Classicisti europei e americani: un dialogo impossibile? A proposito di una recensione

Il dibattito statunitense sulla cancel culture e la decolonizzazione dei classici rischia di portare a un progressivo allontanamento tra l’accademia europea e quella americana: se, da un lato, è stata giustamente messa in luce la mancata o soltanto parziale comprensione, da parte degli studiosi europei, della complessità della discussione in corso negli Stati Uniti – legata anche all’uso politico dei classici greci e latini da parte della cosiddetta ‘alternative right’ –, dall’altro i classicisti americani fraintendono, talora, completamente il senso e il valore che in Europa si attribuisce allo studio dei testi antichi, al punto che un libro nel quale si riflette sui diversi modi nei quali la cultura europea contemporanea legge, interpreta e riscrive le opere di Ovidio può essere giudicato da un’autorevole studiosa statunitense, paradossalmente, come un’operazione di stampo “nazionalista” e “sciovinista”.