Il presente contributo intende ripercorrere le vicende della comunità ebraica genovese nel periodo compreso tra il 1654 – anno in cui venne esplicitamente consentito agli ebrei di stabilirsi in città beneficiando del nuovo porto franco generale – e la fine del secolo quando, dopo la revoca del permesso di residenza decretata nel 1679, la comunità si ridusse all’essenziale, rappresentata soltanto da coloro i quali riuscirono ad ottenere il visto personale. Attraverso alcuni focus biografici si è poi cercato di comprendere i traffici dei principali negozianti della comunità nei primi vent’anni di permanenza genovese, scoprendone i contatti tanto con i correligionari esteri quanto con il patriziato e le istituzioni cittadine come il Magistrato del riscatto degli schiavi. Infine, si è cercato di capire chi fosse rimasto in città all’indomani della cacciata fino alla fine del secolo, usufruendo di permessi di soggiorno per sé e per i propri familiari; le informazioni fornite all’interno delle richieste per ottenere questi visti, oltre ai permessi stessi, sono state poi integrate da una fonte diversa, ovvero i registri della dogana, che riportano i nominativi dei titolari delle merci importate, tra cui diversi mercanti ebrei. L’inserimento di questa minoranza nel tessuto genovese incontrò quindi diverse difficoltà; la gestione di queste tensioni si tradusse in una condizione di negoziazione permanente che influenzò ogni aspetto della vita quotidiana tanto del singolo quanto della comunità, costituendo un vero e proprio cantiere sociale, culturale e economico in seno ad un importante scalo mediterraneo.
«Per accelerare la venuta in città di persone molto ricche e poderose». Gli ebrei a Genova tra aperture e resistenze (1654-1700) / Zappia, A. - In: VIAGGIATORI. - ISSN 2532-7623. - 3:2(2020), pp. 64-100.
«Per accelerare la venuta in città di persone molto ricche e poderose». Gli ebrei a Genova tra aperture e resistenze (1654-1700)
Zappia A
2020
Abstract
Il presente contributo intende ripercorrere le vicende della comunità ebraica genovese nel periodo compreso tra il 1654 – anno in cui venne esplicitamente consentito agli ebrei di stabilirsi in città beneficiando del nuovo porto franco generale – e la fine del secolo quando, dopo la revoca del permesso di residenza decretata nel 1679, la comunità si ridusse all’essenziale, rappresentata soltanto da coloro i quali riuscirono ad ottenere il visto personale. Attraverso alcuni focus biografici si è poi cercato di comprendere i traffici dei principali negozianti della comunità nei primi vent’anni di permanenza genovese, scoprendone i contatti tanto con i correligionari esteri quanto con il patriziato e le istituzioni cittadine come il Magistrato del riscatto degli schiavi. Infine, si è cercato di capire chi fosse rimasto in città all’indomani della cacciata fino alla fine del secolo, usufruendo di permessi di soggiorno per sé e per i propri familiari; le informazioni fornite all’interno delle richieste per ottenere questi visti, oltre ai permessi stessi, sono state poi integrate da una fonte diversa, ovvero i registri della dogana, che riportano i nominativi dei titolari delle merci importate, tra cui diversi mercanti ebrei. L’inserimento di questa minoranza nel tessuto genovese incontrò quindi diverse difficoltà; la gestione di queste tensioni si tradusse in una condizione di negoziazione permanente che influenzò ogni aspetto della vita quotidiana tanto del singolo quanto della comunità, costituendo un vero e proprio cantiere sociale, culturale e economico in seno ad un importante scalo mediterraneo.File | Dimensione | Formato | |
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