Le mura di fortificazione dell’insediamento protostorico di Roca Vecchia, ed in particolare quelle riferibili alle più antiche fasi occupazione (metà XVII – metà XIV sec. a.C.), costituiscono senza dubbio una delle più importanti architetture della protostoria italiana ed europea sia per quanto concerne gli aspetti di carattere più prettamente costruttivi che per il potenziale informativo riveniente dai corrispettivi contesti archeologici. La Porta Monumentale, in particolare, in ragione sia della sua imponente presenza (dovuta alle straordinarie dimensioni e all’inusuale stato di conservazione) che della ricchezza dei rinvenimenti archeologici effettuati al suo interno, rappresenta un contesto di estremo interesse non solo per il prosieguo delle ricerche nel sito ma anche, e forse soprattutto, per dare continuità alle azioni di conservazione e valorizzazione avviate negli ultimi anni. La porta delle fortificazioni protostoriche è stata individuata ed in larga parte documentata da Cosimo Pagliara nel corso dei primi anni Novanta del secolo scorso ed è stata poi ulteriormente indagata nel 2007 e nel 2016-2017 da parte di Teodoro Scarano. Queste ultime campagne di scavo, in particolare, sono state mirate al completamento della conoscenza del monumento che soprattutto nel settore più interno, conservato con alzati residui anche superiori a 3 metri di altezza, risultava ancora non visibile o in buona parte ingombro dei depositi relativi sia ai livelli d’uso e crollo del Bronzo Medio che delle successive riedificazioni avvenute nel Bronzo Recente e Finale. La prosecuzione delle indagini consentirà infatti di completare lo scavo e la documentazione delle evidenze presenti soprattutto nei due ampi vani semicircolari della porzione più interna della stessa porta creando i presupposti indispensabili all’avvio di un progetto di restauro e valorizzazione; questo consentirebbe di progettare le future modalità di fruizione dell’area che andrebbero ad integrarsi con quelle di tipo indiretto promosse negli ultimi anni (in accordo con la Soprintendenza ABAP-LE ed in collaborazione con l’amministrazione comunale di Melendugno) grazie all’utilizzo di contenuti in realtà virtuale a aumentata. D’altro canto, il completamento delle indagini della Porta Monumentale, consentirà l’avvio di un organico programma di processamento e studio dei materiali rinvenuti nel corso di tali recenti campagne di scavo che permetterà non solo di integrare e aggiornare quanto già pubblicato nel corso degli ultimi 10 anni in relazione alle fortificazioni del Bronzo Medio di Roca, ma soprattutto di darne una definitiva presentazione nel contesto della comunità scientifica internazionale. I contesti archeologici in questione sono infatti ben noti perché rappresentano una delle pochissime testimonianze della preistoria europea relative ad un evento di assedio e guerra in uno spazio d’abitato documentato da esplicite evidenze che includono anche armi e numerosi resti umani. Per quanto concerne invece la struttura funeraria ipogea individuata e parzialmente indagata nel corso della campagna di scavo in concessione del 2008 (indagini dirette da Teodoro Scarano) nelle immediate vicinanze di Grotta Poesia, e della quale è recentemente stata data notizia, questa evidenza costituisce ad oggi l’unica testimonianza nota di carattere funerario riferibile alle fasi protostoriche di Roca. Si tratta di una struttura a planimetria complessa con un lungo dromos e un vestibolo che precedono almeno due distinte celle funerarie; le indicazioni raccolte nel 2008 suggeriscono la presenza di un cospicuo numero di deposizioni funerarie (sia primarie che secondarie) databili, con ogni probabilità, tra il Bronzo Medio e la prima età del Ferro. La proposta di completamento dell’indagine di questa testimonianza si inserisce nel contesto di una evidente necessità di carattere scientifico, ma anche nell’ambito di una specifica esigenza di tutela dal momento che la tomba è visibile sul banco di roccia esposto a pochi metri di distanza dal ciglio della falesia in crollo e nelle immediate vicinanze di Grotta Poesia (cd. Grande) che, come ben noto, è meta di importanti flussi turistici. Lo stato della conoscenza dei costumi funerari protostorici nel contesto regionale è piuttosto frammentario dal momento che risente, nella gran parte dei casi, di una documentazione di scavo sommaria o lacunosa dovuta all’applicazione di metodologie d’indagine lontane da quelle attuali poiché gli interventi in questione sono stati realizzati nel corso della prima metà del secolo scorso. La ripresa ed il completamento dell’indagine della tomba ipogeica presso Grotta Poesia sarebbe dunque l’occasione di avviare un progetto di scavo moderno e interdisciplinare che porterebbe dunque un significativo contributo alle discussioni in corso nella comunità scientifica in relazione a specifici temi delle ricerche protostoriche quali i costumi funerari, la demografia, l’organizzazione sociale, la mobility, etc.

Melendugno (LE), loc. Roca Vecchia / Scarano, Teodoro; Fiorentino, Girolamo; Minniti, Claudia; Chiriacò, Giuseppe; Arena, Alberta; Cavazzuti, Claudio. - (2021).

Melendugno (LE), loc. Roca Vecchia

Claudia Minniti;
2021

Abstract

Le mura di fortificazione dell’insediamento protostorico di Roca Vecchia, ed in particolare quelle riferibili alle più antiche fasi occupazione (metà XVII – metà XIV sec. a.C.), costituiscono senza dubbio una delle più importanti architetture della protostoria italiana ed europea sia per quanto concerne gli aspetti di carattere più prettamente costruttivi che per il potenziale informativo riveniente dai corrispettivi contesti archeologici. La Porta Monumentale, in particolare, in ragione sia della sua imponente presenza (dovuta alle straordinarie dimensioni e all’inusuale stato di conservazione) che della ricchezza dei rinvenimenti archeologici effettuati al suo interno, rappresenta un contesto di estremo interesse non solo per il prosieguo delle ricerche nel sito ma anche, e forse soprattutto, per dare continuità alle azioni di conservazione e valorizzazione avviate negli ultimi anni. La porta delle fortificazioni protostoriche è stata individuata ed in larga parte documentata da Cosimo Pagliara nel corso dei primi anni Novanta del secolo scorso ed è stata poi ulteriormente indagata nel 2007 e nel 2016-2017 da parte di Teodoro Scarano. Queste ultime campagne di scavo, in particolare, sono state mirate al completamento della conoscenza del monumento che soprattutto nel settore più interno, conservato con alzati residui anche superiori a 3 metri di altezza, risultava ancora non visibile o in buona parte ingombro dei depositi relativi sia ai livelli d’uso e crollo del Bronzo Medio che delle successive riedificazioni avvenute nel Bronzo Recente e Finale. La prosecuzione delle indagini consentirà infatti di completare lo scavo e la documentazione delle evidenze presenti soprattutto nei due ampi vani semicircolari della porzione più interna della stessa porta creando i presupposti indispensabili all’avvio di un progetto di restauro e valorizzazione; questo consentirebbe di progettare le future modalità di fruizione dell’area che andrebbero ad integrarsi con quelle di tipo indiretto promosse negli ultimi anni (in accordo con la Soprintendenza ABAP-LE ed in collaborazione con l’amministrazione comunale di Melendugno) grazie all’utilizzo di contenuti in realtà virtuale a aumentata. D’altro canto, il completamento delle indagini della Porta Monumentale, consentirà l’avvio di un organico programma di processamento e studio dei materiali rinvenuti nel corso di tali recenti campagne di scavo che permetterà non solo di integrare e aggiornare quanto già pubblicato nel corso degli ultimi 10 anni in relazione alle fortificazioni del Bronzo Medio di Roca, ma soprattutto di darne una definitiva presentazione nel contesto della comunità scientifica internazionale. I contesti archeologici in questione sono infatti ben noti perché rappresentano una delle pochissime testimonianze della preistoria europea relative ad un evento di assedio e guerra in uno spazio d’abitato documentato da esplicite evidenze che includono anche armi e numerosi resti umani. Per quanto concerne invece la struttura funeraria ipogea individuata e parzialmente indagata nel corso della campagna di scavo in concessione del 2008 (indagini dirette da Teodoro Scarano) nelle immediate vicinanze di Grotta Poesia, e della quale è recentemente stata data notizia, questa evidenza costituisce ad oggi l’unica testimonianza nota di carattere funerario riferibile alle fasi protostoriche di Roca. Si tratta di una struttura a planimetria complessa con un lungo dromos e un vestibolo che precedono almeno due distinte celle funerarie; le indicazioni raccolte nel 2008 suggeriscono la presenza di un cospicuo numero di deposizioni funerarie (sia primarie che secondarie) databili, con ogni probabilità, tra il Bronzo Medio e la prima età del Ferro. La proposta di completamento dell’indagine di questa testimonianza si inserisce nel contesto di una evidente necessità di carattere scientifico, ma anche nell’ambito di una specifica esigenza di tutela dal momento che la tomba è visibile sul banco di roccia esposto a pochi metri di distanza dal ciglio della falesia in crollo e nelle immediate vicinanze di Grotta Poesia (cd. Grande) che, come ben noto, è meta di importanti flussi turistici. Lo stato della conoscenza dei costumi funerari protostorici nel contesto regionale è piuttosto frammentario dal momento che risente, nella gran parte dei casi, di una documentazione di scavo sommaria o lacunosa dovuta all’applicazione di metodologie d’indagine lontane da quelle attuali poiché gli interventi in questione sono stati realizzati nel corso della prima metà del secolo scorso. La ripresa ed il completamento dell’indagine della tomba ipogeica presso Grotta Poesia sarebbe dunque l’occasione di avviare un progetto di scavo moderno e interdisciplinare che porterebbe dunque un significativo contributo alle discussioni in corso nella comunità scientifica in relazione a specifici temi delle ricerche protostoriche quali i costumi funerari, la demografia, l’organizzazione sociale, la mobility, etc.
2021
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1689996
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