono il designer e l’utente finale all’interno di questi nuovi processi di collaborazione? Il seguente contributo intende riflettere intorno alla locuzione “design da” utilizzata per identificare un tipo di progettazione che viene guidata dall’utente: il Disability led Design. La preposizione “da” introduce una nuova dinamica di potere che esclude la figura del designer, trasferendo il potere decisionale nelle mani delle persone con disabilità. Rispetto all’attuale stato dell’arte che vede il designer come co-progettista, ricercatore, facilitatore e così via, l’introduzione del Disability led Design porta a domandarsi fino a che punto è possibile escludere il designer dal processo creativo o se il suo contributo sia effettivamente ancora necessario. Difatti, le persone con disabilità, con la propria conoscenza esperienziale, unita agli studi sulla disabilità e i concetti associati alla cultura della disabilità, possono ispirare nuovi modi di fare design in modo critico che potrebbero portare a risultati innovativi anche senza il contributo di un designer professionista.
Design by; Participatory Design; Disability; Research for Design; Inclusivity
04 Pubblicazione in atti di convegno::04b Atto di convegno in volume
Dal design “per” al design “da”. I vantaggi del Disability led Design e della progettazione guidata dall’utente finale / Duello, Paride. - (2023). (Intervento presentato al convegno FRID 2023 Keywords. Parole della ricerca in design tenutosi a Venezia, Italia).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1692460
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